P2P, industria scatenata in tutto il Mondo

P2P, industria scatenata in tutto il Mondo

IFPI annuncia una nuova raffica di denunce in Europa, Asia e, per la prima volta, anche America Latina. Con migliaia di processi i fonografici sperano di fermare l'onda travolgente del peer-to-peer. Colpiti anche utenti italiani
IFPI annuncia una nuova raffica di denunce in Europa, Asia e, per la prima volta, anche America Latina. Con migliaia di processi i fonografici sperano di fermare l'onda travolgente del peer-to-peer. Colpiti anche utenti italiani


Stoccolma – Il P2P cresce? Allora crescono anche le denunce. Questo il profilo dell’azione annunciata nelle scorse ore dalla federazione internazionale dei fonografici IFPI , una massiccia serie di denunce in tre diversi continenti presentate come “la più grande ondata di azioni legali mai lanciate contro il file sharing”.

In realtà si tratta ancora una volta di una goccia nell’oceano: a fronte di decine di milioni di utenti P2P in tutto il Mondo, IFPI parla di 2.100 denunce verso altrettanti residenti in tre diversi continenti, per la prima volta anche in Sud America. Saranno colpiti dagli strali delle major anche utenti asiatici ed europei. Secondo IFPI è la prima volta che l’industria di settore presenta denunce a Singapore, Hong Kong, Argentina e, in Europa, in Svezia e Svizzera.

In una nota diffusa dalla Federazione si apprende che il capo di IFPI, John Kennedy, ritiene che sia il momento di azioni su larga scala in quanto non vi sarebbero più scuse per nessuno: come a dire che dopo tutte le campagne di sensibilizzazione, associate alle operazioni legali fin qui condotte, nessuno potrebbe sostenere di non sapere che scaricare e condividere file protetti via peer-to-peer viola il diritto d’autore. “E’ un ragionamento da trogloditi – ha affermato Kennedy – quello di credere di poter rubare musica dopo tutta l’educazione e le campagne che ci sono state”.

Nel calderone delle nuove denunce, che portano a più di 3mila quelle volute da IFPI in 16 paesi oltre gli Stati Uniti, sono finiti anche otto utenti italiani . Stando a quanto riferito dalla Federazione, infatti, gli otto sarebbero tutti coinvolti nella condivisione di grandi quantità di materiali musicali e alcuni di questi anche nella gestione di quelli che vengono definiti “server di file sharing illegali”. Nell’insieme, sono 126 le cause aperte fino a questo momento in Italia. “Le persone trovate colpevoli – sostiene IFPI per quanto riguarda il nostro paese – saranno passibili di multe tra i 5mila e i 25mila euro, con ulteriori addebiti possibili”. Secondo IFPI, è probabile che le azioni annunciate oggi diano presto luogo a nuovi blitz contro altri utenti che condividono materiali protetti .

Quest’ultima affermazione, che IFPI ripete pressoché per tutte le operazioni svolte nei diversi paesi anche allo scopo di “avvertire” l’utenza, non è peraltro del tutto peregrina: i software con cui l’industria invade le reti del peer-to-peer a caccia di computer ricolmi di materiale che potrebbe rivelarsi pirata analizzano anche la rete di contatti di un singolo “sospetto” per verificare l’eventuale disponibilità di file musicali sui PC degli altri. Da lì a denunciare “a cascata” è presto fatto, salve tutte le considerazioni che hanno portato l’industria a limitare i casi legali a poche migliaia di utenti.

In questo senso IFPI ha specificato che ad essere presi di mira sono soprattutto coloro che si servono dei maggiori sistemi di condivisione , tra i quali ha citato non solo i già “denunciatissimi” eDonkey, Direct Connect, Kazaa, WinMX e BitTorrent ma anche SoulSeek , fin qui di rado “preso di mira” dalle azioni delle major.

“Oggi – ha chiosato Kennedy – non ci sono scuse per rubare musica in Internet invece di acquistarla legalmente. Ci sono due milioni di tracce disponibili su 300 siti nel mondo dove i consumatori possono scaricare legalmente e in sicurezza, e comprare, sottoscrivere o ascoltare musica online di enorme valore. L’industria musicale rende disponibile questo vasto catalogo online ai consumatori ma allo stesso tempo siamo determinati a proteggere la nostra musica dal furto di copyright”.

Secondo IFPI le campagne fin qui condotte hanno contribuito a contenere la pirateria negli anni in cui si è avuta un’esplosione delle connessioni broad band, che di certo facilitano lo scambio di file di qualsiasi tipo. Nella nota IFPI ammette anche che nella prima metà del 2005, in piena crociata antiP2P, il numero di file immessi sulle reti dello sharing sono aumentate.

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Pubblicato il 16 nov 2005
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