Apple/ A quando il primo Mactel?

Apple/ A quando il primo Mactel?

di D. Galimberti - Le voci e le indiscrezioni sul periodo di uscita dei primi Mactel si stanno susseguendo senza sosta: le più recenti parlano di gennaio. Un'ipotesi attendibile?
di D. Galimberti - Le voci e le indiscrezioni sul periodo di uscita dei primi Mactel si stanno susseguendo senza sosta: le più recenti parlano di gennaio. Un'ipotesi attendibile?


In queste settimane si sta parlando molto della possibilità che Apple anticipi la presentazione dei cosiddetti Mactel , ovvero dei nuovi Mac con CPU Intel, a gennaio. Quanto attendibili possono essere considerate queste voci?

Durante l’ultima WorldWide Developer Conference (WWDC) il CEO di Apple, Steve Jobs, aveva annunciato che le macchine con nuova architettura sarebbero arrivate nell’estate del 2006. Oggi, però, c’è chi è pronto a scommettere che i primi modelli saranno presentati già durante l’expo di gennaio. Ad alimentare tale ipotesi c’è il fatto che lo sviluppo di Mac OS X per processori x86 sta avvenendo in perfetto sincronismo con la versione per PowerPC: un indizio importante della volontà di Apple di accelerare i tempi, quantomeno nello sviluppo del software. Per il momento, tuttavia, non ci sono ancora elementi precisi per stabilire se lo sviluppo dell’hardware Intel-based (e del relativo sistema di protezione) stia procedendo altrettanto rapidamente.

Altri segnali sono poi arrivati, come spesso accade, dagli analisti finanziari, che prevedono un trimestre natalizio roseo (complice il solito iPod, che per l’occasione è stato rinnovato, ma anche il nuovo iMac) e un periodo successivo ancora migliore, legato proprio al successo che dovrebbero riscuotere i nuovi Mac basati su processori Intel. Non per niente il titolo azionario, pur con oscillazioni a tratti marcate, sta puntando verso quote record oltre i 64 dollari.

Ma ancor più importanti delle considerazioni economiche ci sono due brevetti registrati recentemente da Apple, brevetti di cui alcuni siti hanno già fornito indiscrezioni più o meno attendibili.

Il primo brevetto riguarda il sistema di protezione che dovrà impedire l’installazione di Mac OS X sui computer non prodotti da Apple. Quest’ultima, com’era prevedibile, ha studiato i metodi utilizzati per aggirare le protezioni presenti nelle versioni distribuite agli sviluppatori, ed ha optato per una soluzione in realtà già abbastanza diffusa e con un buon livello di sicurezza: aggiungere false istruzioni (più o meno casuali) nel codice, in modo da rendere estremamente difficile il reverse engineering e il conseguente bypass delle protezioni. Fino a qui, come dicevamo sopra, niente di nuovo, ma il brevetto descrive in particolare le modalità con cui queste istruzioni vengono aggiunte al codice: non sarà più il programmatore a dover realizzare a mano (e successivamente gestire) questo “camuffamento”, ma un sistema automatico realizzato ad hoc ed assolutamente trasparente a chi sviluppa il codice. La bontà di questo sistema, ovviamente, sarà tutta da verificare, anche in funzione di quello che verrà implementato a livello hardware. Il cracking, per definizione, sarà sempre possibile, ma se viene reso estremamente complicato, lungo e laborioso, Apple vincerà questa sfida: anche perché ogni mese, in occasione degli update che esegue regolarmente, potrebbe continuamente cambiare le carte in tavola o aggiungere nuovi controlli.

Il secondo brevetto è ancora più interessante, anche se non direttamente legato ad un possibile anticipo sulla presentazione dei nuovi Mac, e riguarda la possibilità di caricare contemporaneamente, su un’unica macchina, due sistemi operativi: uno come primario e uno come secondario. Non stiamo parlando di multi-boot, e nemmeno di emulazione o traduzione dinamica del codice: si tratta di qualcosa di molto più “potente”, in quanto saremmo di fronte a due diversi sistemi operativi che girano in contemporanea, entrambi nativamente, grazie anche alle nuove tecnologie di virtualizzazione messe a punto da Intel. Qual è il significato di questo brevetto? Per il momento è difficile dirlo, specie considerando il gran numero di brevetti registrati ogni anno dalla società di Cupertino. Non è difficile tuttavia notare come Apple sia al momento l’unica azienda autorizzata ad installare Mac OS X sulle proprie macchine (anche materialmente finché le release ufficiali di Mac OS X x86 non verranno sprotette): potenzialmente, quindi, non solo potrebbe essere l’unica azienda a poter creare un multi-boot con tutti i maggiori sistemi operativi in circolazione (Windows, Linux e Mac OS X in primis), ma anche l’unica a poterne caricare due contemporaneamente.

Il vantaggio derivante da questa situazione sarebbe notevole: molti utenti sono restii a provare Mac OS X perché temono di non trovare gli stessi software che già utilizzano su Windows, e temono di non trovarsi a loro agio con del nuovo software e un nuovo sistema operativo. Altri ancora sanno per certo che alcuni software esistono solo per Windows e non hanno alternative equivalenti. Non dimentichiamo inoltre una piccola parte di utenti che magari è attratta dalle caratteristiche degli attuali Mac ma, per vari motivi, ha ancora bisogno di utilizzare Windows (ne ho conosciuti almeno sei nell’ultima settimana, e di questi nessuno aveva mai provato un Mac). La possibilità di caricare più sistemi operativi potrebbe far sì che Apple guadagni sia nuovi acquirenti di hardware che nuovi utenti di software, con conseguente crescita dell’interesse degli sviluppatori verso la propria piattaforma. Tutto ciò sarebbe fattibile anche con un normale multi-boot, ma la possibilità di utilizzare più sistemi in contemporanea amplificherebbe maggiormente l’effetto. Se l’intento fosse solo quello di diffondere il più possibile Mac OS X, Apple potrebbe rilasciarne una versione senza alcuna protezione ma, almeno per il momento, questa opzione va in conflitto con il suo principale interesse: vendere computer. Non va dimenticato, infatti, che il vero core business di Apple è la commercializzazione dell’hardware.

Nonostante alcuni sondaggi evidenzino come Mac OS X sia molto “desiderato” anche tra gli utenti dei normali PC x86, pretendere di fare concorrenza diretta a Windows nell’attuale situazione di mercato è a dir poco azzardato: mancano le premesse, alcuni software e una base di mercato sufficientemente grande; inoltre Apple sarebbe costretta a supportare il gran numero di componenti hardware oggi reperibili sul mercato dei PC. In futuro potrebbe anche accadere che Apple (se lo riterrà conveniente) esplori questa possibilità, ma attualmente credo sia molto remota. Non dimentichiamo inoltre che la casa della Mela ha dichiarato che non farà nulla per vietare l’installazione di altri sistemi operativi sulle proprie macchine, ma nel contempo non fornirà nemmeno alcun supporto in tal senso (anche se con il brevetto per il multi-OS l’azienda sembra contraddire, almeno in parte, l’ultima affermazione).


Ma arriviamo alle indiscrezioni che vogliono i primi Mactel in uscita già a gennaio. Qualcuno sostiene di aver addirittura già visto dei nuovi iMac con processore Intel, esattamente identici agli attuali ma leggermente più sottili e con apertura del case frontale invece che posteriore (identico invece l’accesso allo slot per la RAM aggiuntiva). Il processore usato per questo primo switch sarebbe il tanto annunciato Intel Yonah , con doppio nucleo e clock iniziale di 2,1 GHz, e la migrazione dovrebbe proseguire in primavera con nuove versioni dei PowerBook. Altre voci parlano invece di Mac-mini e/o iBook, sempre con processore Yonah.

Le motivazioni che potrebbero spingere Apple ad accelerare i tempi sono sia economiche che tecniche: tra le prime c’è il rischio che, nell’attesa dei nuovi Mactel, le vendite degli attuali sistemi subiscano una battuta d’arresto. Lanciare in anticipo una macchina con architettura Intel servirebbe a tamponare questa situazione, soprattutto se dovesse avere quel grande successo che gli analisti si aspettano; ma lanciarla con troppo anticipo significherebbe cogliere impreparati gli sviluppatori e cannibalizzare del tutto il mercato dei Mac tradizionali.

Quale sarebbe la macchina adatta per iniziare la transizione? La logica direbbe tutte quelle con processore G4, visto che anche l’ ultimo aggiornamento dei PowerMac non ha introdotto alcuna novità dal punto di vista dei processori. La logica però ci dice anche che finché non esiste software professionale ottimizzato per i processori di Intel, il cambio di architettura potrebbe non essere così favorevole per chi ha bisogno di alte prestazioni: se è vero che Apple ha già tutto il software pronto per entrambi i tipi di macchina, Adobe (tanto per citare uno dei nomi più conosciuti) ha già annunciato che prima della fine del 2006 non rilascerà versioni ottimizzate per x86, quindi chi usa determinati software sarebbe inizialmente costretto ad appoggiarsi a Rosetta.

Se le premesse che abbiamo fatto sono corrette, i migliori candidati ad iniziare lo switch sono le macchine consumer (i cui utenti utilizzerebbero principalmente software Apple) con processore G4, ovvero iBook e Mac-mini. Ma anche questa scelta potrebbe avere dei risvolti poco piacevoli: se Yonah è veramente così efficiente come sembra, e non c’è la possibilità di introdurre novità come un G4 dual-core (adatto ai portatili della linea professionale), ritrovarsi con un iBook più veloce di un PowerBook sarebbe per Apple quantomeno imbarazzante. Sotto questo punto di vista l’iMac potrebbe essere il miglior candidato ad una transizione anticipata: è una macchina consumer che non richiede necessariamente la presenza di software professionale, e nel contempo un eventuale incremento di prestazioni non darebbe fastidio ai PowerMac G5, ormai avviati verso la strada delle configurazioni a quattro core (due G5 a doppio nucleo). È difficile però credere che Apple voglia giocarsi da subito una delle sue macchine più riuscite con processore G5, lasciando invariato il mercato dei portatili (che attualmente guida le vendite) e il Mac mini (che a tutti gli effetti rappresenta la migliore scelta per tutti i potenziali switcher).

Come si può vedere, è davvero arduo fare un pronostico, e credo che anche per Apple la scelta non sarà delle più facili, soprattutto se l’intenzione è quella di forzare i tempi a gennaio: ipotesi cui personalmente credo poco. Se dovessi azzardare delle previsioni punterei ai seguenti sviluppi delle macchine Apple:
– PowerMac G5 e Xserve tutti con doppio processore a doppio core;
– iMac con G5 dual-core (a meno che questa scelta non comporti problemi di dissipazione del calore);
– Mac mini e iBook prime macchine a passare ai processori Intel;
– il PowerBook, se non ci saranno novità in campo PPC, passerà subito ad Intel (in contemporanea con l’iBook), altrimenti potrebbe prima essere aggiornato ai G4 dual-core.

Come tradizione, Apple mantiene la massima riservatezza sui propri piani. Non resta dunque che attendere gennaio per scoprire – in tutto o in parte – i progetti di Jobs sulla migrazione ai chip x86.

Domenico Galimberti

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Pubblicato il 21 nov 2005
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