Sblocco videofonini, 94 indagati

Sblocco videofonini, 94 indagati

Mano pesante contro utenti e smanettoni dediti a bypassare il blocco imposto da TRE sui suoi videofonini, sblocco illegale ma diffusissimo in tutto il paese. L'accusa? Violazione di sistemi informatici e del diritto d'autore
Mano pesante contro utenti e smanettoni dediti a bypassare il blocco imposto da TRE sui suoi videofonini, sblocco illegale ma diffusissimo in tutto il paese. L'accusa? Violazione di sistemi informatici e del diritto d'autore


Bari – La caccia allo sblocco ha portato ad un’autentica retata di “unlockers”. Questo il profilo dell’operazione, partita dalle forze dell’ordine pugliesi e condotta in 16 regioni italiane, in seguito alle indagini sullo sblocco illegale dei videofonini TRE , indagini che hanno portato alla denuncia di ben 94 persone.

L’operazione è nata da un controllo effettuato a carico di un cittadino residente in provincia di Bari, specializzato nel sim-unlocking. A seguito delle indagini, secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, “è stata data esecuzione, su tutto il territorio nazionale, a ben 94 decreti di perquisizione domiciliare e locale a carico di altrettanti individui residenti in varie regioni italiane”.

In una nota diffusa dalla Questura di Brindisi , l’operazione Unlocking , che segna il nuovo record di persone indagate per lo stesso reato, dopo l’analogo intervento della Polizia Postale nel maggio scorso (che ha portato alla denuncia di “sole” 30 persone), è il risultato “di intensa attività di indagine condotta dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bari coordinata dalla Dott.ssa Lydia Deiure della Procura della Repubblica di Bari”.

Le soluzioni di Sim-lock e Operator-lock , lo ricordiamo, vengono solitamente utilizzate dagli operatori (in Italia, al momento, solo da TRE) per incentivare la vendita dei telefoni, spesso piuttosto costosi: praticando una politica commerciale di prezzi scontati, i carrier commercializzano questi apparecchi con il Sim-lock, attuando una “fidelizzazione forzata” verso i propri utenti, che possono utilizzare il telefono solo con la sim abbinata. Gli utenti si impegnano così, “automaticamente”, a mantenere l’abbonamento per un anno, altrimenti devono pagare una penale di sblocco . La situazione è un po’ indigesta ai consumatori che, per questa limitazione di libertà, chiedono una regolamentazione. Una questione su cui sta ancora lavorando l’ Authority delle Comunicazioni

Gli accertamenti e le perquisizioni hanno permesso alla Polizia di rilevare l’esistenza di un sito web estero utilizzato per diffondere, a pagamento, tutte le informazioni e il know-how necessario per lo sblocco dei videofonini, con le istruzioni per corrispondere il “compenso” in forma di ricariche postepay. Si ritiene che il sito, probabilmente uno dei tanti dedicati a questo scottante argomento, costituiva il tramite tra gli acquirenti dei videofonini e chi sbloccava materialmente gli apparecchi.

Il Compartimento Polizia Postale di Bari e le Sezioni dipendenti sono riusciti quindi a risalire all’identità di 94 indagati. I capi s’accusa sono accesso abusivo a sistemi informatici e telematici , e violazione delle norme in materia di tutela del diritto d’autore .

Fra il materiale rinvenuto nelle perquisizioni e sequestrato, sono stati trovati software e hardware impiegati dagli indagati per introdursi abusivamente nel sistema telematico dell’operatore TRE per rimuovere il sistema di protezione installato sugli apparecchi. Sequestrato anche un piccolo “lotto” di dieci telefoni UMTS in corso di “sbloccaggio”.

In casa di uno degli indagati, un 16enne di Brindisi, è stata trovata una pistola semiautomatica cal.7,65: si trovava all’interno di uno dei computer sequestrati, esaminati dalla polizia postale durante il controllo del numero seriale dell’hard disk. Curiosa custodia per un’arma…

Dario Bonacina

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Pubblicato il
28 nov 2005
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