Un oboe pende sul capo delle major

Un oboe pende sul capo delle major

C'è Micheal Robertson dietro al progetto che piacerà agli appassionati di musica ma attirerà gli strali dell'industria. Con lui anche DVD Jon, il giovane hacker divenuto famoso per aver dimostrato i limiti dei sistemi anticopia
C'è Micheal Robertson dietro al progetto che piacerà agli appassionati di musica ma attirerà gli strali dell'industria. Con lui anche DVD Jon, il giovane hacker divenuto famoso per aver dimostrato i limiti dei sistemi anticopia

Roma – Gli ingredienti di uno scontro epico ci sono tutti. Da un lato le major della musica, interessate a distribuire in rete tanto più materiale quanto possibile a patto che sia sempre debitamente pagato da chi ne fruisce; dall’altro l’ultima creatura di Micheal Robertson, padre di Lindows-Linspire , di SIPphone ma soprattutto fondatore di mp3.com, sito che diede belle gatte da pelare alle major prima di finire schiacciato in tribunale e poi ceduto al miglior offerente. Dalla parte di Robertson, e questo aggiunge ulteriore pepe ad una ricetta esplosiva, c’è Jon Lech Johansen , meglio noto come DVD Jon , il giovane hacker che non solo ha violato le protezioni dell’industria sui DVD, il CSS, ma ha ripetutamente dimostrato la vulnerabilità dei sistemi di Digital Rights Management (DRM): DVD Jon lavora per Robertson al suo nuovo progetto.

Ed è proprio questo progetto, Oboe , figlio dello store musicale mp3tunes.com dello stesso Robertson, che disegna il campo di battaglia sul quale si assisterà con ogni probabilità ad un nuovo conflitto tra modi innovativi di sfruttare le tecnologie e obsolete concezioni del diritto d’autore.

Il perché è presto detto ed è tutto nel funzionamento di Oboe. Il concetto è che la musica non si deve trasportare perché esiste la rete: dunque è possibile collegarsi, proprio come si farebbe per consultare una casella di posta, ovunque ci si trovi, e aprire il proprio archivio musicale residente negli armadietti digitali, oboe lockers , messi a disposizione da mp3tunes.com.

Spiega lo stesso Robertson: “Ha molto più senso archiviare in sicurezza la tua musica online e sincronizzarla o ascoltarla in streaming ovunque tu voglia, ed è questo che Oboe rende possibile”. Semplice, efficiente e geniale, dirà qualcuno, tanto più che per creare un proprio “locker” non serve che registrarsi sul sito, pagare 39,95 dollari per un anno di servizio e iniziare ad archiviare file. I locker, gestiti con applicazioni AJAX , sono in grado di gestire in streaming musica a 192Kbps. Tutta l’operazione viene gestita con un software, Oboe Sync , che viene offerto agli abbonati e consente l’upload automatico nel proprio locker di tutta la musica desiderata. Una versione a 56kbps del servizio di streaming è fornita gratuitamente, ma in quel caso Oboe Sync non viene dato all’utente che, per caricare la musica nel proprio armadietto, dovrà usare una meno comoda interfaccia web.

Altri giochini a disposizione degli utenti Oboe comprendono controlli volume, gestione di playlist e delle tracce direttamente dal browser web. Utilizzando dei plug-in sviluppati ad hoc è possibile gestire i file in Oboe direttamente da Firefox o da software multimediali come iTunes. Tra le opzioni del plug-in di Firefox destinate a piacere a molti, anche la possibilità di caricare direttamente in Oboe, con un clic, eventuali link musicali trovati in rete, così da averli disponibili per le proprie playlist ed ascoltarli in qualsiasi momento.

Dal punto di vista tecnico, dunque, siamo di fronte ad un piccolo deposito personale superaccessoriato in cui ciascuno può mettere i propri materiali, quelli che desidera. In questo modo Robertson e soci possono lavarsi le mani della natura degli mp3 che vengono archiviati nei locker o ascoltati in streaming dai legittimi proprietari: sono materiali che si trovano nella loro esclusiva disponibilità e non vengono né filtrati né controllati da mp3tunes.com.

Non solo: per accedere ai materiali ogni utente dispone di username e password , quindi ognuno è in qualche modo responsabile del proprio archivio. Ma certo non sarà difficile per gli utenti più smaliziati scambiarsi i dati di accesso ai propri armadietti, di fatto consegnando così l’uno all’altro l’accesso a quantità di file.

Difficile dire come finirà, quel che è certo è che proprio in queste ore gli esperti dei discografici stanno analizzando il funzionamento del nuovo sistema. Il timore è che si apprenda cosa ne pensano non dai loro portavoce, ma dagli avvocati. Da parte sua Robertson ostenta per il momento la massima sicurezza . Si vedrà.

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Pubblicato il
1 dic 2005
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