Blackberry sull'orlo di un clamoroso stop

Blackberry sull'orlo di un clamoroso stop

La complessa querelle giudiziaria tra RIM e NTP sta volgendo in favore di quest'ultima e potrebbe portare a sanzioni senza precedenti. Si parla di una multa da un miliardo di dollari
La complessa querelle giudiziaria tra RIM e NTP sta volgendo in favore di quest'ultima e potrebbe portare a sanzioni senza precedenti. Si parla di una multa da un miliardo di dollari


Richmond (USA) – Gli utenti e gli amanti delle tecnologie e dei servizi BlackBerry sono avvertiti: tutto potrebbe cambiare a breve, a brevissimo, per una dura e penosa querelle legale negli Stati Uniti che ancora una volta verte attorno ai brevetti sulle tecnologie.

Una querelle che contrappone RIM , sviluppatrice e distributrice del servizio, e NTP , presunta proprietaria di almeno cinque licenze utilizzate dai dispositivi. Dopo un’estate che sembrava profilare un accordo extra-giudiziale , la Corte Federale di Richmond ha invece congelato le iniziative di RIM lasciando intendere che il processo si risolverà solo ed esclusivamente con una mega-sanzione ai suoi danni e con una ingiunzione per il blocco totale del servizio BlackBerry . “(…) la Corte ha riscontrato che le parti non hanno trovato un accordo valido. La richiesta di RIM di continuare con questa strategia è negata (…)”, si legge sul documento ufficiale giudiziario.

NTP, malgrado l’ufficio brevetti statunitense non si sia ancora espresso su tutte e cinque le licenze, è riuscita a convincere la Corte della malafede di RIM. Il giudice James R. Spencer, infatti, ha rifiutato di ritardare il procedimento per attendere il verdetto dell’ente brevetti.

RIM ha cercato in tutti i modi di rallentare l’iter processuale soprattutto per portare avanti lo sviluppo di una nuova soluzione software che possa sostituire BlackBerry nel mercato statunitense. Il comparto stelle e strisce, infatti, è il più importate per l’azienda canadese e con i suoi 3,65 milioni di abbonati rappresenta il 70% del parco clienti.

NTP dopo l’offerta di 450 milioni di dollari, da parte di RIM, aveva dichiarato che i termini precisi dell’accordo si erano dimostrati “vaghi e ambigui”. Nel tempo ogni confronto non era riuscito a dirimere la questione, e alcuni analisti sostengono che la possibilità di NTP di ottenere un maxi-risarcimento abbia pesato non poco in questo epilogo. La causa, a detta di numerosi osservatori, potrebbe fruttare anche un miliardo di dollari , ma l’esito comunque non è dato per scontato, non ancora.

“Penso che ci sarà un accordo, ma dipende tutto dalle aziende coinvolte e dai loro sforzi. Se la causa andasse avanti, NTP perderebbe la possibilità di sicure royalty, RIM dovrebbe sospendere il servizio”, ha dichiarato Rod Thompson, legale specializzato nel settore brevetti. Un valutazione condivisa anche dall’avvocato James H. Wallace Jr., rappresentante di NTP. RIM, d’altra parte, non ha ancora espresso il desiderio di trovare un nuovo accordo ma ha dichiarato che sarebbe già pronta per un eventuale appello presso la Corte Suprema . Come è successo proprio in questi giorni, ad esempio, nel caso eBay/MercExchange dove al centro della questione vi era proprio l’utilizzo delle ingiunzioni nei casi di violazione dei brevetti.

RIM pare essere preoccupata maggiormente dell’eventuale blocco del servizio, più che della sanzione. Non solo rischierebbe di perdere già adesso numerosi clienti, ma lascerebbe anche il fianco completamente scoperto ai competitor diretti come Palm. Le azioni RIM ne hanno già risentito, perdendo negli ultimi giorni quasi il 6%. Dal dicembre 2004 il titolo ha subito un deprezzamento devastante, quantificato nel -41%.

La prematura scomparsa del servizio BlackBerry potrebbe creare problemi anche al Governo statunitense: migliaia di dipendenti ne fanno uso quotidianamente . NTP, però, ha confermato che a prescindere dall’esito della causa, il servizio rimarrà attivo per gli impiegati governativi e quelli che lavorano nel settore emergenza. I carrier saranno in grado di identificare esattamente gli utenti in questione.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
2 dic 2005
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