Fitri proteggibimbo vendono i dati

Fitri proteggibimbo vendono i dati

Scandalo negli USA: alcuni sistemi pensati per impedire ai minori di accedere a certi siti tengono traccia del loro comportamento online e vendono tutte le informazioni a società commerciali con pochi scrupoli
Scandalo negli USA: alcuni sistemi pensati per impedire ai minori di accedere a certi siti tengono traccia del loro comportamento online e vendono tutte le informazioni a società commerciali con pochi scrupoli


Washington (USA) – I programmi pensati per tenere i bimbi online lontano dai contenuti inadatti sulla Rete, in alcuni casi si sono tradotti in un vero e proprio assalto alla privacy dei piccoli utenti. Negli Stati Uniti sta infatti montando lo scandalo contro alcuni produttori di software-filtro che hanno creato un business attorno alla vendita a società commerciali senza scrupoli di dati personali dei bambini associati ai loro comportamenti online.

Molti di questi programmi sono in giro perché in alcuni stati americani la legge impone che siano installati sui computer accessibili ai minori in luoghi pubblici, come biblioteche o scuole, se gli enti che offrono l’accesso intendono ricevere fondi federali di sostegno. E di questa situazione ne stanno approfittando alcune imprese produttrici, trasformatesi in “succhia-dati” da rivendere a peso d’oro.

Nel mirino sono finite imprese del calibro di N2H2 , società produttrice il cui slogan è: “Una Internet sicura”. A quanto pare l’azienda, sfruttando i vuoti legislativi che negli States abbondano quando si tratta di privacy, controlla come gli utenti dei propri software si comportano quando sono in Rete, per sapere quali siti visitano, quali immagini scaricano e quali informazioni cercano.

Dopodiché N2H2 vende il tutto attraverso un “aggregatore di dati” chiamato Class Clicks. E quelli di Class Clicks si difendono spiegando che non vendono informazioni che possono portare all’individuazione di un singolo utente ma vendono solo dati e analisi “generalisti”.

N2H2 è una delle più importanti realtà del settore, con quasi 16 milioni di utenti e un network di 1.900 server di supporto alle attività di filtraggio, distribuiti in 11 paesi.

Secco il commento di David Sobel, boss di EPIC , associazione pro-privacy, secondo cui “gli studenti non dovrebbero contribuire alla costruzione di tool di marketing o essere soggetti a profilazione costruita sul modo con cui interagiscono in Rete”.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 29 gen 2001
Link copiato negli appunti