L'Italia blocca l'accesso a certi siti

L'Italia blocca l'accesso a certi siti

Sono quelli dei casinò online non autorizzati: lo prevede la Finanziaria, che impone ai provider italiani di impedire ai cittadini del nostro paese di accedere a gran parte dei siti delle scommesse
Sono quelli dei casinò online non autorizzati: lo prevede la Finanziaria, che impone ai provider italiani di impedire ai cittadini del nostro paese di accedere a gran parte dei siti delle scommesse


Roma – Lo Stato genitore e nume tutelare fa capolino anche nella Finanziaria 2006 in via di approvazione proprio in queste ore: la nuova normativa prevede infatti che, per impedire che gli italiani spendano denaro sui casinò online gestiti in molti diversi paesi, sia necessario impedire loro tout-court di accedere a quei siti.

Due sono gli obiettivi perseguiti dai promotori della censura sui casinò : da un lato tutelare il monopolio sul gioco d’azzardo che in Italia è in mano allo Stato e a pochi concessionari autorizzati, dall’altro poter dire di voler proteggere chi ha la scommessa facile e rischia di rovinarsi al gioco.

Ma non è solo questo, perché il provvedimento intende colpire anche coloro che promuovono l’accesso ai siti web dei casinò online non autorizzati dallo Stato. Stando a quanto previsto dal maxiemendamento della Finanziaria dove compaiono queste novità, infatti, i provider italiani saranno responsabili di “inibire l’utilizzazione delle reti” alle attività che promuovono giochi d’azzardo e scommesse non autorizzati. Per loro ci sono multe comprese tra i 30 e il 180 mila euro in caso di violazione.

Inutile dire che tutto questo, come riportava qualche giorno fa il TgCom, ha spinto le società delle scommesse europee (riunite nella EBA e nella RGA ) a protestare contro il blocco.

“E’ la prima volta – ha dichiarato a Punto Informatico un operatore web che ha preferito rimanere anonimo – che il Governo ricorre al blocco dell’accesso a siti web. E’ una procedura che si è vista solo in paesi autoritari come la Cina”. In verità ci sono paesi, come il Regno Unito, in cui viene bloccato di default l’accesso a liste di siti che diffondono pornografia infantile e altri, come l’Australia, dove sono previste pesanti sanzioni contro quei provider che non bloccano quel genere di siti. Ma, fa notare qualcuno, tra pedopornografia e scommesse c’è di mezzo il mare, anche se sempre di censura si tratta.

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Pubblicato il
20 dic 2005
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