Bush firma: galera per i troll

Bush firma: galera per i troll

Vietato inviare o postare messaggi elettronici che non rivelino la propria identità e che possano creare disturbo a chi li riceve. Polemiche sulla normativa che prevede il carcere per i flame anonimi. Nuove censure crescono
Vietato inviare o postare messaggi elettronici che non rivelino la propria identità e che possano creare disturbo a chi li riceve. Polemiche sulla normativa che prevede il carcere per i flame anonimi. Nuove censure crescono


Washington (USA) – “Chiunque utilizzi qualsiasi dispositivo o software che possa essere sfruttato per generare telecomunicazioni o altri tipi di comunicazioni che vengano trasmesse in tutto o in parte via Internet senza indicare la propria identità e allo scopo di disturbare , abusare o minacciare chi riceve la comunicazione, sarà multato come previsto dal titolo 18 o incarcerato per un massimo di due anni, o entrambe le cose”.

Il testo che in queste ore sta facendo il giro della rete, soprattutto negli USA, è l’articolo di una legge che impatta pesantemente su Internet e che è appena stata promulgata dal presidente George W. Bush. Una normativa pensata come “estensione” ad Internet di una serie di tutele già garantite per le comunicazioni telefoniche dal Violence Against Women and Department of Justice Reauthorization Act .

Il problema di cui parlano tutti gli osservatori è evidente: un conto è censurare una minaccia, via telefono o via Internet che sia, un conto è parlare di reato federale e ventilare l’ipotesi di una incarcerazione per aver pubblicato o trasmesso in rete un messaggio pensato per offendere o disturbare il destinatario. Basti pensare alle discussioni che quotidianamente avvengono sui forum o sui newsgroup per rendersi conto della portata della normativa: qualsiasi flame anonimo, cioè un attacco verbale prodotto senza dichiarare il proprio nome, rappresenta ora un rischio assai serio per l’autore.

Preoccupazione per la legge l’ha già espressa ACLU , la celebre organizzazione americana per i diritti civili. Secondo uno dei suoi legali, Marv Johnson, “l’uso della parola disturbo è particolarmente problematica. Quello che disturba una persona può non disturbare qualcun altro”. La vaghezza della definizione e la possibilità di applicarla a moltissimi diversi comportamenti che tradizionalmente si verificano su Internet preoccupa ulteriormente.

Inoltre, viene fatto notare anche da Slashdot , una cosa è ricevere telefonate di disturbo nel mezzo della notte, una delle eventualità prese di mira dalla legge precedente, un’altra è ricevere email o post con contenuti “disturbanti”.

Senza contare, poi, che in rete ci sono servizi, come annoy.com , che sono addirittura pensati proprio per spedire messaggi di disturbo, servizi che nascono anche grazie alla sostanziale innocuità di questo genere di comunicazioni. Il suo creatore, Clinton Fein, ha dichiarato a news.com di non avere alcuna intenzione di chiudere il proprio sito con la nuova legge ed anzi intende “combattere a partire dal Primo emendamento” alla Costituzione americana, quello che come noto difende la libertà di espressione.

Va detto che la clamorosa novità non è un errore : un gruppo di parlamentari repubblicani, infatti, ha inserito l’articolo all’interno di una normativa del tutto diversa, dedicata ai finanziamenti per il ministero della Giustizia, una legge “blindata” che doveva essere approvata in tempi rapidi, come infatti è accaduto, non dando così spazio a modifiche e revisioni.

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Pubblicato il 10 gen 2006
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