Se lo scanner è un annusatore

Se lo scanner è un annusatore

Il dispositivo non è una maschera di carnevale alternativa a quella di Groucho Marx, ma uno dei più interessanti progetti dell'Università di Bologna: analizza le impronte e annusa la pelle
Il dispositivo non è una maschera di carnevale alternativa a quella di Groucho Marx, ma uno dei più interessanti progetti dell'Università di Bologna: analizza le impronte e annusa la pelle


Bologna – L’Italia è all’avanguardia nel settore biometrico correlato alle impronte digitali, anche grazie al Biometric System Lab dell’Università di Bologna, che sotto la guida del professore associato Davide Maltoni ha posto le basi per l’implementazione di scanner di impronte di nuova generazione. New Scientist ha pubblicato un articolo riguardante la brillante intuizione del team italiano, che sembra aver individuato una soluzione per far fronte al problema delle contraffazioni digitali e del furto di identità.

L’idea di fondo è di superare gli ostacoli tipici della biometria fondata sulle impronte digitali, facilmente falsificabili grazie a imitazioni realizzate con silicone, particolari gelatine e anche plastilina . La soluzione italiana è quella di integrare nei dispositivi un naso elettronico , capace di distinguere il materiale inerte dalla pelle umana.

I “nasi elettronici” vengono normalmente utilizzati per monitorare i livelli di inquinamento ambientale, individuare le caratteristiche degli alimenti e anche per controllare l’eventuale presenza di esplosivi nei bagagli che transitano negli aeroporti. I sistemi di questo tipo integrano particolari ossidi di metallo che elettricamente reagiscono al passaggio delle molecole di gas. Ossidi diversi reagiscono a gas diversi.

Un sistema di questo tipo, in sinergia con i tradizionali scanner, è in grado di aumentare notevolmente i livelli di sicurezza . I primi test in laboratorio hanno confermato che un “naso elettronico” collegato ad un PC con software analitico è in grado di smascherare le impronte false impresse su materiali sintetici. L’applicativo elabora le differenze di voltaggio in pochi secondi attuando poi un confronto con il suo database. Alternando le impronte di 32 volontari a quelle false il sistema è stato in grado di riconoscere la pelle umana nel 92% dei casi. Maltoni ha dichiarato che in un unico scanner possono essere integrati più sistemi di rilevamento: quindi, non solo una “naso elettronico”, ma anche dispositivi in grado valutare l’elasticità del tessuto. La prossima settimana, durante il International Conference on Biometrics di Hong Kong, presenterà un prototipo di questo tipo.

Il problema delle impronte fasulle è balzato all’onore della cronaca già dal lontano 2002, quando il dottor Tsutomu Matsumoto e altri ricercatori della Yokohama National University si sono “divertiti” ad eludere gli scanner presenti in alcuni centri commerciali con dita artificiali di gelatina dotate di copie di impronte, “catturate” dai bicchieri dei dipendenti.

Anche l’azienda svizzera TBS è impegnata nello sviluppo di soluzioni alternative che possano migliorare le capacità degli scanner nell’individuare la pelle umana. In questo caso si tratta di analizzatori capaci di analizzare l’azione dei pori . “E’ evidente che gli scanner hanno bisogno di nuovi strumenti avanzati, ogni soluzione che permetta di confermare che l’impronta appartiene ad un dito umano è ben accetta”, ha dichiarato Farzin Deravi, esperto biometrico presso la University of Kent .

Dario d’Elia

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Pubblicato il
10 gen 2006
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