CD-R e CD-RW? Dati a rischio

CD-R e CD-RW? Dati a rischio

Occhio ai supporti ottici di archiviazione dei dati: possono riservare brutte sorprese. Su un argomento caldo torna un fisico specializzato in storage della divisione tedesca di IBM. Il suo avvertimento
Occhio ai supporti ottici di archiviazione dei dati: possono riservare brutte sorprese. Su un argomento caldo torna un fisico specializzato in storage della divisione tedesca di IBM. Il suo avvertimento


Roma – Tutti ne fanno uso, spesso in modo estensivo, sfruttando CD-R e CD-RW per conservare grandi quantità di dati, dalle foto di famiglia ai documenti personali, dai dati aziendali a informazioni industriali critiche. Ma si tratta di supporti che non possono garantire integrità alle informazioni registrate per molti anni, anzi, solo per pochi.

A tornare su un argomento già dibattuto ma forse sottovalutato da molti è il fisico Kurt Gerecke, esperto della divisione tedesca di IBM nel settore dello storage, ovvero di sistemi e supporti di archiviazione e conservazione dei dati.

In una intervista a Computerworld.com , Gerecke spiega come “al contrario dei CD originali stampati, quelli masterizzati dispongono di una vita breve, tra i due e i cinque anni a seconda della loro qualità”. A suo dire “ci sono poche cose che si possono fare per aumentare la vita di un CD masterizzato, ad esempio tenerlo in un luogo fresco e buio, ma poco di più”.

Il motivo dell’inadeguatezza dei CD masterizzabili nella conservazione dei dati sul lungo termine è noto: lo strato in superficie utilizzato per archiviare le informazioni, di fatto può essere danneggiato proprio dal calore generato nella masterizzazione, perché i dati possono cambiare posizione sul disco e diventare illeggibili.

Secondo Gerecke della questione si ha poca cognizione anche perché i produttori e distributori dei dischi assai di rado parlano della loro possibile “vita breve”, quando invece dischi di qualità, capaci di assicurare una maggiore durata, potrebbero meglio posizionarsi sul mercato proprio dando più garanzie.

Poiché anche certi hard disk non possono garantire una vita molto lunga, Gerecke invita all’utilizzo di nastri magnetici che possono offrire durate assai maggiori, dai 30 fino ai 100 anni. “Anche se i nastri magnetici sono soggetti a degradazione – spiega – rappresentano ancora il miglior mezzo di conservazione dei dati”. Che IBM sia tra i maggiori produttori di sistemi di backup su nastro non è evidentemente un caso.

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Pubblicato il
11 gen 2006
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