Innovazione nella UE, Italia dietro

Innovazione nella UE, Italia dietro

Il nostro paese agguanta solo la 12esima posizione in una classifica sulle capacità di innovazione dei singoli paesi. Stanca: colpa di problemi strutturali
Il nostro paese agguanta solo la 12esima posizione in una classifica sulle capacità di innovazione dei singoli paesi. Stanca: colpa di problemi strutturali


Roma – No, le cose non vanno bene per l’Italia quando si parla di innovazione. A confermare che il nostro paese rimane in ritardo rispetto ai paesi europei più avanzati è lo European Innovation Scoreboard 2005 della Commissione Europea, che classifica il nostro paese al 12esimo posto in quanto a innovazione.

Secondo gli esperti che hanno lavorato alle nuove stats sull’innovazione per conto della Commissione, il Belpaese presenta una “prestazione povera” in uno dei segmenti chiave dello sviluppo. Una prestazione che riguarda soprattutto la capacità di innovare sul piano imprenditoriale e quella legata più strettamente all’impiego e allo sviluppo delle tecnologie.

Non solo: l’Italia l’anno precedente si era “classificata” al 13esimo posto, dunque c’è un miglioramento, ma è un progresso che la Commissione definisce “troppo lento”. Si tratta cioè di qualche passo in avanti ma non sufficiente a tenere il passo dei paesi più avanzati.

A ostacolare i risultati dell’Italia la scarsa cooperazione nell’innovazione tra le imprese e i bassi investimenti in tecnologie dell’informazione. Uno “spaccato” della situazione italiana vista dagli esperti europei è disponibile qui .

Non sorprende, invece, che ancora una volta in testa alla classifica si sia posizionata la Svezia, seguita da Finlandia, Danimarca e Germania. Prima dell’Italia anche Austria, Belgio, Olanda, Regno Unito, Francia, Lussemburgo e Irlanda. In fondo alla classifica la Turchia.

Secondo il ministro all’Innovazione italiano Lucio Stanca “i fattori che pesano di più ci sono quelli strutturali, come la bassa percentuale di popolazione laureata ed in particolare di laureati in materie scientifiche; la questione della ridotta dimensione delle nostre imprese, in gran parte piccole e medie; la bassa spesa per ricerca e sviluppo da parte delle piccole imprese e la carenza del ricorso al venture capital nel nostro sistema finanziario. Tutti fattori che possono essere migliorati solo nel lungo periodo di tempo”.

In realtà Stanca appare ottimista: “l’Italia è il Paese con un tasso di crescita dell’indice di innovazione nella media europea, davanti a Svezia, Francia e Gran Bretagna, e si pone subito dopo il novero dei paesi più avanzati, non di quelli in retrocessione, come Spagna e Belgio”.

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Pubblicato il
13 gen 2006
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