Vietnam, speranze per i cyberdissidenti?

Vietnam, speranze per i cyberdissidenti?

Il regime comunista concede la grazia ad Nguyen Khac Toan, un dissidente condannato nel 2002 a 12 anni di reclusione. La sua colpa? Esprimersi online e comunicare via Internet. Ed è anche un democratico
Il regime comunista concede la grazia ad Nguyen Khac Toan, un dissidente condannato nel 2002 a 12 anni di reclusione. La sua colpa? Esprimersi online e comunicare via Internet. Ed è anche un democratico


Hanoi – Il cinquantunenne Nguyen Khac Toan, in carcere da quattro anni, ricorderà per tutta la vita l’inizio dell’ anno lunare 2006. Il Partito Comunista Vietnamita ha infatti scelto il primo giorno dell’ anno del Cane per concedere la grazia a questo pericoloso cyberdissidente: Toan è un ex-ufficiale dell’esercito vietnamita, arrestato nel 2002 con l’accusa di spionaggio .

Il militare, condannato a ben 12 anni di reclusione , è riuscito ad ottenere la grazia solo dandosi reo confesso: stando alle dichiarazioni di Reporters Sans Frontières , più volte intervenuta per sollecitare la liberazione del dissidente , Toan ha dovuto ammettere il proprio ruolo in una “cospirazione reazionaria antigovernativa”.

“Toan ha diffuso notizie scomode attraverso Internet”, sostengono i membri di RSF, “ed ha inviato varie email ad alcune associazioni occidentali che combattono per il rispetto dei diritti umani”. La cattura di Nguyen Khac Toan portò all’arresto di una rete di dissidenti che operava sul web attraverso forum, newsletter e persino chat online.

Il governo vietnamita considera la maxicondanna inflitta a Toan la più grave mai comminata ad un cyberdissidente, che venne emessa, ufficialmente, anche per via del legame tra l’ex-ufficiale ed il partito democratico vietnamita. Nguyen Khac Toan è adesso in libertà vigilata e gode di ottima salute. Lo stesso non si può dire dei suoi complici , il medico Pham Hong Son ed il giornalista Nguyen Vu Binh tuttora in galera.

“Continuiamo a fare pressione sul governo di Hanoi affinché possa liberare questi dissidenti”, ricordano gli attivisti di RSF, “colpevoli di aver semplicemente espresso la loro opinione attraverso Internet”. Il Vietnam rosso e comunista ascolta: “Questo è un giorno significativo”, ha ricordato il ministro degli esteri Le Dung in occasione della scarcerazione di Toan, “perché è nostra intenzione ribadire che il Vietnam onora il valore dell’umanità e della clemenza”.

L’ex colonia francese si sta preparando ad ammorbidire la morsa istituzionale contro i dissidenti? L’ipotesi assai vicina di una candidatura nel club del WTO , l’Organizzazione Mondiale del Commercio, potrebbe spingere il paese ad abbracciare una maggiore tolleranza per la libertà degli utenti Internet.

Ad ogni modo, malgrado le promettenti dichiarazioni dei burocrati comunisti, il Vietnam resta un vero inferno per le libertà digitali . Il mercato delle telecomunicazioni è interamente gestito dallo Stato , secondo l’esempio cinese, mentre i numerosi cybercafe sono stati trasformati in strutture paramilitari .

Ma si sa, la speranza è l’ultima a morire e la liberazione di Toan è senza dubbio un buon punto di partenza per sperare in un Vietnam più libero.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
30 gen 2006
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