L'ultimo personal computer

L'ultimo personal computer

di Marco Calamari - Comprare un PC è sempre più difficile, è necessario analizzare tutti i dati tecnici per essere certi che si tratti di un PC vero e non di un sistema blindato. Una blindatura che toglie il personal dal computer
di Marco Calamari - Comprare un PC è sempre più difficile, è necessario analizzare tutti i dati tecnici per essere certi che si tratti di un PC vero e non di un sistema blindato. Una blindatura che toglie il personal dal computer


Roma – Oggi ho comprato il mio ultimo personal computer. Non ne ho comprato uno indistruttibile, e neppure ho deciso di cambiare mestiere ed abbandonare l’informatica; alla scelta di questo nuovo pc ho però dedicato, ho dovuto dedicare, ancora più tempo ed attenzione dei precedenti.

Ho comprato un portatile abbastanza sofisticato ma solo dopo un’attenta analisi di schede tecniche, componenti e datasheet. Infatti stavolta avevo una necessità specifica: comprare un vero personal computer , non qualcosa di meno, non qualcosa di diverso.

Un computer che potessi considerare affidabile, non sotto il potenziale controllo di altri. Qualcosa con cui potessi fare quello che ritengo giusto, non la mia scelta tra le opzioni che altri ritengono giuste.
Niente DRM, niente Trusted Computing, niente LaGrande, niente Presidio.

Solo un computer personale, un onesto computer personale, costruito su specifiche pubbliche, di cui io possa fidarmi, a cui possa dire cosa fare prendendomi tutte le responsabilità delle sue (e mie) azioni.
Una scelta ormai non facile, perché il mercato inizia ad essere popolato di pc che integrano in hardware tecnologie che non sono affidabili, tecnologie di “Untrusted Computing”.
C’è voluto del tempo ma ritengo di aver operato una scelta corretta, dovendo comprare un pc che dovrebbe durare fino all’auspicato flop delle tecnologie di Trusted Computing o meglio di “Techno Control” attualmente in fase di commercializzazione.

I computer non sono sempre stati “personal”; non lo erano all’inizio e non lo saranno, per altri motivi, nel prossimo futuro. I computer si sono evoluti partendo da una razza di mastodonti aziendali, che aveva poi “figliato” negli anni ’70 una serie di computer giocattolo che già qualcuno provava a chiamare “personal computer”. Si trattava di interessanti ed utili gadget, non di computer personali.

IBM nel 1982 inventò il computer personale con una iniziativa che ha cambiato anche il mondo; non semplicemente fare un pc migliore, ma un pc “aperto”. Una rivoluzione visionaria; rendere pubblico lo schema logico e quello circuitale senza coprirli con brevetti e vincoli legali. Produrre veri computer personali; economici, facili da usare, espandibili e completamente controllabili dal proprietario. Dedicati a lui, non ad altri.

Il piano di marketing prevedeva una vendita di 200 mila esemplari in cinque anni, ma se ne vendettero 250 mila nei primi dieci mesi.
Ricordate lo slogan di Sun Microsystems “The network is the computer” ?
Ricordate quando nel 1983 Time proclamo’ il personal Computer “uomo dell’anno”?
Erano computer personali, per l’uomo ed a misura d’uomo.

Bene, non sarà mai ripetuto abbastanza: molti dei computer che vedete oggi nelle vetrine cominciano a non esserlo. Non sono completamente “computer personali”. Non più. Quelli dell’anno prossimo lo saranno ancora di meno. Houston, abbiamo un problema. Rete e pc stanno diventando una piattaforma integrata, inaffidabile ed ostile per l’individuo.

Una soluzione? Mah, forse non comprarli. Spiegarlo a chi li vende. Essere “consumatori responsabili” che fanno i propri interessi. Potrebbe funzionare.

Marco Calamari

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Pubblicato il
10 feb 2006
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