Rischia 10 anni un autore di DDoS

Rischia 10 anni un autore di DDoS

Il suo attacco secondo gli inquirenti avrebbe potuto provocare vittime: rischia condanne esemplari un uomo che ha infettato moltissimi computer, lucrandoci sopra. Kaspersky: l'80 per cento dello spam viene dalle botnet
Il suo attacco secondo gli inquirenti avrebbe potuto provocare vittime: rischia condanne esemplari un uomo che ha infettato moltissimi computer, lucrandoci sopra. Kaspersky: l'80 per cento dello spam viene dalle botnet


Los Angeles – Potrebbe finire con una sentenza assai pesante la vicenda processuale del 20enne americano Christopher Maxwell, l’unico di una banda di cracker formata da tre persone di cui la polizia californiana ha fornito il nome. Maxwell infatti è accusato di aver potenzialmente messo a rischio la vita di persone attraverso un attacco informatico .

Secondo gli inquirenti, il giovane cracker avrebbe sfruttato le proprie conoscenze per diffondere un trojan su migliaia di computer: grazie a quel malware, Maxwell e i suoi complici avrebbero poi installato sui computer infettati sistemi adware e spyware , software pensati per veicolare illegalmente pubblicità tanto sui computer colpiti quanto, via spam, su molti altri PC. Grazie ad una società collegata, Maxwell avrebbe guadagnato cifre importanti nell’operazione: si parla di 100mila dollari.

Ma l’accusa più grave in realtà riguarda il fatto che i tre avrebbero usato la loro botnet , ossia la rete di computer infetti così creata, per scagliare un’aggressione informatica contro i server del Nortwest Hospital di Seattle, un istituto di cura “paralizzato” nel gennaio del 2005 a causa di un attacco denial-of-service distribuito. Si tratta come noto di un genere di aggressione che consiste nel far pervenire al server vittima una quantità tale di richieste da renderlo inoperativo.

“Alcune persone – hanno dichiarato i procuratori che si occupano del caso – ritiene che le botnet siano un semplice fastidio o un disturbo per i consumatori, in realtà sono molto distruttive. In questo caso, l’impatto della botnet avrebbe potuto rivelarsi mortale”. A Maxwell viene quindi contestato di aver cospirato con altri per produrre danni ad un sistema informatico protetto oltreché aver organizzato uno schema truffaldino online.

Stando alle autorità ammontano ad almeno 150mila dollari i danni che avrebbe procurato l’attacco telematico.

Da diversi anni ormai negli USA vige una normativa che considera come aggravante l’ipotesi in cui un attacco informatico metta potenzialmente a rischio la vita delle persone. Questo è il motivo per il quale c’è chi ritiene che in questo caso potrebbe essere comminato il massimo della pena a Maxwell, vale a dire dieci anni di carcere e 250mila dollari di multa.

Nelle scorse ore, intanto, è stato reso noto un rapporto della società di sicurezza Kaspersky nel quale si sostiene che oggi l’ 80 per cento dello spam è causato proprio dalle botnet, e che queste aumentano di continuo, in modo corrispondente alla crescente circolazione di trojan (+ 29 per cento nel corso del 2005).

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Pubblicato il
13 feb 2006
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