Google: Washington vuole davvero la nostra fine?

Google: Washington vuole davvero la nostra fine?

Perentori i legali del motore di ricerca: se consegnassimo i nostri dati al Dipartimento di Giustizia perderemmo la fiducia dei navigatori. BigG si sente sotto minaccia e teme la cecità dell'amministrazione americana
Perentori i legali del motore di ricerca: se consegnassimo i nostri dati al Dipartimento di Giustizia perderemmo la fiducia dei navigatori. BigG si sente sotto minaccia e teme la cecità dell'amministrazione americana


San Jose (USA) – Google non ha alcuna intenzione di cedere senza combattere i dati dei propri utenti, reclamati dal Dipartimento di Giustizia . Nei giorni scorsi il colosso di Mountain View è stato protagonista di una difesa a tutto campo delle proprie libertà come motore di ricerca, e del rapporto fiduciario con i propri utenti.

“Se continuassero ad incalzarci con ingiunzioni e richieste per ottenere l’archivio delle ricerche effettuate sul motore di ricerca”, ipotizzano i legali di Google, “la nostra azienda dovrebbe incassare un durissimo colpo ed i nostri utenti potrebbero perdere fiducia nei nostri confronti”. Le autorità federali hanno già convocato i rappresentanti di Google per un’ udienza in tribunale , fissata per il prossimo 13 marzo.

Gli attivisti di ACLU , impegnati sul fronte delle libertà civili, denunciano l’atteggiamento del governo statunitense: “Finora non si sono degnati di motivare o giustificare le richieste nei confronti di moltissimi motori di ricerca”, fanno sapere i portavoce dell’associazione. “Google si è giustamente opposto alle richieste del governo”, aggiungono, “perché immotivate ed apparentemente senza ragione”.

L’obiettivo apparente del Dipartimento di Giustizia è la riesumazione del controverso Child Online Protection Act , un insieme di norme per ridurre la proliferazione di siti web con contenuti osceni. Una legge già considerata incostituzionale da parte della Corte Suprema.

A differenza di Yahoo! e Microsoft , Google collaborerà col governo americano solo se costretto da ulteriori provvedimenti – come ad esempio un mandato di perquisizione. La difesa della privacy degli utenti , stando ai rappresentanti del colosso californiano, è centrale per il futuro del brand più noto della rete.

Una posizione corroborata da prospettive anzitutto economiche: “Se gli utenti iniziassero a pensare che le loro ricerche effettuate su Google fossero a disposizione delle autorità”, continuano i rappresentanti legali, “smetterebbero certamente di usare i nostri strumenti”. Nell’occhio di un ciclone di polemiche , a partire dall’accusa di collaborare col regime cinese , Google ha già subito un pesante contraccolpo sui mercati azionari statunitensi.

Non solo: la reputazione di good company , che Brin e Page hanno sempre voluto associare alla propria creatura, sembra drammaticamente a repentaglio. “Ci teniamo alla privacy degli utenti perché vogliamo essere seri”, si legge in un altro rapporto consegnato ai giudici, “pertanto dobbiamo garantire l’anonimato e la sicurezza di chiunque riponga la sua fiducia nelle nostre mani”.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
20 feb 2006
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