Una tassa per... leggere pagine web

Una tassa per... leggere pagine web

L'equivalente australiano della SIAE pretende il pagamento di un equo compenso da tutti gli istituti che forniscono accesso ad Internet e che spingono gli alunni alla consultazione online di testi
L'equivalente australiano della SIAE pretende il pagamento di un equo compenso da tutti gli istituti che forniscono accesso ad Internet e che spingono gli alunni alla consultazione online di testi


Canberra – Nell’era di Internet e dell’ istruzione permanente , attingere informazioni dalla Rete e ridistribuirle ai propri studenti è senz’altro una pratica condivisa da migliaia di docenti in tutto il mondo, così come è ormai costume per tutti consultare online saggi e testi didattici. Per tutti, anche per professori e maestri australiani, che per questa ragione ora rischiano di dover sborsare somme notevoli.

La controparte locale della SIAE , Copyright Agency , pretende infatti che le scuole paghino una quota annuale affinché i docenti possano continuare ad utilizzare l’informazione online per fini educativi.

I soldi raccolti, secondo i rappresentanti di CA, “servono come quota di riparazione per pagare gli autori, i cui diritti sono lesi da questa pratica diffusa negli istituti”. La cifra, che verrà stabilita da un tribunale federale, andrà ad aggiungersi agli oltre 26 milioni di euro raccolti ogni anno come equo compenso per un altro vizietto tipico del sistema scolastico: la diffusione di fotocopie tratte da testi protetti dal diritto d’autore.

La reazione delle associazioni dei docenti, così come di molti osservatori locali, non si è fatta aspettare. “In questo modo saremo costretti a pagare, oppure dovremo chiudere definitivamente ogni accesso ad Internet fornito dagli istituti”, sostengono alcuni insegnanti in un’intervista pubblicata dalla stampa locale. Anche esponenti del ministero per l’istruzione hanno espresso molti dubbi riguardo all’iniziativa.

Stando ad un reportage pubblicato da News Interactive , le richieste di CA porterebbero ad una situazione paradossale : le scuole sarebbero costrette a pagare per visitare siti web .

Il responsabile di CA, Michael Frasier, è ottimista: la richiesta di un equo compenso per l’uso di Internet “non significa che le scuole debbano smettere di visitare le pagine web”, afferma deciso, per poi sottolineare: “Le scuole dovranno pagare una quota per utilizzare senza alcun problema qualsiasi tipo di materiale prelevato da Internet”. Ci sarà da discutere, evidentemente.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il 1 mar 2006
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