Pechino s'inventa i blog di Governo

Pechino s'inventa i blog di Governo

I membri degli organi consultivi e decisionali del Partito Comunista puntano su Internet: utilizzeranno il blog per comunicare coi cittadini. Che dovranno applaudire o quantomeno avere il buongusto di tacere
I membri degli organi consultivi e decisionali del Partito Comunista puntano su Internet: utilizzeranno il blog per comunicare coi cittadini. Che dovranno applaudire o quantomeno avere il buongusto di tacere


Pechino – Un blog per ogni grande leader del partito unico, nella speranza d’instaurare un rapporto di trasparenza e fiducia tra politici e cittadini cinesi. Le oligarchie decisionali e consultive della Repubblica Popolare si lasciano travolgere dall’espansione di Internet e pubblicheranno i propri articoli, commenti ed analisi attraverso il Quotidiano del Popolo , organo stampa ufficiale del partito comunista cinese.

Finora, stando ad un’inchiesta condotta dai reporter di AP , solo 8 dei 5mila alti gerarchi comunisti hanno approfittato della nuova piattaforma di comunicazione pubblica. In futuro, il PCC spera di portare in Rete il pensiero di tutti i personaggi politici : dai membri del Parlamento Nazionale del Popolo fino a quelli della Conferenza Consultiva di Partito .

Il modo di comunicare, nella grande Cina dei 110 milioni d’utenti Internet, sta decisamente cambiando: “Abbiamo sempre più bisogno di strumenti di questo tipo”, sostiene Tang Weihong, responsabile del portale dell’agenzia stampa di stato Xinhua . Il fenomeno dei blog, conosciuti come boku , è indubbiamente in espansione e non soltanto all’interno della classe politica.

I blog di regime hanno un taglio populista ed iperpatriottico: una percentuale assai consistente dei post pubblicati da personaggi del calibro di Li Changchun o Wu Bangguo, responsabili per gli affari interni e le relazioni diplomatiche, sono intrisi di retorica. Più che promuovere la trasparenza, molti dei blog sembrano promuovere un’immagine d’apertura e libertà che non corrisponde alla realtà illiberale del paese. Già si sa peraltro cosa accade a chi esprime online visioni “alternative” o filodemocratiche sulle politiche governative.

“E’ la voce che esprime i sentimenti del popolo”, sostiene un articolista sul Quotidiano del Popolo, “e la diffusione dell’informatica rappresenta il progresso tecnologico ormai raggiunto dal paese”. A patto che le istituzioni partitiche rappresentino davvero il popolo cinese: i blog gestiti dai politici, al pari di qualsiasi altra pubblicazione, devono sottostare ad una durissima linea editoriale . Una serie di criteri che sfocia quasi sempre nell’ormai nota censura condotta dalle cosiddette guardie rosse telematiche .

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
6 mar 2006
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