I telelavoratori? Sono più liberi e produttivi

I telelavoratori? Sono più liberi e produttivi

Non si vestono, non si radono ma lavorando da casa sono più soddisfatti e finiscono per produrre meglio e più dei propri colleghi costretti a recarsi in ufficio. Lo sostiene un'indagine condotta su mille telelavoratori
Non si vestono, non si radono ma lavorando da casa sono più soddisfatti e finiscono per produrre meglio e più dei propri colleghi costretti a recarsi in ufficio. Lo sostiene un'indagine condotta su mille telelavoratori


Roma – Utilizzano il computer per svolgere le proprie mansioni, spesso lavorano in tuta o in biancheria intima, non sempre proteggono a dovere il proprio lavoro in rete ma sono più produttivi e soddisfatti : questo il ritratto del telelavoratore medio disegnato in un rapporto appena presentato.

Lo studio, commissionato da SonicWALL , è basato sulle interviste ad un campione di 941 telelavoratori di diversi paesi, studiate per capire come va cambiando l’approccio al lavoro in una categoria, quella dei lavoratori “da casa”, che con l’avvento di Internet e delle nuove tecnologie sta conoscendo una rapidissima espansione in molte nazioni.

Il 76 per cento del campione ritiene che lavorare da casa significhi migliorare la produttività, un giudizio che il 61 per cento ritiene sia condiviso anche dai superiori. Non tutti però lavorano con la dovuta diligenza sul fronte della sicurezza informatica , pure decisiva spesso proprio per chi lavora a distanza: l’88 per cento ammette infatti di non conservare le password in modi e luoghi sicuri e soltanto il 12 per cento ha predisposto misure di sicurezza informatica, per esempio sistemi di cifratura, per proteggere i dati di accesso ai sistemi aziendali.

Un atteggiamento che preoccupa qualsiasi esperto di sicurezza riguarda tanto i telelavoratori del campione quanto più in generale gli utenti informatici, ossia la tendenza ad utilizzare una unica password per numerosi e diversi servizi di rete: sebbene riguardi solo una percentuale minoritaria dell’utenza, si tratta di una delle più grosse minacce alla sicurezza non solo dei sistemi personali ma anche di quelli aziendali cui il telelavoratore si connette da casa. Di interesse segnalare che sul piano prettamente operativo, i telelavoratori sono in grado di cavarsela egregiamente nell’interfacciare il proprio lavoro con i sistemi aziendali: solo il 40 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver avuto problemi ad accedere alle reti aziendali, e l’86 per cento del totale si collega a quei sistemi più volte nel corso della settimana.

Ma, parlando di libertà sul telelavoro, a colpire sono le abitudini domestiche sviluppate da questa particolarissima e crescente “fetta” di utenti. “Tutti gli intervistati – spiegano gli estensori del rapporto – si sono dimostrati rilassati per quanto riguarda le proprie abitudini personali quando lavorano da casa. Mentre circa il 39 per cento dei soggetti di entrambi i sessi sostiene di indossare la tuta da ginnastica quando lavora da casa, il 12 per cento degli uomini e il 7 per cento delle donne dichiara di non indossare proprio nulla”.

A cambiare sono anche le abitudini all’ igiene personale : se chi si reca in ufficio è perlopiù “costretto” a lavarsi e vestirsi prima di uscire, il telelavoratore spesso non si lava: accade al 44 per cento delle donne e al 30 per cento degli uomini. Chi sta a casa, poi, si interrompe di quando in quando per dar seguito alle faccende domestiche : il 18 per cento degli uomini, ad esempio, lo fa per occuparsi del bucato, dei piatti o delle pulizie; una percentuale più bassa rispetto al 38 per cento delle donne.

Altre abitudini che segnano ulteriori distanze tra il lavoro in ufficio e quello a casa riguardano l’ascolto di musica durante il lavoro (45 per cento del campione), mangiare e bere fuori dagli orari canonici (35 per cento) o persino dormire dopo pranzo: lo fa il 21 per cento. “Una percentuale molto ridotta di intervistati (9 per cento) – spiegano gli autori del rapporto – ammette di sentirsi in colpa per il fatto di essere fuori dall’ufficio”.


Questo atteggiamento rilassato e disinvolto, la possibilità di dedicarsi al lavoro senza doversi occupare di un corollario di elementi di contorno spesso impegnativi (vestiario, orari ecc.) nonché svolgere la propria occupazione nell’ambiente familiare sono tutti elementi che predispongono i telelavoratori ad un maggiore equilibrio , con conseguenze a cascata su produttività e soddisfazione.

Questo si traduce in un atteggiamento più positivo riguardo ad ogni aspetto delle attività personali. Ad esempio, spiega lo studio, più dell’80 per cento del campione non ha mai reagito con stizza nel dialogare con call center e centri di assistenza, una tipologia di “contatto” che per molti si rivela spesso fonte di stress.

Ma a rendere l’intera esperienza del telelavoro una novità accolta con entusiasmo da moltissimi è la flessibilità degli orari .

“Abbiamo riscontrato un forte aumento della richiesta di accesso remoto semplice e sicuro alle reti di tutte le dimensioni” – ha dichiarato Steve Franzese, vice presidente marketing di SonicWALL. Per i produttori del settore della sicurezza, visto anche il sempre più massiccio ricorso anche a palmari e telefonini per l’accesso ai network aziendali, il telelavoro si traduce anche in un’occasione, evidentemente: è infatti possibile posizionare prodotti specifici per la sicurezza delle reti interessate presso quel numero sempre crescente di imprese che fa ricorso al lavoro da casa.

Del campione, 650 degli intervistati risiedono negli Stati Uniti, il resto in Australia, Canada, Asia Pacifico, Giappone ed Europa. L’inchiesta è stata condotta su soggetti in età compresa tra 25 e i 45 anni.

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Pubblicato il
15 mar 2006
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