Washington (USA) – Un uomo condannato a 10 anni e un mese di reclusione passerà questo periodo effettivamente dietro le sbarre e questo perché sul suo computer e su alcuni Cd-ROM nella sua abitazione sono state trovate più di mille fotografie pedopornografiche. Ma ora un giudice ha stabilito che a Gregory Sofsky non si può anche impedire di accedere alla rete.
Sebbene non sia chiaro a quali condizioni Sofsky possa accedere ad internet dalla prigione, il suo caso ha destato l’attenzione dei media, anche perché la pesante pena è stata inflitta all’uomo sebbene questi non sia stato riconosciuto colpevole di aver mai prodotto immagini di quel genere ma di esserne, per così dire, “semplice fruitore”.
Sofsky aveva richiesto al giudice anche una revisione della condanna al carcere, revisione che non c’è stata, ma è significativo che il magistrato abbia affermato come “data la natura dei suoi reati, riteniamo che la condizione (di non accesso ad internet, ndr) sia un ingiustificato ulteriore peso sulla libertà già ristretta di Sofsky”.
Il giudice ritiene che se qualcuno viene arrestato per aver commesso dei crimini telefonici la sentenza con cui viene condannato non può prevedere anche l’impossibilità di accedere al telefono, e questo perché l’uso del telefono è considerato “centrale” persino nell’esercizio dei suoi diritti. Una tesi che ora il magistrato americano ha deciso di estendere anche ad internet.