Elezioni e Digitale/ Le interviste di PI

Elezioni e Digitale/ Le interviste di PI

Ultima puntata delle chiacchierate di Punto Informatico sui temi caldi del digitale con i partiti impegnati nelle elezioni politiche. Questa volta PI intervista Alleanza Nazionale, partito della Casa delle Libertà
Ultima puntata delle chiacchierate di Punto Informatico sui temi caldi del digitale con i partiti impegnati nelle elezioni politiche. Questa volta PI intervista Alleanza Nazionale, partito della Casa delle Libertà

Roma – Nell’ultima puntata della serie di interviste pre-elettorali ai partiti su alcune delle questioni chiave del mondo digitale e della rete, Punto Informatico pubblica una chiacchierata con Maurizio Gasparri , esponente di Alleanza Nazionale , per alcuni anni ministro delle Comunicazioni nell’ultima legislatura.

Punto Informatico: I temi caldi sul tappeto dell’Italia tecnologica sono tanti, dal digital divide alla necessità delle imprese di adattarsi e sfruttare le nuove tecnologie: come intendete agire, che tipo di investimenti si possono mettere in campo, su quali fronti?
Maurizio Gasparri: In questi cinque anni grazie anche al contributo del Ministero delle Comunicazioni l’Italia ha raggiunto importanti traguardi sotto il profilo dell’innovazione tecnologica.
Il Governo ha investito risorse rilevanti nelle infrastrutture digitali e il nostro lavoro è stato da esempio per molti altri governi europei. Nei prossimi cinque anni proseguiremo e intensificheremo il nostro impegno per un’Italia all’avanguardia nella cultura tecnologica, nell’e-government e nell’accesso ai servizi telematici.

PI: Potremo finalmente dire addio all’annosa questione del cosiddetto “digital divide”, il muro che separa milioni di cittadini da Internet e dall’informatica?
MG: Il problema del divario tecnologico va affrontato con interventi efficaci, o si rischia di investire risorse a vuoto.
Noi abbiamo offerto incentivi, come il contributo statale, per permettere alle famiglie di comprare il personal computer e di avere il decoder per il digitale terrestre. Abbiamo favorito la penetrazione della banda larga su tutto il territorio nazionale, e dai 300 mila del 2001 gli utilizzatori oggi sfiorano quota sei milioni.
Ma oltre a incentivare l’accesso a Internet veloce, bisogna accrescere la fruizione dei contenuti digitali e favorire l’alfabetizzazione informatica di tutti i cittadini, anche quelli che per ovvie ragioni di età non hanno potuto partecipare direttamente all’inizio dell’era digitale. Anche a questo punteremo nella prossima legislatura.

PI: Secondo tutti gli indicatori c’è anche un problema culturale di approccio alle tecnologie, sia all’interno della Pubblica Amministrazione che presso molte fasce sociali, ed è in fondo un altra forma di divario digitale. Come affrontare tutto questo?
MG: Rendendo la tecnologia di facile accesso e promuovendo lo sviluppo di servizi a valore aggiunto.
Molte innovazioni sono nate e morte nel giro di pochi anni perché non hanno saputo attirare a sé una massa critica di utilizzatori, altre invece hanno trovato il favore di milioni di utenti trainando così la relativa tecnologia.
In gergo queste innovazioni rivoluzionarie si definiscono “killer application”: pensiamo ad esempio alla posta elettronica, vero e proprio motore dei primi anni di Internet. O alla navigazione web, che ha favorito lo sviluppo esponenziale della rete. E forse proprio la comodità degli Sms, una innovazione nata quasi per caso, ha convinto negli anni passati un numero considerevole di persone a dotarsi di un telefono cellulare.
Oggi noi cerchiamo di portare l’e-government nelle case degli Italiani, e credo che migliorando il contatto fra cittadino e Pubblica Amministrazione, potremo innescare quel circolo virtuoso che spingerà sempre più persone a cercare il contatto con lo Stato e con gli Enti Locali mediante le tecnologie telematiche.

PI: Innovare, trasformare il rapporto con la PA, potrebbe risultare molto difficile in quelle regioni dove l’infrastruttura digitale e i servizi scarseggiano. Come procederete?
MG: Il primo impegno che ho assunto da titolare del dicastero Comunicazioni è stato quello di portare la banda larga nelle aree più disagiate. Si tratta di una misura necessaria e indispensabile, tanto quanto costruire ponti o strade. Accedere ad Internet veloce dà infinite possibilità in più allo studente, all’imprenditore, al cittadino, al ricercatore.

PI: In che modo vi siete mossi?
MG: Laddove gli operatori stentavano a riconoscere il proprio business, siamo intervenuti con finanziamenti da parte del Cipe e interventi di sollecito della domanda. E se il cavo non arriva, arriverà la rete senza fili. In varie zone d’Italia si sta sperimentando il WiMax con risultati molto incoraggianti, e l’impegno del Governo è quello di usare qualsiasi tecnologia necessaria per promuovere l’accesso veloce a Internet in tutte le case d’Italia.

PI: Ci sono imprese del settore tecnologico che lamentano una politica debole e secondo il recente rapporto Aitech-Assinform l’IT si è fermato: che programmi avete in questo settore?
MG: Abbiamo promosso numerosi momenti di confronto per favorire un dialogo sul tema, impegnandoci in molti casi a far incontrare la domanda di servizi con l’offerta. Ricordo a questo proposito il progetto “Agire digitale”, a cura della Fondazione Bordoni, che ha l’obiettivo di incentivare la diffusione della banda larga presso le piccole e medie realtà produttive, oltre che presso le associazioni professionali.
Il nodo del problema è persuadere l’imprenditore italiano a investire in innovazione, convincendolo che essa genera profitto per l’azienda.

PI: Una delle spinte propulsive che arriva dal mondo del software italiano riguarda l’open source, al centro anche di infinite iniziative perché la Pubblica Amministrazione lo adotti senza esitazioni. Che ne pensate?
MG: Usato bene, l’open source può rappresentare una nota positiva, non solo perché diminuirebbero le spese delle amministrazioni locali, ma anche perché si potrebbero liberare risorse da investire in progetti di sviluppo di servizi.
Io credo che i dirigenti della PA debbano mantenere una mentalità aperta, che gli consenta di decidere con serenità e obiettività quando e come usare soluzioni open source nelle strutture pubbliche. PI: Uno degli aspetti più controversi delle politiche di molti paesi è quella della sicurezza del cittadino digitale. Molti ritengono sia fonte di censure ingiustificate…
MG: Internet in quanto rete mondiale può facilmente mettere in contatto cittadini onesti e delinquenti comuni, imprenditori virtuosi e pirati informatici, bambini ignari e pericolosi pedofili. Per consentire al cittadino di beneficiare realmente dei vantaggi di Internet vi è la necessità da parte dello Stato di mettere in atto misure a protezione degli stessi utenti.
Questo Governo si è già impegnato in tal senso: penso ad esempio al Codice di autoregolamentazione Internet e Minori, che ha approntato provvedimenti non solo per proteggere i minori da eventuali molestie on-line, ma anche e soprattutto per informare genitori ed educatori dei pericoli che possono correre i bambini su Internet. È dovere delle Istituzioni difendere i propri cittadini e le proprie realtà imprenditoriali, e che il luogo dove ciò avviene sia fatto di cemento e asfalto o di luce e bit poco importa.

PI: Questo riguarda anche il blocco dei siti delle scommesse o la pirateria digitale?
MG: Se le scommesse illegali e la pirateria sono vietate dal nostro ordinamento, le Istituzioni non possono chiudere gli occhi quando il reato viene commesso semplicemente collegandosi su di un server straniero.
Ritengo che tali misure di prevenzione siano opportune, purché non degenerino in censura facile e indiscriminata.

PI: In molti sperano, proprio parlando di diritto d’autore, che la normativa che prende il nome del ministro Urbani, che criminalizza l’uso personale di file protetti scaricati dalla rete, sia rivista.
MG: Il decreto Urbani ha il pregio di aver iniziato a regolamentare una situazione molto complicata e controversa.
La pirateria in Italia è sempre stata estremamente diffusa, se così non fosse non avremmo avuto bisogno di misure tanto drastiche. Ogni legge ovviamente è migliorabile, ma per farlo auspico una collaborazione di tutta la società civile interessata al tema.

PI: Un’ultima domanda: il mondo della rete e più in generale le nuove tecnologie sono fonte di trasformazioni continue con cui tutti, o quasi, dobbiamo fare i conti. Come vede questi scenari? A suo giudizio il paese riesce a starci dietro?
MG: Tecnologie di comunicazione a banda larga più pervasive e facili da utilizzare, come il Wi-Fi o l’Umts, ci daranno una libertà sempre maggiore di restare agganciati alla rete in ogni momento della nostra giornata. Questo renderà la presenza dell’interconnessione un fattore costante della nostra vita, una condizione che rivoluzionerà e migliorerà il nostro modo di lavorare e di contattare gli altri.
Anche le leggi ovviamente andranno continuamente adeguate per stare al passo con i mutamenti della società dell’informazione: l’Italia ha già fatto un grande salto in avanti con il nuovo Codice delle Telecomunicazioni.

a cura di Tommaso Lombardi

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Pubblicato il 7 apr 2006
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