Contrappunti/ Internet fuori dalle elezioni

Contrappunti/ Internet fuori dalle elezioni

di Massimo Mantellini - La furibonda campagna elettorale che ha preceduto queste elezioni si tiene ben lontana dal mondo digitale. La novità, però, è che il mondo digitale non ha voluto in alcun modo star fuori dalla campagna
di Massimo Mantellini - La furibonda campagna elettorale che ha preceduto queste elezioni si tiene ben lontana dal mondo digitale. La novità, però, è che il mondo digitale non ha voluto in alcun modo star fuori dalla campagna


Roma – Nel bene e nel male quella che si è appena conclusa è stata una campagna elettorale convenzionale. Per lo meno per ciò che attiene l’utilizzo dei media. La centralità della TV (con furibonde dispute fra i due schieramenti politici su spazi da occupare e regole da adottare, fino alla contrattazione del tipo di inquadratura permessa nei faccia a faccia televisivi) nella comunicazione politica italiana resta quindi indiscutibile. E questo forse significa qualcosa.

Sarà per l’età avanzata dei suoi rappresentanti (siamo uno dei paesi europei con i parlamentari più anziani), sarà per un sostanziale ritardo culturale del paese nell’utilizzo di tecnologia e nuovi media, ma è un fatto che le armi di persuasione politica e di propagazione del messaggio elettorale, mai come in questa occasione, sono state di vecchio tipo. Verrebbe da dire quasi “armi di distruzione di massa” dei programmi elettorali e del pensiero dei candidati, data la grossolanità del messaggio che oggi è possibile inviare agli elettori attraverso l’etere: slogan, metafore calcistiche, offese all’avversario, promesse improbabili “bucano” infatti il video: dialogo, esposizione del pensiero, ragionamento, fanno precipitare l’audience sotto i piedi.

Concentrati su questa grande affettatrice dell’intelligenza che è la TV, i nostri politici hanno scelto di ignorare Internet: a differenza delle precedenti tornate elettorali sono, per esempio, stati pochissimi (almeno dal mio personalissimo osservatorio) i messaggi di spam invitati dagli schieramenti alle caselle dei navigatori della rete.

Si tratta certamente di una buona notizia anche se forse più che ad una comprensione delle netiquette (o ad un sostanziale rispetto delle norme sulla privacy) essa rimanda ad un palpabile disinteresse verso la rete e le sue dinamiche. I weblog personali dei candidati (per quelli che ne avevano già uno) non sono certamente stati il centro della loro attività di comunicatori politici ma solo il luogo, a tratti quasi forzoso, del rimando alla propria intensa attività propagandistica nella “vita reale”. Forse l’unica eccezione è stata quella di Antonio Di Pietro che ha aperto un weblog personale proprio in occasione di queste elezioni politiche creando un legame a doppio filo anche con il frequentatissimo blog di Beppe Grillo.

Meglio dei politici hanno fatto alcuni grandi gruppi editoriali: il sito web del Corriere per esempio ha organizzato video interviste on line molto ben fatte nelle quali i candidati rispondevano alle domande degli elettori collegati in rete. Sono nati poi alcuni siti web interessanti di analisi della propria posizione elettorale come il cliccatissimo Voisietequi : iniziative che dietro la leggerezza di un piccolo gioco on line nascondono un intenso lavoro (su base volontaria e con tecnologie open source) di inquadramento della posizione politica dei vari schieramenti in un ipotetico spazio bidimensionale.

Eppure, nonostante i molti segnali di sostanziale disinteresse da parte del mondo dei partiti verso le nuove forme di comunicazione politica, mai come in questa occasione nella rete italiana si è discusso della campagna elettorale in corso. Se da una parte i politici, di fronte alla fatica ed al tempo che una seria visibilità on line richiederebbero (avendo oltretutto ben chiara la disfatta mille volte citata della campagna presidenziale di Howard Dean in USA), hanno scelto di minimizzare l’esposizione, dall’altra migliaia di semplici cittadini hanno autonomamente aperto siti web nei quali poter esporre in maniera istantanea e diretta il proprio punto di vista.

Poiché abitiamo (purtroppo) un paese con una grande tendenza alla radicalizzazione dei punti di vista, abbiamo assistito anche alla formazione di veri e propri schieramenti on line, il più significativo dei quali è forse quello della aggregazione di decine di blogger di centro-destra dentro un contenitore telematico che ha preso il nome di Tocqueville .

Va bene così: tutto ciò che riesce ad allontanarsi anche di qualche metro dalla asfissiante comunicazione verticale della politica verso i cittadini televisivi, fatta di proclami a reti unificate, insulsi faccia a faccia ed estenuanti ripetizioni delle medesime frasi in contesti differenti, va comunque considerato come un miglioramento.

Senza scomodare parole pesanti come partecipazione e democrazia, la manifestazione di una nuova opinione pubblica su Internet, di qualsiasi segno essa sia, è, da sola, un segno tangibile di rinnovamento del paese. Un paese nel quale, a due giorni dalle elezioni, la insipienza tecnologica dei nostri politici e dei loro adepti ha scatenato una fantozziana ricerca dei mandanti del vecchissimo “google bombing” legato alla keyword “miserabile fallimento”. Chi ha hackerato Google per rovinare la reputazione del Premier? L’Autorità Comunicazioni, opportunamente sensibilizzata non si sa da chi, scatena la Polizia Postale e gli investigatori immediatamente indagano. Figli, pure questi, tutti assieme, di un paese in bilico fra innovazione tecnologica e indicibili pruderie da incolti digitali.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
10 apr 2006
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