BMG infila la protezione sui promo CD

BMG infila la protezione sui promo CD

Dal prossimo mese il colosso discografico proteggerà con tecnologie anti-copia tutti i suoi CD promozionali destinati a deejay, giornalisti e rivenditori. Che faranno da cavie per la sperimentazione di nuove tecnologie anti-copia
Dal prossimo mese il colosso discografico proteggerà con tecnologie anti-copia tutti i suoi CD promozionali destinati a deejay, giornalisti e rivenditori. Che faranno da cavie per la sperimentazione di nuove tecnologie anti-copia

Roma – Dopo aver introdotto per prima, sul mercato europeo, CD di musica protetti dalla copia, il colosso discografico BMG ha espresso l’intenzione di estendere l’adozione dei “lucchetti” digitali anche ai cosiddetti “promo CD”, i CD promozioni distribuiti gratuitamente a radio, giornalisti e rivenditori.

BMG sospetta infatti che i promo CD vengano spesso utilizzati per uploadare su Internet brani musicali appartenenti ad album che, talvolta, devono ancora uscire in commercio.

L’etichetta ha però assicurato che questi CD, che verranno protetti attraverso la sua tecnologia Digital Access, potranno essere riprodotti anche su PC e player portatili. Questo sarà possibile grazie all’inclusione di un file compresso e criptato per ogni traccia audio presente nel CD. Sebbene BMG non abbia specificato altri dettagli sulla protezione adottata, è probabile che questa si basi sull’ormai celeberrima Cactus Data Shield di Midbar.

Ogni promo CD protetto verrà distribuito insieme ad un’etichetta che avvertirà della tecnologia utilizzata e riporterà un e-mail di supporto.

Ma la mossa di BMG non sembra avere come unico scopo quella di evitare che deejay, giornalisti o negozianti “birboni” si divertano a rilasciare su Internet brani in anteprima: il colosso tedesco sembra infatti voler sfruttare il canale dei CD promozionali per testare nuove tecnologie anti-copia e – parole di Pete Jones, CEO di BMG – “valutare il feedback e continuare a monitorare lo sviluppo tecnologico”. Evidentemente BMG si è accorta che trasformare i consumatori in un branco di cavie non è particolarmente salutare per il suo business…

E così, mentre da un lato sale il coro delle proteste di chi considera le tecnologie di protezione un’inammissibile limitazione ai diritti dei consumatori, dall’altro le major del settore sembrano sempre più decise nel proseguire una strada che – nelle loro speranze – dovrebbe portare ad una sensibile riduzione della pirateria e ridimensionare il fenomeno del file-sharing. La domanda che tutti si pongono è: questa politica pagherà?

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Pubblicato il 10 apr 2002
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