Il router che sa tutto di te

Il router che sa tutto di te

Lo ha presentato Nortel Networks per velocizzare le connessioni. Ma si può tradurre in un'arma a doppio taglio se i provider che lo utilizzano decidono di votarsi alla raccolta dati. Colpaccio anti-privacy?
Lo ha presentato Nortel Networks per velocizzare le connessioni. Ma si può tradurre in un'arma a doppio taglio se i provider che lo utilizzano decidono di votarsi alla raccolta dati. Colpaccio anti-privacy?


New York (USA) – Si chiama Personal Internet l’ultima idea di Nortel Networks per accelerare la connessione degli utenti. Un insieme di software e di hardware che consente al provider che lo installa di indirizzare l’utente sul sito o la risorsa che sta cercando, bypassando passaggi inutili. E lo fa perché sa chi è l’utente e dove vive, così da potergli dare ciò che gli serve il prima possibile.

Il sistema, che sta sollevando forti polemiche tra le associazioni che proteggono la privacy, prevede che il provider installi un router gestito da un software Nortel pensato per ottimizzare la veicolazione degli utenti sui siti che questi richiedono nel corso della navigazione, basandosi sul “dove” gli utenti stessi si trovano e dunque quale sia il server “più vicino”. Il provider, però, in teoria potrebbe aggiungere a questo i dati del traffico dell’utente, la velocità con cui naviga, in quali siti di ecommerce si reca o altro ancora.

La pubblicità del sistema è chiarissima: “Immagina un network che sa chi sei, dove sei, e può raggiungerti in ufficio o sul portatile. Meglio ancora, immagina che invece di trovare su web i contenuti che ti interessano sono loro che trovano te. Suona personale. Ed è proprio così”.

Da qui, secondo l’associazione pro-privacy JunkBusters il problema: “Sarebbe come se l’Ufficio postale guardasse dentro la tua posta per decidere quale pubblicità spazzatura inviarti”.

Secondo JunkBusters, questa “è una novità che fa tremare, perché ci si trova dinanzi ad un fornitore di infrastrutture Internet che mette tra i suoi pregi le proprie capacità di sorveglianza. Per molti è inaccettabile l’idea che un provider monitori dove vanno gli utenti quando navigano”.

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Pubblicato il
1 feb 2001
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