Chi si straccia le vesti?

Chi si straccia le vesti?

di Marco Calamari - Un pezzo di Cina ha attecchito a Washington ma anche a Roma e nella UE, quel pezzetto che parla di monitoraggio totale delle comunicazioni private. Ma la rete non corre rischi. Li ha già corsi e l'hanno già cambiata
di Marco Calamari - Un pezzo di Cina ha attecchito a Washington ma anche a Roma e nella UE, quel pezzetto che parla di monitoraggio totale delle comunicazioni private. Ma la rete non corre rischi. Li ha già corsi e l'hanno già cambiata

Stracciarsi le vesti usava già nell’antichità, ed era considerato un gesto estremo, sia di disperazione che di protesta. Ai nostri giorni questa frase ha assunto un significato di “protesta spettacolare”, ma in qualche modo anche superficiale. Ed è questa la sensazione che si prova dando un’occhiata ai rari interventi del dopo-elezioni sui problemi della privacy in Rete circolati in tv, radio e quotidiani. Nel frattempo continuano a succedersi attacchi sempre più pesanti alla privacy in Rete.

In queste ultime ore l’AAMS ha avuto l’ok da un tribunale all’oscuramento dei siti esteri di scommesse; la manipolazione censoria delle strutture primarie della Rete viene quindi riconosciuta cosa buona e giusta, in barba a qualunque bilanciamento sociale costi/benefici e senza che sia attribuita una qualsiasi importanza al valore sovranazionale ormai consolidato della Rete.

Un pezzetto di Cina si è ormai installato a Roma, mentre le nostre autorità continuano evidentemente a non capire, o non voler capire come, perché e per chi funziona la Rete, che evidentemente viene considerata, non una struttura ormai indispensabile e vitale per la società moderna, ma uno spettacolo equivalente alle televendite di Wanna Marchi.

È invece notizia di pochi giorni or sono che un altro tribunale, questa volta americano, ha considerato legali le intercettazioni internet di massa attuate dalla National Security Agency ai danni dei cittadini statunitensi, ordinate dalla Casa Bianca senza aver ottenuto l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria.

Il prossimo passo è il via libera ad una nuova legge americana, la normativa CALEA , che obbliga gli ISP a far installare apparecchiature e backdoor in tutti gli strumenti di comunicazione telematica, al fine di consentire l’intercettazione di qualunque comunicazione in Rete, e sanziona pesantemente comportamenti difformi.

Se il recente passato insegna qualcosa, sarà questione solo di uno o due anni prima che l’Unione Europea emani una raccomandazione simile, come ha già fatto inseguendo altre leggi americane nel recente passato; già alcune voci che chiedevano le stesse cose si erano in passato levate a Bruxelles.

Da un punto di vista personale abbiamo oltrepassato quella linea invisibile che separa l’attesa dall’azione. Se le uniche voci che si levano in favore della privacy in Italia e nella UE sono quelle dei Garanti per la protezione dei dati personali, che denunciano situazioni preoccupanti senza poter o volere fare niente di più, è necessario provvedere quotidianamente all’autotutela della propria privacy in Rete, non potendo più sperare in una tutela legale che ormai è ridotta ad un simbolo che fa acqua da tutte le parti.

Quando esistono strumenti per difendere la privacy, anche se complessi da usare e da imparare, essi devono essere usati senza “se” e senza “ma”.

Crittografia di default; crittografare ogni mail che non debba essere strettamente pubblica, esortare i corrispondenti che non usano la crittografia a farlo. Essere insistenti e, dove occorre, anche estremisti in queste richieste.

Navigazione privata; usare Tor sempre e comunque. Installarlo di default su tutti i pc, configurarlo su tutti i browser, mettere come pagina iniziale del browser un controllo che il collegamento aperto sia anonimo. Ci sono set di applicativi come Vidalia che installano tutto da soli e forniscono pure utili strumenti grafici di amministrazione.

Ed è tempo di considerare i signori del:
– “Io non ho niente da nascondere”,
– “Io ho il coraggio delle mie idee”,
– “Troppo complicato per me”,
– “Funziona, ma è troppo lento”,
– “Non ci gira Doom XIV in 3DSensurround”

come quello che sono, persone pericolose che non sanno quello che fanno e che danneggiano se stessi e gli altri. Persone a cui parlare con calma, insistenza ed in termini adatti ai “bambini” che sono (relativamente alla privacy in Rete), a cui spiegare i guai in cui ci stanno cacciando comportandosi come se tutto andasse bene.

Prendiamoci questo faticoso incarico come una necessità ed un dovere.

Marco Calamari

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Pubblicato il
16 giu 2006
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