L'ASCA tira fuori i denti e, uh!, morde

L'ASCA tira fuori i denti e, uh!, morde

di Lamberto Assenti. Un editoriale al vetriolo, non firmato, aggredisce vigorosamente IlNuovo. Una veemenza di linguaggio rara tra giornalisti colleghi di corporazione. Ma il proiettile non ha la spinta per raggiungere l'obiettivo
di Lamberto Assenti. Un editoriale al vetriolo, non firmato, aggredisce vigorosamente IlNuovo. Una veemenza di linguaggio rara tra giornalisti colleghi di corporazione. Ma il proiettile non ha la spinta per raggiungere l'obiettivo


Roma – Una delle principali agenzie di stampa italiane, l’ASCA, ha rinnovato il proprio sito e nella sua nuova home page campeggia un editoriale che lascia sbigottiti. Non solo per il linguaggio forte ivi contenuto ma anche per le sciabolanti argomentazioni, tutte tese a colpire al cuore IlNuovo, la creatura giornalistica del gruppo dei cablatori, quelli di eBiscom.

Le accuse che un’anonima penna dell’ASCA rivolge a IlNuovo sono circostanziate: una trasposizione su web di formule vecchie; roba già vista; stessa impaginazione; troppi commenti; opinioni non schematiche “e tantomeno rapide”; uno di quei “lenzuoloni”. Il tutto condito dal giudizio finale: “l’esatto contrario del linguaggio di Internet”.

Apprendiamo dal lungo editoriale dell’ASCA che “il linguaggio di Internet dovrebbe tendere all’essenziale, al telegrafico, sia per praticità che per immediatezza comunicativa”. Leggendo tutte le righe usate per dire ciò, la sensazione che comunque si fa strada è che si voglia dire che approfondimenti e “troppi commenti” siano poco comunicativi, quindi inutili. E arriva la conferma, perché la penna acida dell’editorialista continua spiegando che il linguaggio della Rete è rapido “per praticità. Perché, va detto, ancor oggi resta ancora molto più rapido sfogliare un giornale al bar che collegarsi in rete”.

L’autore trova evidentemente più comodo uscire di casa, attraversare la strada (o scendere le scale, o prendere la macchina, o fare quattro passi), pagare l’edicolante, prendere il giornale, riattraversare la strada, andare al bar, aspettare per un tavolino libero, aprire il giornale cartaceo e non rovesciare il cappuccino mentre lo si legge. Il tutto in un tempo sufficiente per accedere al sito de IlNuovo o di qualunque altro giornale telematico, farsi un comodo caffè casalingo e chiamare al telefono la mamma.

Se ne deduce anche che l’articolista senza pruriti trovi “pratica” la carta di giornale che, al contrario di un sito che si apre e poi si chiude, rimane dopo la lettura a imperitura testimonianza della trafila passeggiata-soldi-edicolante che è stato necessario intraprendere per acquistarla. Sempre che dopo averlo letto, annoiato da editoriali troppo lunghi, non lo si getti in un cestino dei rifiuti, magari con un gesto altero di dissimulato disprezzo.

Il pezzo dell’ASCA continua con altri paragrafi densi di dubbi amletici e serissimi: “Cosa serve l’informazione online? E cosa se ne fa il pubblico di tutta questa informazione online in circolazione?” Dubbi dai quali non si tirano conseguenze, naturalmente, ma solo un generico invito a non copiare dalle agenzie di stampa, invito spiattellato in non meno di sedici righe.

Insomma, toni così se ne vedono di rado tra colleghi della corporazione giornalistica e qualcuno potrebbe chiedersi se dietro ad un attacco del genere non ci possa essere la speranza (la foga, la necessità) di rappresentarsi come agenzia di stampa “al passo con la Rete” proprio nel giorno in cui si vara un sito tutto nuovo o, invece, se tutto non sia nato da un peperoncino di troppo finito per errore nell’ultimo pasto consumato dall’anonimo autore.

Io propendo senz’altro per la seconda ipotesi.

Lamberto Assenti

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Pubblicato il
3 feb 2001
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