La Francia vara il DRM interoperabile

La Francia vara il DRM interoperabile

Parigi dà il via libera definitivo all'obbligo dei sistemi DRM per i contenuti digitali. Che potranno non essere interoperabili. A deciderlo non saranno però i jukebox, saranno gli autori
Parigi dà il via libera definitivo all'obbligo dei sistemi DRM per i contenuti digitali. Che potranno non essere interoperabili. A deciderlo non saranno però i jukebox, saranno gli autori

Parigi – La Francia ha deciso: sì ai sistemi DRM, ma solo se interoperabili. Questa mossa potrebbe costringere iTunes , il celebre negozio online di Apple , a rendere compatibile la propria offerta di brani musicali con qualsiasi lettore multimediale. Le canzoni di iTunes sono protette con un sistema DRM proprietario, pensato per essere compatibile soltanto con i prodotti della linea iPod. La legge entrerà in vigore entro l’estate.

La notizia ha provocato reazioni incandescenti, visto che i legislatori francesi hanno letteralmente “voltato bandiera” rispetto a quanto promesso nell’ultima bozza di legge : la riforma è passata dall’obbligo di DRM blindati a quello di DRM interoperabili. Numerose associazioni di categoria statunitensi parlano già di una legge che “offre la pirateria su un piatto d’argento” e “dà l’incentivo statale alla violazione del copyright”. L’obbligo di compatibilità rende infatti ipotizzabile la copia di file protetti da un dispositivo all’altro, una possibilità che di certo non affascina Apple.

Ma la Mela, come tutti i suoi “colleghi”, avrà una via di scampo : se chi gestisce i diritti della musica che distribuisce tramite iTunes sarà d’accordo, allora il negozione web potrà continuare a mantenere un DRM non interoperabile. La decisione, dunque, passa dai jukebox ai detentori dei diritti.

Secondo l’agenzia AFP , le aziende riunite nel gruppo Americans for Technology Leadership hanno detto fermamente “no” all’iniziativa francese: “La versione finale della legge”, ha detto il direttore dell’organizzazione Jim Prendergast, “dimostra pienamente che la Francia non ha il minimo rispetto della proprietà intellettuale”. Anche Microsoft appartiene all’associazione diretta da Prendergast. La OECD , invece, è dell’avviso che “la mancanza di interoperabilità è un rischio per l’industria dei contenuti”.

Nonostante la gravità di questi assalti frontali da parte dell’industria statunitense, con questa nuova legge la Francia si avvicina comunque alle direttive europee sulla tutela del diritto d’autore: la Commissione Europea ha già iniziato a lavorare per legittimare definitivamente le tecnologie DRM, considerate necessarie per le esigenze di autori e produttori. Una necessità che per essere soddisfatta potrebbe persino portare all’ abolizione dell’equo compenso pur d’introdurre l’obbligo di file protetti da DRM.

Sul New York Times si legge che la situazione a Parigi, per quanto arroventata, potrebbe essere la prima scintilla di una vera e propria rivoluzione nel mercato multimediale . “Il testo del provvedimento afferma il principio dell’interoperabilità”, ha detto il ministro della cultura francese, “ed in questo campo siamo adesso dei pionieri”.

Alcune associazioni di consumatori in Svezia, Danimarca e Norvegia hanno già iniziato a fare pressione su Apple affinché il DRM di iTunes venga reso compatibile con altri dispositivi. Nei paesi scandinavi alcuni sviluppatori stanno già lavorando ad un sistema DRM aperto e compatibile con tutti i dispositivi. I governi di Polonia e Svizzera, sempre secondo il New York Times, starebbero pensando ad avviare un processo di riforma del copyright entro la fine del 2006: qualcuno inizia a pensare che seguiranno l’esempio francese.

Per i membri di EUCD.info , un’iniziativa lanciata da Free Software Foundation , la riforma francese è “la peggiore implementazione della Direttiva Europea sul Diritto d’Autore”. L’associazione ha rivolto un appello ai legislatori francesi affinché riconsiderino i loro passi. Christophe Espern, membro francese di EUCD.info, suggerisce inoltre che “l’imposizione dei DRM permette certamente alle aziende di fare profitto, ma ha degli effetti collaterali sulla libertà degli utenti”.

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Pubblicato il
4 lug 2006
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