Il file-sharing alimenta le vendite di CD

Il file-sharing alimenta le vendite di CD

Questo il risultato di uno studio di Jupiter Media Metrix che toglie alle major una delle armi fin qui usate per criminalizzare lo scambio di file musicali su internet
Questo il risultato di uno studio di Jupiter Media Metrix che toglie alle major una delle armi fin qui usate per criminalizzare lo scambio di file musicali su internet


New York (USA) – Ma chi l’ha detto che scambiare file musicali su internet si traduce in una perdita per l’industria discografica? Ad affermarlo è in effetti la stessa industria che, ora, deve fare i conti con un nuovo studio che sostiene l’esatto contrario. Secondo Jupiter Media Metrix , infatti, chi scambia file musicali in rete compra più CD nei negozi.

Chi utilizza sistemi come Kazaa , chi sfrutta reti come Gnutella per effettuare il download di molti file musicali, secondo l’osservatorio di ricerca di Jupiter Media Metrix è mediamente più portato a compiere acquisti rispetto all’utente internet che non usa questi sistemi.

Stando all’osservatorio, il 34 per cento di chi utilizza sistemi peer-to-peer afferma di spendere in musica più di quanto non avesse fatto prima di iniziare a sfruttare questi ambienti di scambio-file. Solo il 15 per cento parla di una spesa minore mentre gli altri ritengono che la spesa sia invariata. Secondo Jupiter, lo studio è basato sulle interviste ad un campione statistico 1911 utenti di musica online, 305 dei quali esperti fruitori di sistemi peer-to-peer.

Lo studio sostiene che i masterizzatori o la banda larga non hanno alcun impatto su quanto l’utente spende in musica. Affermazioni che nell’insieme tolgono alle major della discografia internazionale alcuni degli argomenti più forti fin qui utilizzati per sostenere la crociata legale contro i sistemi di file-sharing.

Aram Sinnreich, uno degli autori dello studio, sostiene addirittura che “internet è la cosa più grande mai accaduta nell’industria musicale, che sta semplicemente rifiutando di sfruttarla a dovere”.

Non è un caso che la RIAA , cioè i discografici americani, si sia affrettata a far sapere di ritenere curioso il fatto che lo studio di Jupiter Media Metrix contrasti con le proprie rilevazioni secondo cui il file-sharing è responsabile del calo del 5 per cento nelle vendite di musica.

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Pubblicato il
6 mag 2002
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