Chip da innestare nei pedofili criminali

Chip da innestare nei pedofili criminali

Chi ha commesso atti di violenza sessuale sui minori potrebbe essere localizzato, una volta uscito dal carcere, con un chip non estraibile. Lo propone un celebre poliziotto britannico
Chi ha commesso atti di violenza sessuale sui minori potrebbe essere localizzato, una volta uscito dal carcere, con un chip non estraibile. Lo propone un celebre poliziotto britannico

Londra ? Tenere d’occhio chi ha commesso crimini sessuali, in particolare quelli contro i minori, grazie ad un chip innestato all’interno del corpo . Questa la proposta che sul The Times ha voluto fare Ken Jones, presidente dell’associazione che nel Regno Unito raccoglie i più alti ufficiali di polizia ACPO .

Il celebre poliziotto, il più alto in grado nei ranghi della polizia inglese e gallese, ritiene che l’impianto sia una proposta da fare a chi viene condannato per atti di pedofilia violenta o per violenza sessuale. In questo modo le autorità potrebbero realizzare, un po’ come già avviene con i progetti di controllo basati su braccialetto elettronico, una “mappa” speciale, che indichi le zone dalle quali queste persone devono tenersi lontane.

Grazie al tracking satellitare reso possibile dal chip, le forze dell’ordine potrebbero tenere sempre sotto controllo gli spostamenti dei “chippati”: qualora entrassero nelle “zone rosse” la polizia verrebbe immediatamente avvertita dal sistema di monitoraggio. Si tratterebbe, evidentemente, di aree frequentate dai più piccoli, dalle scuole alle giostre fino alle abitazioni di persone che sono cadute vittima di reati sessuali. Al contrario di braccialetti e cavigliere elettronici, questa la tesi, il chip sarebbe assai più difficile da rimuovere.

“Se siamo pronti a tracciare i movimenti delle automobili – ha dichiarato – perché non dovremmo monitorare quelli delle persone? Si potrebbero chirurgicamente inserire chip nei più pericolosi condannati per reati sessuali che abbiano espresso il proprio consenso”.

Secondo Jones, infatti, non si può parlare di impianto obbligatorio , una misura che incontrerebbe di certo la fiera opposizione delle associazioni che si battono per il rispetto dei diritti umani. Ciò nonostante, spiega, “si potrebbe collaudare sulle persone che rappresentano il maggiore rischio e che volontariamente aderiscano. Sareste sorpresi da quanti di loro sarebbero disponibili ad un controllo di questo tipo”.

Il riferimento di Jones è al fatto che oggi, nel Regno Unito e in molti altri paesi, chi ha scontato una condanna per simili reati rimane comunque nell’occhio delle forze dell’ordine e in molti casi è soggetto a misure restrittive, che possono comprendere il comunicare i propri spostamenti o il presentarsi periodicamente in stazioni di polizia. Misure che il chip consentirebbe di eliminare .

Per indorare la pillola, se così la si può chiamare, Jones ha spiegato che questi chip potrebbero anche consentire alle forze dell’ordine di monitorare lo stato di salute dei soggetti , ad esempio le loro pulsazioni o la pressione sanguigna, consentendo loro di intervenire in caso di malori. Sono dati che consentirebbero alle forze dell’ordine, evidentemente, di monitorare anche la permanenza del chip all’interno del corpo del soggetto. Ma questo Jones non l’ha dichiarato.

Le dichiarazioni di Jones, ad ogni modo, non arrivano casualmente: proprio in queste settimane nel Regno Unito si discute di proposte per leggi di prevenzione contro i reati sessuali. Tra i modelli presi in considerazione c’è la celebre Megan’s Law americana, quella che ha consentito a tutti gli stati americani di dotarsi di gogne elettroniche pensate per consentire a chiunque di conoscere i dati delle persone condannate per questo genere di reati.

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Pubblicato il 18 lug 2006
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