InTheField, giornalismo diffuso open source

InTheField, giornalismo diffuso open source

Un ricercatore dell'Università di Stanford sta sviluppando una piattaforma open source per trasformare qualsiasi utente di videofonino in un produttore di notizie, attraverso un'interfaccia semplice ed intuitiva
Un ricercatore dell'Università di Stanford sta sviluppando una piattaforma open source per trasformare qualsiasi utente di videofonino in un produttore di notizie, attraverso un'interfaccia semplice ed intuitiva

San Francisco (USA) – Erik Sundelof , ricercatore dell’ Università di Stanford , crede che moblog e videofonini possano innescare un mutamento genetico nella struttura dell’ informazione giornalistica online . Sundelof fa parte del programma Reuters Digital Vision Fellow e sta sviluppando una piattaforma aperta, battezzata InTheField , che permette di coinvolgere tutti i possessori di videofonino nel cosiddetto “flusso informativo”: uno scatto, una chiamata al cellulare e l’evento notiziabile è subito online.

L’idea non suona certo nuova a chiunque abbia esperienza nel mondo dei blog e dei cosiddetti grassroot media , ma come si legge in una intervista rilasciata all’emittente statunitense PBS , Sundelof desidera rendere più accessibili tecnologie già molto diffuse.

Dietro al progetto del ricercatore c’è Reuters , apparentemente interessata alla figura del “reporter diffuso”: semplici cittadini che, con l’invio di materiale multimediale, possano integrare il lavoro dei giornalisti professionisti. Un esempio delle potenzialità dei “reporter diffusi” viene da Greenpeace UK , che ha utilizzato cellulari equipaggiati con fotocamera per raccontare in diretta una mobilitazione di massa a Londra.

“Uno dei problemi maggiori del giornalismo diffuso”, ha detto Sundelof, “è dato dalla difficoltà di filtrare le informazioni provenienti dalla base degli utenti”. In pratica, ha spiegato l’esperto, il pluralismo informativo conseguente ad una sovrabbondanza di fonti, come nel caso del giornalismo diffuso, va bilanciato con un’attività di selezione e controllo.

“Con il mio progetto, che coinvolge l’uso di terminali cellulari, tutto questo sarà più semplice”, ha detto Sundelof, “perché qualsiasi notizia inviata viene identificata dal numero del cellulare e dai dati dell’utente”. In pratica, InTheField dovrebbe funzionare da punto di passaggio tra il “reporter diffuso” e gli editori, facilitando l’invio ed al tempo stesso il controllo di qualità.

Il sistema, ancora in fase sperimentale, è stato utilizzato in India per dotare l’associazione Video Volunteers di una struttura d’editoria multimediale. “Loro stanno in India, hanno l’attrezzatura audiovisiva per catturare notizie, gli insegno come utilizzarle e poi tutto quello che resta da fare è chiamare un numero di telefono”, ha spiegato Sundelof. I dettagli tecnici del sistema non sono stati ancora rivelati e non è ben chiaro come possa avvenire l’invio di informazioni tra reporter ed editore.

“Quel che vorrei”, ha poi concluso il creatore di InTheField, “è che le persone fossero in grado di utilizzare questo software per adattarlo alle proprie esigenze, così da poter usare lo strumento per inviare materiale multimediale dal proprio cellulare in modo intuitivo e sfruttando una molteplicità di canali: foto, video, testo”. Il sogno di Sundelof potrà realizzarsi? Avrà un impatto reale sul mondo dell’informazione? Le file dei sostenitori della “rivoluzione” introdotta dai nuovi media contano già centinaia di migliaia di entusiasti.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
20 lug 2006
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