Interviste/ ADSL? Sì, ma non aspettatevi troppo

Interviste/ ADSL? Sì, ma non aspettatevi troppo

Parla Joy Marino, Direttore della Pianificazione Strategica e M&A di I.NET e vicepresidente di AIIP. Perché l'ADSL è un passaggio obbligato, perché viene pubblicizzato male e perché è bene non aspettarsi nulla dall'UMTS
Parla Joy Marino, Direttore della Pianificazione Strategica e M&A di I.NET e vicepresidente di AIIP. Perché l'ADSL è un passaggio obbligato, perché viene pubblicizzato male e perché è bene non aspettarsi nulla dall'UMTS

Roma – Sono settimane in cui si moltiplicano le offerte ADSL degli operatori e gli spot invadono persino la televisione. Aziende e privati si interrogano sull’ADSL, se possa davvero essere utile, se non è l’incubo descritto da alcuni, se è davvero il broadband che si attende… Per capirne di più e per approfondire un argomento che sta cuore a tutti, operatori, imprese e singoli utenti, Punto Informatico ha intervistato Joy Marino, Direttore della Pianificazione Strategica e M&A di I.NET nonché vicepresidente di AIIP , l’associazione dei provider. Una chiacchierata con un pioniere della rete italiana che ha consentito di affrontare alcune delle questioni chiave della connettività nostrana.

Punto Informatico: Se dico ADSL a cosa pensi? È davvero la via alla banda larga? E lo è sia per i privati che per le imprese?
Joy Marino: L’ADSL è un passaggio obbligato, pensando soprattutto alle imprese è oggi l’unico modo rapido per giungere a poter disporre di una connettività internet decente. Se si guarda alle piccole e medie imprese, l’ossatura dell’economia italiana, non c’è altro.

PI: Un passaggio implica uno spostamento in avanti… Verso dove?
JM: Cinque anni fa non aveva senso parlare di e-commerce perché non c’erano gli utenti, e si è dovuto attendere che si formasse una massa critica capace di giustificare gli investimenti. Allo stesso modo oggi si tende ad immaginare cose fantasmagoriche, frigoriferi che dialogano attraverso la rete, scenari straordinari. Per arrivare a tutto questo, però, non c’è altra via se non utilizzare e investire nella connettività in rame.

Joy Marino PI: E le operazioni come quella di Fastweb, che puntano tutto sulla fibra?
JM: L’approccio di Fastweb va osservato con attenzione ma porta con sé tutti i rischi di un balzo innaturale, innaturale perché salta un passaggio. Se riusciranno nell’operazione ne avranno grandi benefici, se non riusciranno potranno comunque affrontare la situazione se riescono a ottenere una sufficiente customer base.

PI: E ti sembra che l’ADSL stia rispondendo alla necessità di privati ed aziende di “andare oltre” il dial-up tradizionale?
JM: Io sono sconcertato da come viene pubblicizzato l’ADSL. Se si guarda a come viene promosso appare chiarissimo che non viene presentato.
Prendiamo il prodotto di punta, quello di Telecom Italia, che vende pochino. Dimmi tu cosa può capire il pubblico dalla pubblicità di Telecom?
Questo significa, in sostanza, che chi può farsi due conti, chi può capire se una certa offerta gli conviene o meno sono gli smanettoni o comunque quelli che già sanno.
Chi ha in mano queste cose, oggi, non si pone l’esigenza di informare. PI: L’ADSL soffre di un problema, diciamo… culturale?
JM: Nella mia esperienza ho imparato che siamo ancora in una fase nella quale è necessario educare i clienti, come fa I.NET. Chi è partito per primo ha già fatto tutti gli errori ed è in condizione di offrire l’esperienza acquisita sul campo.

PI: Quindi?
JM: Quindi quando si parla di ADSL non si deve promettere la Luna.
L’ADSL è prima di tutto uno strumento che consente all’utente, a quello business ma anche al privato, di rimanere sempre connessi. L’always-on è la caratteristica portante dell’ADSL. Non certo la velocità.

PI: Non è una rivoluzione…
JM: E’ molto significativo. Un tempo si citava la legge di Metcalfe, quella secondo cui il valore o l’utilità di una rete è pari al quadrato dei nodi-utilizzatori che ci sono. Questo non è vero con il modem tradizionale a casa, perché quello è un utente vampiro, perché sfrutta quello che c’è. Ma quando sei sempre connesso e la tua macchina fa cose e opera quando dormi o quando non ci sei, allora sì, aumenta al quadrato il valore della rete.

PI: Tutto questo in un mercato fortemente condizionato dalla presenza di un operatore dominante.
JM: Mi sembra che negli ultimi due anni abbiano fatto un discreto lavoro le Autorità garanti per aprire il mercato. Pensiamo anche alla legge di equiparazione tra provider e compagnie telefoniche. C’è una rinnovata attenzione alle sacche di monopolio, c’è una pressione per far svegliare il mercato con ogni mezzo.
Questo non toglie che ci siano punti molto critici.
Pensando all’ADSL, per esempio, possiamo dire che si sta aprendo perché il ramo retail di Telecom Italia è sufficientemente separato dal ramo network, tanto da costringere Telecom a porre sul mercato offerte che possano essere accettate dagli altri operatori, per non uccidere la propria creatura…
Ma sul mercato business questo non succede. Ci sono ostacoli gigantechi per tutto quello che riguarda HDSL o xDSL… Si sono create difficoltà per tutti i concorrenti. Telecom mantiene un potere discrezionale in termini di traffico o non traffico, in termini di raggiungibilità o meno del cliente.
Questo significa che il mercato ancora non è aperto a sufficienza.

PI: L’HDSL è una nota dolente del mercato italiano della connettività.
JM: Nel dicembre 2000, l’Autorità per le TLC aveva dichiarato che l’HDSL doveva poter essere introdotta con tariffe certe per tutti gli operatori, ma poi si è rimangiata tutto affermando che in realtà si parlava di ADSL e non di HDSL.
In questo senso una decisione, attesa, ancora non è arrivata. Ma su questo è l’Authority che deve uscirne fuori. Capisco quali sono i problemi di Telecom, come quello di un mercato delle CDN basato su prezzi stratosferici e della mancata programmazione di un “atterraggio morbido” sugli sconvolgimenti del mercato. PI: Dobbiamo essere soddisfatti delle infrastrutture TLC italiane?
JM: Sulle infrastrutture il punto chiave rimane l’ultimo miglio.
Per il resto direi che è successo quanto di meglio ci si poteva aspettare: la connettività internazionale è arrivata a livelli minimi (viene da chiedersi se risaliranno i prezzi?), nella connettività interurbana la competizione c’è e ci sono offerte diverse. In più ora finalmente si inizia a valutare non solo il prezzo ma anche la qualità del servizio.

PI: Perché l’ultimo miglio è un problema?
JM: Anche in questo caso siamo di fronte ad un passaggio: quanti sono gli operatori oggi disponibili ad investire tanto per collocare le proprie attrezzature nelle centrali Telecom, per arrivare al cliente finale, sapendo che tutto questo dovrà essere buttato via entro tre anni?

PI: Perché tre anni?
JM: In questo tempo si avrà un mercato maturo, sia in termini di offerta che finalmente anche di domanda, un mercato maturo per avere una rete infrastrutturale in fibra ottica. Di fatto oggi un investimento importante sull’ultimo miglio rischia di essere un investimento che nasce già vecchio.

PI: A proposito di broadband. Dell’UMTS ci hanno detto che era una meraviglia, poi che le licenze sono costate troppo, l’ultima è che i tempi sono lunghi. A cosa dobbiamo credere?
JM: L’anno scorso dicevo che l’UMTS è un pallone che si è gonfiato e rimango di quell’idea. D’altra parte chi l’ha detto che la nuova tecnologia debba forzatamente affermarsi, vincere ad ogni costo? Sono numerosi gli esempi in cui delle novità tecnologiche non s’è fatto più niente.

PI: Perché non dobbiamo aspettarci granché dall’UMTS?
JM: I motivi sono sostanzialmente due.
Il primo è che il GPRS è più che sufficiente a svolgere un ruolo di connettività wireless. Il secondo è che il mercato nel settore voce lo sanno gestire le aziende telefoniche al meglio, perché è un modello di business che ha funzionato. Ma i dati sono un altro mestiere, è un business dove i contenuti devono essere diffusi, ci devono essere tanti soggetti che interagiscono, si deve pervenire ad una specializzazione di business. In una battuta: telefonisti e internet non vanno d’accordo.
L’ecosistema internet sopporta a malapena l’ex monopolista, può andar avanti ma non prospera. E forse ha ragione Negroponte: un movimento dal basso di wireless LAN arriva prima dell’UMTS.

PI: Un’ultima battuta: quando hai iniziato ad occuparti di Internet davvero in pochi avevano deciso di investirci sopra. Oggi mi hai detto che sei un utente Internet soddisfatto. Sei contento di quello che sta diventando “la rete delle reti”?
JM: Sì, oggi sono abbastanza soddisfatto. Se si toglie un po’ di spazzatura, un po’ di siti che raccontano fole, riesco ad utilizzarla bene, per esempio consegnando la denuncia dei redditi e effettuare pagamenti senza muovermi da casa.. Siamo dove immaginavo cinque anni fa che saremmo stati.
Mi fa piacere, poi, vedere la mia famiglia ogni giorno scoprire qualcosa di nuovo in rete…

Intervista a cura di Paolo De Andreis

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Pubblicato il
10 mag 2002
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