Carcere per il cracker delle botnet

Carcere per il cracker delle botnet

Un americano di 21 anni passerà 37 mesi dietro le sbarre per aver gestito una rete di PC infetti con cui rastrellava denaro e si dilettava in pericolosi attacchi a strutture critiche. Gli è andata bene
Un americano di 21 anni passerà 37 mesi dietro le sbarre per aver gestito una rete di PC infetti con cui rastrellava denaro e si dilettava in pericolosi attacchi a strutture critiche. Gli è andata bene

Los Angeles (USA) – Una sentenza esemplare: così l’ha definita il magistrato distrettuale che nelle scorse ore ha condannato il 21enne californiano Christopher Maxwell a tre anni ed un mese di carcere. La sua colpa? Aver infettato migliaia di computer e averli utilizzati da remoto a scopo di lucro e non solo.

La condanna prevede che, passato il periodo detentivo, Maxwell trascorra tre anni in libertà vigilata. Secondo il giudice Marsha J. Pechman, è essenziale che quanto accaduto al giovane cracker sia di avvertimento a “tutti i giovani che smanettando nei propri seminterrati sono usciti di testa”.

Gli è andata bene
Il ragazzo, che si è dichiarato colpevole al processo per evitare pene ancora più pesanti , è stato condannato per aver creato con due complici una botnet di PC zombie, ossia infettati e controllati da remoto, per sparare spam e malware su un numero elevatissimo di computer rastrellando così almeno 100mila dollari .

Ciò che però ha reso pesantissima la posizione processuale del cracker è il fatto che quella botnet è stata utilizzata per prendere di mira con attacchi di tipo DDoS (distributed denial-of-service) sia reti militari che le infrastrutture telematiche di un ospedale californiano che ha denunciato il fatto sostenendo di non aver potuto utilizzare per ore i propri computer.

La legislazione americana considera un’aggravante la realizzazione di attacchi che possano nuocere alla salute, come quello scagliato contro il Northwest Hospital. Per questo c’è chi considera la pena di Maxwell più leggera di quanto avrebbe potuto essere. Non solo, alcune condanne pronunciate in precedenza contro gestori di botnet si sono tradotte in pene assai più pesanti .

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Pubblicato il
31 ago 2006
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