Brasile, Google cede e apre i database

Brasile, Google cede e apre i database

Sotto la minaccia di sanzioni, BigG rispetta gli ordini di un tribunale per aprire i database del social network Orkut: le informazioni serviranno alle autorità per far luce su alcuni crimini violenti
Sotto la minaccia di sanzioni, BigG rispetta gli ordini di un tribunale per aprire i database del social network Orkut: le informazioni serviranno alle autorità per far luce su alcuni crimini violenti

Rio de Janeiro (Brasile) – Le autorità brasiliane hanno avuto la meglio su Google : la richiesta d’accesso alle informazioni sensibili contenute negli archivi di Orkut , formulata circa sei mesi fa da alcuni giudici di Rio de Janeiro, è stata finalmente accolta. La scintilla che ha acceso l’interesse dei giudici per Orkut è un fatto di cronaca locale.

Orkut, di proprietà del gruppo Google, è infatti un servizio di social network particolarmente popolare tra gli adolescenti brasiliani. Nei mesi scorsi, secondo le autorità, alcune bande di teppisti hanno utilizzato Orkut per organizzare regolamenti di conti e risse. Inizialmente, il distaccamento locale di Google propose di censurare gli utenti più scomodi e collegati ai fatti, senza dover giungere all’apertura dei database.

Tuttavia, i giudici brasiliani hanno esercitato pressioni sulla multinazionale americana fino a costringerla a desistere: secondo una ricostruzione fornita dal Washington Post , il governo di Brasilia ha minacciato Google con dure sanzioni amministrative – fino a 23mila dollari al giorno. Il tutto, ha spiegato la legale di Google Nicole Wong, “per un campione relativamente esiguo di dati personali”.

Gli inquirenti avranno accesso agli indirizzi IP ed ai dati di registrazione degli utenti finiti nelle indagini. Wong ha voluto sottolinare che si tratta di informazioni personali riguardanti i partecipanti ad almeno 70 reati registrati dalle autorità. “Non abbiamo certo dato l’accesso a miliardi di pagine”, ha spiegato la legale, “ma è un’operazione piuttosto discreta”.

Alcuni osservatori hanno fatto notare che Google non è stato così coriaceo come quando ha negato il database utenti al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. C’è però da dire che le richieste del governo brasiliano, mirate ad assicurare alla giustizia alcuni sospetti, sono completamente diverse da quelle degli Stati Uniti, che volevano avvalersi degli archivi di Google per riesumare una legge incostituzionale .

Marc Rotenberg, responsabile dell’associazione EPIC in difesa della privacy, ha voluto sottolineare che l’epilogo dello scontro tra Brasile e Google “definisce un momento critico per il futuro dell’industria”. Le aziende che operano coi dati degli individui, secondo Rotenberg, devono decidere se “diventare negozi al dettaglio per i magistrati” oppure no. L’opinione dell’esperto è che fintanto le aziende online utilizzeranno dati personali per marketing ed altri motivi commerciali, avranno ben poche possibilità d’uscire dal mirino delle autorità giudiziarie.

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Pubblicato il
6 set 2006
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