SETI 2020, ET non ci scappa

SETI 2020, ET non ci scappa

La caccia ai "marziani" non si ferma. Dopo aver annunciato, la scorsa estate, la continuazione del progetto SETI@Home, l'omonimo istituto stila ora un rapporto sui piani d'azione futuri e le nuove metodologie di osservazione del cosmo
La caccia ai "marziani" non si ferma. Dopo aver annunciato, la scorsa estate, la continuazione del progetto SETI@Home, l'omonimo istituto stila ora un rapporto sui piani d'azione futuri e le nuove metodologie di osservazione del cosmo


Mountain View (USA) – In un rapporto di imminente pubblicazione, conosciuto come SETI 2020, uno speciale gruppo di lavoro, formato da numerosi scienziati provenienti da tutto il mondo, ha cercato di delineare i piani futuri del progetto SETI, piani che potrebbero accelerare l'”avvistamento” della prima civiltà extraterrestre.

Da quando è stato fondato nel 1984, l’istituto di ricerca privato SETI ha concentrato i suoi sforzi proprio nella ricerca di segnali provenienti dallo spazio che potessero “tradire” la presenza nella nostra galassia di altre forme di vita intelligente.

Il rapporto SETI 2020 prende in considerazione un arco di tempo di due decenni, periodo durante il quale le tecnologie e la potenza elaborativa a disposizione del progetto cresceranno enormemente permettendo di scrutare più in profondità lo spazio siderale.

Fra i tre nuovi metodi di ricerca proposti dal gruppo di lavoro di SETI 2020 c’è “Optical SETI”, un progetto che potrebbe affiancare l’attuale SETI@Home alla ricerca non più soltanto di segnali radio “sospetti” ma anche impulsi laser, un mezzo di comunicazione che, secondo il CEO del SETI Thomas Pierson, qui sulla Terra si è già dimostrato ottimo per coprire grandi distanze.

La seconda proposta è quella di estendere l’osservazione astronomica a tutto il cielo, in tutte le ore e in una più vasta scala di radio frequenze. Secondo Pierson questo sarà però possibile solo nel momento in cui la potenza elaborativa permessa dal calcolo distribuito crescerà ancora.

Il terzo progetto è invece già in moto e riguarda un punto importante del futuro del SETI@Home: sganciarsi finalmente dalla pratica del prendere in “affitto a tempo” gli altri telescopi e poterne disporre di uno proprio. Questo nuovo progetto, interamente finanziato da Paul G. Allen, si avvarrà di una grande matrice costituita da centinaia di piccole parabole nella periferia di San Francisco. I lavori per questo il telescopio “a matrice” inizieranno nel 2003 ed dovrebbero arrivare a compimento per il 2005.

Per il SETI i prossimi anni si preannunciano dunque densi di novità e attese: sebbene poco “scientifico”, forse l’ultima cosa che resta da fare, a questo punto, è incrociare le dita e sperare che gli omini verdi la smettano di giocare a nascondino.

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Pubblicato il
8 feb 2001
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