Chacha Search, cercare è umano

Chacha Search, cercare è umano

Dall'inizio di settembre è online un servizio di ricerca che sfrutta motori umani e che promette un'informazione gratuita, raffinata da operatori pagati. Prova su strada del nuovo search
Dall'inizio di settembre è online un servizio di ricerca che sfrutta motori umani e che promette un'informazione gratuita, raffinata da operatori pagati. Prova su strada del nuovo search

“Chiedete e vi sarà dato (in sovrabbondanza)”: questa la filosofia dei tradizionali motori di ricerca. “Chiedete e vi sarà scremato”: questo l’ambizioso proposito di Chacha (“Cha” significa “cerca”, in cinese), un motore di ricerca che fa convivere il fattore umano con gli algoritmi. È dall’inizio di settembre, da quando il servizio ha preso il via in versione Alpha, che su forum, blog e magazine brulicano rumors riguardo a questo servizio, ideato da Scott A.Jones e Brad Bostic.

Un plotone di ” Guides “, gli operatori, si cava gli occhi al posto dell’utente selezionando le URL in grado di soddisfare le richieste più impensabili, esaminando i risultati provenienti da motori di ricerca e attingendo a fonti da essi non indicizzate. I responsi vengono poi organizzati e resi disponibili per ricerche future.

L’impalcatura economica sulla quale si regge Chacha è la pubblicità. Mentre si interpellano le Guide mediante una finestra di chat, si sorbiscono un paio di banner al lato della pagina. La risposta offerta dal web crawler umano è affiancata da alcuni link a pagamento, coerenti con la ricerca. L’operatore, affinché garantisca accuratezza nella risposta, viene pagato fino ad un massimo di 10 dollari l’ora, in base alla sua reputazione (proprio oggi i più anziani di loro terminano la sessione di addestramento e iniziano a percepire il compenso). Le nuove Guide vengono reclutate con un sistema di inviti: questo meccanismo può fruttare all’operatore che recluta qualcuno fino al 10 per cento di quanto guadagna la nuova “guida” da lui presentata.

Il servizio messo a disposizione da Chacha ricorda il modello partecipativo e il sistema di attribuzione di Yahoo! Answers e Windows Live QnA , entrambi gratuiti (coloro che mettono a disposizione la loro erudizione, però, a differenza degli operatori di Chacha, si prestano solo per onore e gloria), nonché di Google Answers , le cui risposte sono a pagamento.
Tutti questi servizi sono collocabili nell’ampio orizzonte del social search , accuratamente analizzato da Chris Sherman per Search Engine Watch .

Ma funziona davvero? A leggere in giro molti si lamentano della lentezza di Chacha, spesso sovraccarico a causa dei troppi contatti e dei troppi operatori che si contendono una query, altri sostengono che alcune Guide si dimostrano poco competenti.
Ma questi sono verosimilmente problemi limitati alla versione Alpha: operatori e sistema sono ancora in fase di training . Di certo, alcuni rumors non fanno bene al motore di ricerca che rischia anche di perdere credibilità per conflitto di interessi: se un utente chiedesse ad una Guide di trovare un albergo per una notte a Chicago, potrebbe venire indirizzato verso un link remunerativo per l’operatore o per la società, senza che la risposta sia segnalata come annuncio a pagamento.

Un’altra questione da considerare è il target che Chacha intende colpire.
Il viral marketing con il quale si cerca di far conoscere Chacha è localizzato soprattutto su forum, magazine, blog dedicati all’ICT. Un pubblico esperto, dunque. Ma un utente di questo tipo sarà disposto, per raffinare l’informazione, ad affidarsi ad una persona che lo faccia in sua vece? E, nel caso in cui sia disposto a farlo, non pretenderà un servizio “professionale”, fornito da un operatore che abbia più competenza di lui? Forse le Guide devono ancora specializzarsi.
Un problema di marketing si pone invece nel caso in cui Chacha intenda conquistare una porzione di pubblico che ha poca confidenza con il Web. Probabilmente questo tipo di utenza sarà felice di lasciare che qualcuno selezioni la mole di informazione per lui: è difficile però promuovere l’ awareness del servizio presso un tale pubblico, se non facendo uso di mezzi più mainstream rispetto a blog e forum.

Di seguito la prova su strada di Chacha per Punto Informatico. Per provare ad immaginare uno scenario in cui Chacha potrebbe minare il primato di Google (secondo Hitwise, Google raccoglie oltre il 60% delle query formulate ), è indispensabile sperimentare il servizio, per individuare punti a favore e a sfavore.

Punto Informatico ha interrogato Chacha riguardo all’uscita del videogioco GTA IV per PC. È di scarso aiuto la sezione dei risultati indicizzati: i consigli riguardo ai siti in cui cercare sono fuorvianti.

Ci si rivolge ad un operatore: l’attesa è minima, una Guide abbocca subito all’amo e, con fare cortese, propone di aggiungere qualche indizio in più al semplice “GTA IV”. È necessario cercare di destreggiarsi con l’inglese (ecco un potenziale limite del servizio, almeno per ora): la Guide appare indulgente.

L’operatore mette in gioco il valore aggiunto della sua competenza e chiede di specificare se la domanda posta si riferisce al quarto capitolo di GTA, oppure a GTA IV (che non è esattamente il quarto episodio della serie).
E fornisce tempestivamente la data di uscita di GTA IV per Xbox 360 (compare un link alla notizia a centro pagina), mentre chiede di attendere per avere notizie riguardo alla release per PC. Nulla di fatto sui motori di ricerca tradizionali, rivela, ma a suo modesto parere l’edizione giocabile su PC verrà rilasciata dopo un anno circa dall’uscita del gioco per console.

Un banner ingombrante cerca di spiccare sul lato destro dello schermo (non vi si presta molta attenzione se la chat con la Guide è scandita da ritmi serrati, inoltre, in questo caso, il banner non è attinente alla ricerca). Si vota il servizio ricevuto, che qualifica l’operatore. Stop al cronometro. Tempo impiegato: 6 minuti.

Deludente il secondo tentativo di utilizzare il servizio: si domanda all’operatore una breve biografia di Brad Bostic, co-fondatore di Chacha. Tre Guide di seguito fanno rimbalzare la query fra di loro, promettendo risposte esaurienti in tempi brevi, ma di fatto chiudono la sessione di chat. Il quarto chiede se Brad Bostic sia un attore (!), e, dopo aver specificato che si è interessati a rintracciare una breve biografia di uno dei suoi boss, si dilegua, intuendo, forse, la magra figura.

Il quinto operatore abbandona la richiesta allo stesso destino: propone due link a pagine in cui Bostic è soltanto citato. Si chiede qualcosa di più dettagliato: session ended .

Gaia Bottà

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Pubblicato il
2 ott 2006
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