Hi-tech, la Finanziaria 2007 un disastro?

Hi-tech, la Finanziaria 2007 un disastro?

di Saverio Manfredini - Si leggono in giro giudizi forse un po' troppo frettolosi sul testo del Governo in materia ICT. A guardare le tecnologie, ma non il DTT o l'assitenzialismo all'emittenza locale, poteva andar peggio
di Saverio Manfredini - Si leggono in giro giudizi forse un po' troppo frettolosi sul testo del Governo in materia ICT. A guardare le tecnologie, ma non il DTT o l'assitenzialismo all'emittenza locale, poteva andar peggio

Credo che le cose vadano chiamate con il proprio nome. Se la Finanziaria 2007 stabilisce che 120 milioni di euro debbano essere spesi per la televisione digitale terrestre, rappresentata con crudele sarcasmo dall’acronimo “british” DTT, possiamo tutti farci un’idea, decidere con la nostra testa se ciò sia un bene o un male. Ad ognuno la propria opinione. Ma se la stessa normativa parla di contributi all’emittenza locale, in particolare di 30 milioni di euro per sostenerne il rilancio, c’è da chiedersi di cosa si stia parlando.

Nell’epoca del digitale in cui chiunque grazie al broad band può diventare emittente di se stesso a costi vicini allo zero, dove la televisione in mano ai soliti oligopolisti in un processo che appare generazionale oltreché inevitabile non fa che perdere quote di mercato a favore della rete – assicurando comunque a quegli oligopoli tutto ciò che si può succhiare dallo schermo televisivo – è giusto e probabilmente doveroso chiedersi cosa siano quei 30 milioni di euro, cioè le esigenze di chi rappresentino.

Possiamo ragionevolmente ritenere che quei 30 milioni di euro serviranno non tanto a rilanciare un’emittenza locale destinata a soccombere nell’era di Internet, quanto invece a sostenere i lavoratori e le famiglie dei lavoratori dell’emittenza locale. E forse è questa la cosa giusta da fare, la barca affonda ma nessuno lascerebbe annegare i suoi marinai. Però questo si chiama assistenzialismo , non finanziamento per il rilancio, e può assumere varie forme, dalla cassa integrazione alla formazione. Possiamo solo sperare che quei soldi saranno spesi bene, ma di certo questo potrà accadere solo se si ammette da subito che genere di soldi siano.

Detto questo – e tralasciando come accennato la questione DTT su cui ormai non c’è più nulla da dire e c’è solo da aspettare che anche l’ultimo cadavere sia sceso lungo il fiume della rete – la Finanziaria 2007 sulla rampa di lancio non sembra un disastro sul fronte prettamente tecnologico come invece paventato da alcuni.

È vero, non si parla di megafinanziamenti forti e immediati al WiMax per un’Italia connessa interamente in pochi mesi, cosa che si potrebbe ottenere soltanto fregandosene del mercato attuale, dei suoi player (e dunque dei famosi lavoratori, delle bisognose loro famiglie ecc ecc), ma alcune cose buone ci sono.

Ad esempio nel Meridione, ancora non sappiamo con che modalità, si potranno investire 10 milioni di euro l’anno per lo sviluppo del broad band. Non è poco: se quei soldi venissero spesi con cognizione di causa davvero molto si potrebbe fare. Sono migliaia le piccole aziende del sud che aspettano di poter godere di infrastrutture alla pari con i colleghi del nord e soprattutto che le mettano in condizioni di competere con il resto del Mondo: se si riuscisse a far qualcosa almeno sul versante della connettività già un risultato si porterebbe a casa.

Accanto a questo, con procedure e obiettivi ancora tutti da chiarire, si stanziano per il triennio coperto dalla Finanziaria (2007-2009) 30 milioni di euro per sviluppare in tutto il paese progetti per la Società dell’Informazione ed altri 15 milioni per l’Agenzia nazionale che avrà il compito di diffondere e far conoscere le tecnologie dell’innovazione. Alfabetizzazione, dunque, ma anche formazione e informazione.

Né possiamo buttar via il proposito di finanziare l’acquisto di personal computer ai docenti di ogni grado scolastico, compresi quelli universitari, con detrazioni sulle imposte fino a mille euro . Mica male. A fronte di tutto questo si spenderanno 30 milioni di euro per rafforzare nelle scuole la presenza delle nuove tecnologie con finalità didattiche.

Qualcuno dirà che manca una strategia complessiva, ma fino a quando tutti questi denari non saranno convertiti in disposizioni specifiche e concrete è una critica che trovo prematura. Non dovremo peraltro attendere molto per valutare i primi risultati. Di certo fino ad allora sarebbe opportuno astenersi dal contare, calcolatrice alla mano, quanti siano i fondi spesi in innovazione e quanti quelli previsti per il DTT. Ecco! Ci sono ricascato, anche se avevo detto che non bisognava più parlarne. Il DTT? E che cos’è?

Saverio Manfredini

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Pubblicato il
5 ott 2006
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