Ed eccolo, Mozillone è qui!

Ed eccolo, Mozillone è qui!

Ed eccolo, finalmente: Mozilla 1.0 è stato ufficialmente rilasciato con la benedizione della sua comunità di sviluppatori ed è pronto a mostrare tutte le sue grazie made in open source. Un commento
Ed eccolo, finalmente: Mozilla 1.0 è stato ufficialmente rilasciato con la benedizione della sua comunità di sviluppatori ed è pronto a mostrare tutte le sue grazie made in open source. Un commento


Roma – Mozilla 1.0, il browser open source più atteso della storia, è finalmente disponibile per il libero download. Dopo quattro lunghi anni di sviluppo, che ha visto il recente rilascio di tre release candidate e varie build 1.0 non ufficiali, il Mozillone open source ha raggiunto la piena maturità e spera di guadagnare sempre più consensi, specie fra il pubblico degli utenti Linux.

Mozilla 1.0 è disponibile per un gran numero di piattaforme, fra cui Windows, MacOs, OsX, Linux, BeOs e varie versioni di Unix, e questo soprattutto grazie al suo progetto “aperto”.

Punto Informatico ha già descritto tutte le principali funzionalità e novità di Mozilla 1.0 in una recensione approfondita della versione 0.9.9, pressoché identica a quella defintiva.

La versione definitiva di Mozilla 1.0 può essere scaricata da qui .

Nella prossima pagina di questo articolo un commento di Luca Schiavoni all’uscita del nuovo browser.


Roma – Ora tocca ai chiacchieroni. A tutti quelli che non perdono occasione di alzare il dito, e la voce, contro lo strapotere dei monopoli, contro i mangiatutto, contro chi ha spostato l’ago della bilancia degli standard per il web, contro chi produce software al fine esclusivo del profitto.

Tocca agli stati, ai comuni, alle pubbliche amministrazioni che cominciano ad abbracciare con sempre più convincimento e cognizione di causa il Software Libero. Tocca alle aziende che si lamentano dei costi e dei modus operandi del leader di mercato e poi per pigrizia o inconsapevolezza regalano ad Internet Explorer e quindi a Microsoft lo scettro del navigatore più utilizzato sul pianeta Terra.

Ma è un potere che è solo nei numeri, nelle statistiche. Lungi da me di entrare nel terreno minato del processo Microsoft, anche perché penso che qualsiasi azienda privata sia liberissima di operare nel modo in cui Microsoft ha operato e che nessuno Stato può entrare nel merito di come un sistema operativo informatico può o non può funzionare o essere assemblato, ma è difficilmente dimostrabile che esisteva una reale alternativa funzionante su più sistemi operativi ad Internet Explorer.

Ora il mostro sputafiamme è nato, dimostrando che esistono altri modi di sviluppare software, non serve Mick Jagger o David Byrne, non servono gli spot televisivi, non serve mettere i manubri alle corna di un alce, non serve tappezzare il web di cieli e prati. Non serve pagare fior di quattrini programmatori col campo da golf e la nursery, non serve regalare azioni, inventarsi strategie di mercato nel FarWest di un mercato inventato da chi lo riempie di prodotti ed esigenze.

Mozilla arriva dove Opera (a pagamento) non arriva, dove Netscape (abbandonato da AOL) non arrivò e arriva dove Internet Explorer non arriverà forse mai. Ma il vero potere Mozilla lo avrà nei numeri, in quelle statistiche di utilizzo che oggi premiano Microsoft, quella Microsoft che lanciò il suo browser gratuito sul mercato poco tempo dopo le imbarazzanti dichiarazioni del suo CEO che sottovalutavano l’importanza e la portata della “rivoluzione Internet”.

Quei numeri devono crescere e sono destinati a cambiare. Per dimostrare di nuovo a quella che è la prima azienda mondiale di software che ha sbagliato ancora una volta. Non solo Internet è innegabilmente diventato un media importante, ma il Software Libero e nuovi sistemi di produzione e distribuzione del software hanno successo, tanto di quel successo che non passa settimana senza che un uomo Microsoft non rilasci qualche dichiarazione allergica nei confronti di Linux, dell’Open Source o di qualcosa che comunque non assomiglia ad una scatola coperta di cellophane contenente una licenza numerata da sbloccare con un numero verde previa installazione del codice segreto e scansione della retina (prima o poi…).

I chiacchieroni ora devono soltanto andare su Mozilla.org. Che usino Apple, Linux o Windows. Cosa aspettano?

C’è qualcuno veramente felice di usare un programma di posta capace di eseguire files, e che può essere usato tranquillamente solo in tandem con un aggiornatissimo antivirus? C’è qualcuno veramente soddisfatto di usare un programma di navigazione che salva continuamente centinaia di megabyte di file temporanei in vari punti del sistema operativo senza dare neanche la possibilità di controllarli comodamente? C’è qualcuno che gode nel dover scaricare patch di sicurezza e sentirsi persino in colpa se se ne dimentica qualcuna? C’è qualcuno orgoglioso di curiosare nei newsgroup con uno dei peggiori client Usenet esistenti, solo perchè se lo ritrova preinstallato insieme a Windows?

Così come nessun disegnatore o grafico si ferma al Paint di Windows, nessun matematico si ferma alla Calcolatrice di Windows, nessuno scrittore si ferma al Blocco Notes, nessun giocatore si ferma al Solitario, mi sembra altrettando sensato che nessun navigatore debba fermarsi ad Internet Explorer.

Gli utenti Linux ed Apple partono avvantaggiati, i primi anche volendo non hanno a disposizione Internet Explorer ed i secondi invece se lo ritrovano sui Cd di installazione. E i duri e puri disdegnano qualsiasi prodotto di ZioBill.

Gli utenti Windows potrebbero, dovrebbero, essere spinti a scoprire che uno standard non è sempre quello che propone l’azienda principale di un certo mercato. Lo standard lo decidono gli utilizzatori, gli utenti, in base alla comodità di un certo sistema o prodotto.

Mozilla ed Internet Explorer, entrambi prodotti gratuiti disponibili a tutti quelli che hanno accesso ad internet in maniera molto semplice (anche se il download di Internet Explorer è enormemente più impegnativo e lungo rispetto a quello di Mozilla) apparentemente sono sullo stesso piano e sullo stesso mercato.

Ma uno ha un codice aperto e qualsiasi problema o bug può essere scoperto e tappato da una vasta comunità di sviluppatori, l’altro è proprietario e se ci sono problemi bisogna aspettare che qualche smanettone nel Missouri lo scopra, riesca a farsi sentire e quindi sperare che in qualche stanzetta di Redmond una squadra di programmatori intervenga e sforni in tempi brevi una patch di qualche mega.

Uno è ampiamente personalizzabile sia nell’aspetto che nei contenuti e quindi qualsiasi azienda o fornitore di servizi può produrne versioni differenti dall’originale, per non parlare delle traduzioni dell’interfaccia o delle SideBar realizzabili in pochi minuti da qualsiasi sito per fornire informazioni a portata di clic. L’altro è proprietario e per realizzarne e distribuirne personalizzazioni bisogna relazionarsi con la burocrazia e gli uffici stampa di una azienda che produce dai joystick ai sistemi di sviluppo, dai videogiochi ai mouse senza filo.

Uno cambia forma e funzioni sulla base delle segnalazioni degli utilizzatori e degli sviluppatori, l’altro cambia strada e versioni dopo analisi di mercato e sondaggi.

Uno si può scegliere, e l’altro si ha senza possibilità di scelta. O meglio.. se uno smanettone del Missouri (sempre lui!) riesce a disinstallarlo dal sistema operativo si guadagna pure la notizia in homepage sui quotidiani informatici.

Nei sonni di Internet Explorer è comparso un draghetto. Sta già cominciando a sentire puzza di bruciato…

Luca Schiavoni

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Pubblicato il 6 giu 2002
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