Computer e ciccia, la tecnologia ingrassa

Computer e ciccia, la tecnologia ingrassa

Non è più solo una sensazione: tra i tecnofili l'obesità aumenta e alcuni studiosi parlano addirittura di epidemia. Chi usa il computer si muove meno
Non è più solo una sensazione: tra i tecnofili l'obesità aumenta e alcuni studiosi parlano addirittura di epidemia. Chi usa il computer si muove meno


Roma – Chiunque sia mai stato a convegni e seminari ad alta densità di tecnofili potrebbe averlo notato e ora la sensazione che il sovrappeso e l’obesità siano diffusi tra chi usa molto il computer e Internet viene confermata da un autorevole studio pubblicato dall’americano National Bureau of Economic Research.

Secondo gli autori dello studio, Darius Lakdawalla e Tomas Philipson, è stato condotto un esame sull’aumento del peso nel tempo e si ipotizza una possibile correlazione tra l’avvio dell’era digitale e il maggior numero di persone obese.

Se il fast food americano è da sempre colpevolizzato dai dietologi, al punto da essere finito al centro anche di numerose denunce e cause, stando allo studio è la tecnologia il vero problema. Sebbene non si espongano a individuare una diretta relazione causa-effetto tra computer e obesità, i due ricercatori spiegano che il declino progressivo e sempre più diffuso dell’attività fisica corrisponde all’arrivo e alla penetrazione prima delle tecnologie informatiche e poi di internet.

Questa correlazione potrebbe essere la causa del 60 per cento del peso in più che gli americani devono sopportare mediamente. L’altro 40 per cento lo studio lo attribuisce al costo contenuto del cibo. “Riteniamo – scrivono i due – che il cambiamento tecnologico abbia indotto la crescita del peso con il diffondersi di una produzione più sedentaria e con l’abbassarsi dei prezzi del cibo grazie alle innovazioni nel mondo dell’agricoltura”.

La situazione attuale, dunque, è di un 60 per cento di americani in sovrappeso e di un 25 per cento di obesi. E nello studio si parla esplicitamente di situazione “limite” e corrispondente ad una vera e propria “epidemia di obesità”.

Uno statunitense di un metro e ottanta negli anni 1990 pesava mediamente 12-13 chilogrammi meno di quanto pesa oggi e, stando al rapporto, non c’è alcun segnale che la situazione possa invertirsi. I due ricercatori concludono affermando che il Governo dovrebbe rendersi conto della situazione e anziché combattere una battaglia perduta, quella del “fitness”, debba provvedere a informare e prevenire le conseguenze dell’obesità, cioè malattie come il diabete o eventi spesso tragici come gli infarti.

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Pubblicato il 7 giu 2002
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