Le banche dati? Un rischio

Le banche dati? Un rischio

Lo dice il Garante per la privacy, secondo cui i grandi archivi elettronici sono tanto necessari quanto necessaria è la loro messa in sicurezza. Il paese - dice - è in pericolo
Lo dice il Garante per la privacy, secondo cui i grandi archivi elettronici sono tanto necessari quanto necessaria è la loro messa in sicurezza. Il paese - dice - è in pericolo

La tenuta democratica e la stabilità del paese possono dipendere dalle politiche sulle banche dati e sulla loro sicurezza. E oggi la sicurezza è ancora una chimera. Questa, in sintesi, l’opinione del Garante per la privacy intervenuto nelle scorse ore alla radiotv di Repubblica .

“Siamo davanti a un fenomeno rischiosissimo: le grandi banche dati sono un pericolo di per sé”. Non usa mezzi termini il presidente dell’autorità Francesco Pizzetti, secondo cui “il problema è verificare come sono trattati i dati”.

Va da sé che l’esistenza di alcune grandi banche dati è necessaria e rilevante sia per l’attività pubblica che per quella privata, ma ci sono dei limiti e, oggi, questi limiti sono stati superati. “I dati servono – spiega Pizzetti – le banche dati servono, però queste devono essere protette. Se i dati sono rubabili, o dall’esterno o peggio ancora dall’interno, è possibile che chi ha il diritto di conoscerli per compiti istituzionali, li conosce, se li vende, li tratta, li offre per un’attività di spionaggio o di dossieraggio: è chiaro che il paese è in grandissimo pericolo. Un pericolo vero, reale”.

Pizzetti, il cui riferimento va ai recenti scandali che hanno investito l’uso di banche dati pubbliche, insiste sul fatto che “i dipendenti hanno il diritto di utilizzare questi dati per compiti istituzionali, non per altri motivi: qualunque altro motivo rende illecito il trattamento”.

Se poi si viene specificamente all’ anagrafe fiscale , un uso abusivo diventa rischiosissimo, in quanto “consente di sapere una quantità incredibile di informazioni ben al di là del dato pubblico della dichiarazione dei redditi”.

Contro tutto questo il Garante si sta muovendo. Nelle sue dichiarazioni Pizzetti spiega come ormai da più di un anno con gli operatori telefonici, Telecom compresa, si lavori sul controllo delle banche dati e provvedimenti ad hoc siano già stati introdotti. Uno di questi, conclude Pizzetti, “riguarda i dati di traffico di tutti i gestori telefonici, che è uno dei dati più pericolosi perché si puo’ risalire a tutte le chiamate effettuate da un utente negli ultimi cinque anni”. Chi usa il telefono è bene che lo sappia…

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Pubblicato il
30 ott 2006
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