YouTube e MySpace: fuori chi non rispetta il copyright

YouTube e MySpace: fuori chi non rispetta il copyright

I siti di social networking fanno pulizia dei contenuti protetti dal diritto d?autore messi in linea dagli utenti. Per tutelare se stessi e preparare la strada a lucrosi accordi industriali
I siti di social networking fanno pulizia dei contenuti protetti dal diritto d?autore messi in linea dagli utenti. Per tutelare se stessi e preparare la strada a lucrosi accordi industriali

Non bastassero i problemi di sicurezza e la volubilità dei teenager che vi trascorrono sopra le ore, i portali sociali devono ancora una volta avere a che fare con i grattacapi causati dai contenuti protetti distribuiti dagli utenti . E se YouTube si attiva dietro segnalazione di un detentore dei copyright di famose serie televisive americane, MySpace adotta una nuova tecnologia per filtrare la musica distribuita illecitamente dagli utenti, forse una mossa preventiva per dimostrare alle major la propria appetibilità come futuro distributore di contenuti a pagamento.

YouTube e Comedy Central , il network televisivo d’oltreoceano che produce serial del calibro di South Park, The Daily Show e The Colbert Report, si “frequentano” reciprocamente già da un po’: il network televisivo ha spesso imbastito spettacoli in cui cita il portale di social broadcasting e la miriade di clip video di suoi show disponibili, apparentemente beneficiando della pubblicità gratuita ottenuta dagli spezzoni online (un divertente esempio a riguardo lo si può raggiungere a questo indirizzo ). E si può ben immaginare come la disponibilità di materiale del genere per la fruizione gratuita su YouTube abbia contribuito a consolidare il successo del portale.

Secondo una segnalazione del New York Times ripresa da The Register , pare che ora Comedy Central abbia chiesto a YouTube di cancellare dal sito tutti gli spezzoni dei propri show .

La segnalazione arriva da un utente di YouTube, Jeff Reifman, che ha comunicato di aver ricevuto una email di notifica sulla faccenda. Non è certo la prima volta che il neo acquisto miliardario di Google si attiva, su richiesta delle associazioni di categoria e dei proprietari dei diritti sui contenuti, per fare piazza pulita del materiale diffuso dagli utenti registrati. Rimane però il dubbio sull’efficacia delle azioni di pulizia : con decine di migliaia di video messi in linea giornalmente, è praticamente impossibile contrastare tutti i contenuti illegali distribuiti sul network. Almeno finché non si concretizzeranno le recenti parole di Nikesh Arora , vicepresidente della divisone europea di Google, che parlano di rispetto totale del copyright da parte di Google/YouTube e dello sviluppo di strumenti software specifici per facilitare il contrasto alla distribuzione non autorizzata dei contenuti.

Nella stessa direzione si sta muovendo MySpace. Il portale di proprietà del potente magnate dei media Rupert Murdoch e della sua News Corporation , al contrario di YouTube, non aspetta di “essere richiamato” dalle etichette per agire: entro breve adotterà la tecnologia proprietaria MusicID , sviluppata da Gracenote , per ripulire i propri server dai brani musicali distribuiti senza autorizzazione da parte degli utenti. MusicID farà una scansione continua dei contenuti musicali presenti nei profili di MySpace e comparerà i risultati col proprio database proprietario: i contenuti illegali identificati verranno cancellati e, qualora gli stessi utenti continuassero ad immetterli sul network, si provvederà alla soppressione dei profili “incriminati”.

La mossa di MySpace è funzionale alla volontà del portale sociale di diventare a sua volta distributore di contenuti : a breve inizierà la commercializzazione di quasi 3 milioni di brani musicali di band indipendenti, e di certo i 90 milioni di utenti registrati possono essere un mercato interessante da proporre alle grosse etichette musicali per la distribuzione di musica commerciale.

Il social networking vuole sposare il business dei contenuti protetti : iniziative come quelle riportate oggi ben rappresentano la volontà di maturazione di portali nati come semplice servizio gratuito agli utenti in qualcosa di diverso e di più: merito dei colossi che vi investono miliardi, e delle etichette discografiche più aperte alle opportunità del web come Warner Music , divenute consapevoli dell’impatto che la distribuzione dei contenuti audiovisivi in rete potrebbe avere sull’intero business dell’intrattenimento.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
2 nov 2006
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