Texas, aperta la caccia web al clandestino

Texas, aperta la caccia web al clandestino

Primi test del già annunciato sistema di videosorveglianza affidata agli utenti Internet che vogliono denunciare gli immigrati clandestini messicani, individuandoli via webcam mentre cercano di superare il confine
Primi test del già annunciato sistema di videosorveglianza affidata agli utenti Internet che vogliono denunciare gli immigrati clandestini messicani, individuandoli via webcam mentre cercano di superare il confine

Dallas – Correte sul web, bravi patrioti americani, la guardia di frontiera del Texas ha bisogno dei vostri occhi guardinghi e delle telecamere di confine per combattere l’immigrazione clandestina. Ha preso infatti il via la sperimentazione della “videosorveglianza distribuita” dei confini patrii, pensata dal governatore repubblicano Rick Perry e annunciata nel giugno scorso .

Il sistema prevede, nella forma definitiva al termine di questa sperimentazione iniziale, l’impiego di centinaia di telecamere puntate sugli “hot spot” dell’immigrazione illegale , i punti colabrodo dei 1.600 chilometri del confine texano notori per essere i passi prediletti dai clandestini che dal Messico varcano la frontiera americana.

Tutti i cittadini americani preoccupati della eccessiva porosità dei confini texani, e la folta schiera di border watcher che già da anni tengono d’occhio la frontiera alla ricerca di immigrati clandestini intenti a passare illegalmente il confine (organizzatisi nei cosiddetti Minuteman Civil Defense Corps ) avranno un sistema di controllo in più: collegandosi al sito di gestione del network di telecamere e registrando un account, chiunque potrà tenere sott’occhio i punti caldi e fare la propria parte nella salvaguardia dell’integrità delle frontiere.

Il test del sistemone
Abbiamo provato il servizio utilizzando un account fittizio: il sito non è certo il massimo dell’usabilità, ed è basato sull’installazione di un controllo ActiveX proprietario utilizzato per garantire la sicurezza della connessione. Il che significa niente Firefox e browser alternativi ad Internet Explorer di Microsoft. Le telecamere già installate nel network sono più di una dozzina, ma mentre scriviamo è possibile controllare le immagini provenienti solo da nove di esse.

Texas, ore 6 Lo scopo di questo test iniziale è verificare la tenuta del sistema dinanzi alla prevista notevole quantità di accessi dei net-utenti: lo stesso governatore Perry si è scusato per le difficoltà tecniche eventualmente incontrate durante il monitoraggio. La natura ancora acerba del progetto è dimostrata dal fatto che, nonostante sia chiaramente indicata la necessità di installare il componente aggiuntivo e il requisito obbligatorio di dover usare Internet Explorer, l’ultima telecamera collegata (Url http://69.45.114.57) al sistema di monitoraggio aperto al pubblico utilizza un applet java, ed è accessibile (seppur con qualche problema) anche utilizzando Firefox.

Da bravi utenti del panda rosso abbiamo così potuto verificare le critiche di chi ha già avuto modo di sperimentare la videosorveglianza dei confini, ovvero immagini sgranate e fogliame a coprire la visibilità . In effetti, come dimostra l’immagine allegata all’articolo (catturata nel pomeriggio di ieri), la qualità della visione non è delle migliori, e viene il dubbio sulla reale efficacia della cam nell’individuazione di eventuali clandestini che tentassero di passare a nuoto il guado. I gruppi di difesa dei diritti civili hanno anch’essi criticato il network di telecamere, ma per altre ragioni: sottolineano i rischi di false segnalazioni basate su pregiudizi razziali. Il governatore Perry (nella foto qui sotto) difende il network: “Non mi pare di notare differenze tra questo e le osservazioni delle regioni confinanti che già sperimentiamo da anni e anni”, ha dichiarato a riguardo. Inoltre, sono previsti miglioramenti al sistema di cam una volta che il network sarà pienamente operativo, come l’aggiunta della visione a infrarossi per i controlli nelle ore notturne.

Quel che è certo è che il governatore, candidato repubblicano nelle elezioni americane di medio termine che si terranno proprio oggi, ha dimostrato un tempismo perfetto nell’attivare le sperimentazioni , dopo più di cinque mesi dall’annuncio iniziale, a poche ore dal cruciale appuntamento col voto degli elettori USA: l’accesa campagna elettorale è stata condotta senza esclusione di colpi, e ha visto proprio i repubblicani impegnati nell’affannoso tentativo di recuperare lo svantaggio sui democratici, dati per vincenti dai sondaggi.

Il Governor La contemporaneità dei due eventi (la sperimentazione del network proteggi-confine e le elezioni di mid-term) fa nascere più di un dubbio sulla reale efficacia del sistema così come è adesso, e sulla volontà propagandistica di Rick Perry e della compagine repubblicana di cui fa parte, di iniziare i test più per spostare a destra i voti delle famiglie americane preoccupate dal fenomeno dell’immigrazione clandestina che per mettere alla prova una infrastruttura che si vorrebbe fosse un’arma efficace nella lotta di un fenomeno che nell’America colpita dal terrorismo fondamentalista sta a cuore a molti.

Le telecamere di controllo accessibili dal web, ad ogni modo, non sono l’unico strumento messo in funzione di recente a difesa dei confini: la US Customs and Border Protection , come segnala il security guru Bruce Schneier , ha messo su il progetto Automated Targeting System . Il nuovo programma di sorveglianza globale è basato sulla creazione di un super database di tutti i traffici di persone e merci che entrano ed escono dai confini americani, arrivando a contenere più di un miliardo di record accessibili esclusivamente a 30.000 utenti autorizzati e da 1.800 siti presenti nel paese.

Scopo dell’ATS è la creazione di una valutazione di rischio basata sull’intreccio delle informazioni provenienti da database federali e commerciali , contenenti i dati dichiarati da chi si trova a dover oltrepassare i confini. La “scheda di rischio personale” inclusiva di nomi, indirizzi, numeri di telefono, itinerari, caselle e-mail e chi più ne ha più ne metta, verrà conservata per 40 anni e sarà appunto utile a valutare possibili rischi alla sicurezza nazionale.

L’archivio sarà accessibile alle autorità competenti (come il Dipartimento di Giustizia e le istituzioni governative locali, federali e internazionali), ma anche ad aziende interessate da un contratto con uno degli elementi “controllati”. Unica limitazione, il divieto da parte della persona controllata di accedere ai suoi stessi dati, fosse anche solo per verificare la loro esattezza. Nel frattempo, la sicurezza del network di computer del Department of Homeland Security , istituito per la difesa preventiva dei confini e del territorio americano da possibili attacchi terroristici, è stata nei mesi scorsi compromessa e la rete infettata dal worm Zotob . A rivelarlo, come riporta The Register , è stato il celebre magazine Wired , che ha ottenuto i documenti inerenti alla vicenda per mezzo del Freedom of Information Act .

Tra le altre cose, la documentazione mette in luce l’assoluta inefficacia della risposta all’attacco da parte dell’istituzione: invece di aggiornare opportunamente i sistemi Windows 2000 impiegati sulle 1.300 workstation alla base del network di controllo dei confini US-VISIT, il DoHS è apparso più impegnato ad aggiornare i sistemi desktop connessi alla rete e a nascondere agli utenti l’incidente, piuttosto che preoccuparsi della possibile compromissione delle informazioni riservate presenti sui server.

C’è grande confusione sotto il sole: l’America provata dall’11 Settembre, spaventata e ferita dagli attacchi terroristici dei fondamentalisti islamici, imbastisce programmi di controllo sempre più stringenti e pervasivi, per poi scivolare sull’opportunismo elettorale e su spaventose dimostrazioni di inefficienza nel correre ai ripari di gravi falle dei sistemi di sicurezza posti a difesa dei propri confini.

Le elezioni di oggi potrebbero rappresentare un ulteriore motivo di incertezza e confusione, qualora i democratici riuscissero a conquistare il parlamento come ampiamente previsto: l’amministrazione repubblicana dovrebbe a quel punto confrontarsi, per ogni nuova iniziativa di legge, con una maggioranza politicamente agli antipodi.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
7 nov 2006
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