IBM apre il suo Grande Occhio

IBM apre il suo Grande Occhio

Un nuovo sistema di video-sorveglianza avanzata si basa su software di riconoscimento di ambienti, cose e persone. Pensato per luoghi pubblici e privati, S3 secondo IBM non rappresenta un rischio per la privacy
Un nuovo sistema di video-sorveglianza avanzata si basa su software di riconoscimento di ambienti, cose e persone. Pensato per luoghi pubblici e privati, S3 secondo IBM non rappresenta un rischio per la privacy

Mentre i ricercatori universitari annunciano lo sviluppo di software senzienti per individuare, nell’analisi delle registratori delle videocamere di sorveglianza sparse per ogni dove, i comportamenti criminosi, IBM commercializza quella che definisce “la più avanzata tecnologia di sorveglianza digitale sul mercato”, entrando nel settore del software di sicurezza e controllo con S3, Smart Surveillance System .

S3 è in grado di analizzare i dati raccolti dagli apparati di videosorveglianza digitale (Digital Video Survelliance, DVS) e di identificare possibili situazioni di rischio e di attenzione , come la movimentazione di merci, il passaggio e il movimento di persone, automobili e oggetti. Il software può lavorare sia in modalità online, utilizzando dati video digitali immessi su un network basato sul protocollo IP per il monitoraggio da remoto, sia offline, per permettere ad esempio l’individuazione automatizzata dei responsabili di un crimine alla base di un’attività investigativa.

Inoltre, il sistema è in grado di interfacciarsi e integrarsi con un ecosistema di network di controllo e sensori diversi : il software può elaborare i dati provenienti da fonti audio, sistemi radar e recettori sensibili alle sostanze chimiche. È poi prevista la possibilità di generare allarmi in tempo reale per le situazioni di rischio potenzialmente critiche.

Con S3, IBM entra in un business in rapida ascesa , e intende provvedere alla crescente domanda di sistemi di controllo sempre più flessibili ed efficaci da parte dei responsabili della sicurezza sia pubblica che privata. Il software “smart” di Big Blue dovrà competere con i nomi già affermati del settore DVS, aziende come Nice Systems Ltd., Tyco International Ltd.’s, ADT Security Services e Verint Systems Inc..

Come valore aggiunto non indifferente , il gigante statunitense porta in dote la possibilità di interfacciare la propria soluzione con apparati computazionali preesistenti, valutare le necessità di sicurezza di un’azienda, predisporre soluzioni di videosorveglianza personalizzate complete con la fornitura di hardware e software e della manutenzione necessaria anche a lungo termine, stando a quanto si legge nel comunicato di presentazione del nuovo servizio fornito alla stampa.

Tra i clienti potenziali di S3 indicati da IBM vi sono punti vendita al dettaglio, centri commerciali, banche, aeroporti, terminali adibiti al passaggio e al controllo di grosse quantità di merci e punti di transito di masse notevoli di persone. Le capacità di riconoscimento del software intelligente arrivano alla possibilità di individuare volti o targhe in spezzoni video in movimento, affetti dal caratteristico fenomeno del motion blur .

In risposta alle possibili critiche per quanto riguarda i rischi potenziali per la privacy , l’IBM-man Charles Palmer (direttore dell’Istituto di ricerca sulla Privacy dell’azienda) è lapidario: “Questo non è HAL 9000. Il sistema non è in grado di eseguire un riconoscimento completo dei tratti somatici del viso o del tipo preciso di automobile, a meno che non si tratti di automobili di diverso colore”. “Ci sono molte ragioni assolutamente non malevole per utilizzare S3. Un negoziante, per dire, può usarlo per sapere dove si trovano i posti liberi nel parcheggio delle automobili “, afferma Palmer.

Il software sembra in grado di identificare elementi specifici come il colore della pelle umana : “Immagino si potrebbe fare per le persone. Suppongo sia possibile programmare il sistema in tal senso, ma nessuno ci ha finora mai chiesto di farlo. Le uniche richieste di riconoscimento basato sui colori hanno riguardato automobile e aeroplani”, conclude Palmer.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
8 nov 2006
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