La Finanziaria censura la navigazione degli italiani

La Finanziaria censura la navigazione degli italiani

Il provvedimento economico in elaborazione in questi giorni rinnova le misure di censura pensate per impedire agli italiani di partecipare alle scommesse web non autorizzate. Ieri il Governo ha reintrodotto le sanzioni per i provider
Il provvedimento economico in elaborazione in questi giorni rinnova le misure di censura pensate per impedire agli italiani di partecipare alle scommesse web non autorizzate. Ieri il Governo ha reintrodotto le sanzioni per i provider

Chi sperava che con la nuova legge finanziaria sarebbero stati superati gli ostacoli frapposti alla navigazione Internet degli italiani può ora rassegnarsi: nella bozza della Finanziaria 2007 in discussione in queste settimane ancora una volta si parla di censura e si prevede la possibilità di bloccare il traffico Internet degli italiani quando fossero interessati ad accedere a siti di bookmaker esteri non autorizzati dai Monopoli di Stato .

La cosa sta allarmando gli esperti che in questi giorni stanno chiedendo un intervento urgente al Governo affinché queste misure siano immediatamente rimosse dal testo conclusivo del provvedimento. Viene preso di mira, in particolare, il Capo III (Disposizioni in materia di accertamento e contrasto all’evasione e all’elusione fiscale) laddove (art. 29 comma 5) si fa espresso riferimento ai provvedimenti di censura già adottati in passato :

“In coerenza ai principi recati dall’articolo 38 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, ed al fine di contrastare la diffusione del gioco irregolare ed illegale, l’evasione e l’elusione fiscale nel settore del gioco, nonche´ di assicurare l’ordine pubblico e la tutela del giocatore, con uno o più provvedimenti del Ministero dell’economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato – sono stabilite le modalità per procedere alla rimozione dell’offerta, attraverso le reti telematiche o di telecomunicazione, di giochi, scommesse o concorsi pronostici con vincite in denaro in difetto di concessione, autorizzazione, licenza od altro titolo autorizzatorio o abilitativo o, comunque, in violazione delle norme di legge o di regolamento o delle prescrizioni definite dalla stessa Amministrazione. I provvedimenti di cui al presente comma sono adottati nel rispetto degli obblighi comunitari”.

Sebbene non si parli espressamente di filtri alla navigazione Internet, si parla di “rimozione dell’offerta” sulle reti telematiche, una rimozione che fin qui è stata espressa con l’obbligo per i provider italiani di dotarsi di filtri capaci di impedire che utenti del Bel paese finiscano su uno dei numerosissimi siti messi al bando ed elencati dagli stessi Monopoli di Stato in un documento da 5 megabyte. L’unica novità è che i provvedimenti sono adottati in rispondenza della normative comunitarie : una dicitura con cui si spera di evitare che Bruxelles avvii una procedura di infrazione già ventilata in passato.

Per verificare empiricamente l’attuale sussistenza dei filtri basta cercare di recarsi su uno dei siti messi al bando come, ad esempio, www.astrabet.com mentre per verificarne la scarsa efficacia, anch’essa già denunciata dagli esperti, è sufficiente togliere il www . Va da sé che il provvedimento, pur tecnicamente inefficace, agli occhi degli esperti risulta grave perché non si limita a vietare agli italiani di giocare su siti non autorizzati dai Monopoli, ma vieta loro persino l’accesso a quelle pagine, anche alle parti dei siti non dedicate alle scommesse.

La ragione di tutto ciò va letta nelle leggi che ispirano queste censure e che parlano di tutela degli utenti da quegli operatori che non hanno ottenuto licenza dai Monopoli. A latere, naturalmente, c’è il problema per l’Erario di incassare le imposte sulle vincite , cosa che sarebbe garantita proprio attraverso un accordo dedicato dei singoli operatori con i Monopoli. In molti, secondo le segnalazioni che giungono a Punto Informatico dagli operatori, fanno riferimento a quanto già dichiarato da ISOC – Società Internet , che da mesi condanna questa pratica per una lunga serie di ragioni, come si può leggere nel PDF reso disponibile da ISOC già dallo scorso marzo.

Nel documento, in realtà, non solo si enunciano i molti motivi per cui i filtri sono destinati ad essere inefficaci e per i quali il provvedimento di censura attualmente in vigore non tiene conto della realtà tecnica di Internet, ma si attacca anche l’atteggiamento della classe politica rispetto a questo genere di problematiche:

“La cronaca degli interventi di Legge nella XIII e XIV Legislatura rivela un costante deficit istituzionale: è stato riscontrato insufficiente lo studio politico e latitante il coordinamento governativo sull’ondata di emergenze di breve respiro, con conseguenza di interventi tipicamente proibizionisti e con ciò stesso destinati ad obsolescenza in quanto afferenti a tecnologie in rapida evoluzione; da aggiungere anche che, data la transnazionalità di Internet, si è dimostrato che sono destinate a fallimento iniziative che abbiano una visuale solo nazionale”.

Per questa ragione, per la grande necessità di avere un Parlamento aggiornato sul profilo tecnico e capace di dialogare con esperti, aziende ed utenti, ISOC proponeva di istituire un “opportunissimo strumento parlamentare (quale potrebbe essere ad esempio una Commissione Bicamerale di Informazione) che, attraverso periodiche audizioni, rappresenti le informazioni di sistema e le istanze della Rete”. In questo modo sarebbe più facile coinvolgere chi ogni giorno ha a che fare con la rete, chi materialmente mette servizi a disposizione dell’utenza e chi gestisce l’accesso ad Internet, anche nella fase “delicata e cruciale” che precede una proposta di legge.

Che l’appello degli esperti sia però destinato a cadere nel vuoto sembra dimostrarlo il fatto che proprio ieri il Governo ha presentato un emendamento per inserire anche nella Finanziaria 2007 le sanzioni per i provider che non applicassero i filtri. Previste dalla Finanziaria 2006, queste sembravano essere cadute con la nuova formulazione: così non è, e gli ISP che sgarrano rischieranno multe nell’ordine delle decine di migliaia di euro.

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Pubblicato il
10 nov 2006
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