Governo, fai la cosa giusta

Governo, fai la cosa giusta

C'è una nuova forma di analfabetismo e come tutti gli analfabetismi porta ad un pericoloso conformismo. Ne parla un lettore di vecchia data affrontando il caso Google e la reazione di certi ministri
C'è una nuova forma di analfabetismo e come tutti gli analfabetismi porta ad un pericoloso conformismo. Ne parla un lettore di vecchia data affrontando il caso Google e la reazione di certi ministri

Gentile Redazione di Punto Informatico,
vi scrivo in relazione al fatto del ragazzo disabile che ha subito atti di bullismo a scuola, atti filmati e pubblicati sul Web.

Ancora una volta dobbiamo purtroppo constatare come nel nostro Paese vi sia uno scarsissimo livello di conoscenza delle nuove tecnologie della comunicazione e delle loro implicazioni sociali e culturali. Così come un tempo l’analfabeta era colui che non aveva dimestichezza con gli strumenti della comunicazione di allora, quali carta e penna, oggi l’analfabeta è colui che non ha dimestichezza con gli strumenti della comunicazione di oggi, di cui Internet, nelle sue infinite forme (Web, E-Mail, VoIP e quant’altro) è il fulcro.

L’analfabetismo, si sa, produce conformismo, e poiché purtroppo questo nuovo analfabetismo, vuoi anche solo per un problema generazionale, colpisce anche la maggior parte di coloro che occupano posizioni di grande responsabilità, ciò è particolarmente grave e pericoloso.

Il bullismo è sempre esistito, a danni di disabili e non, e chi lo subisce nella quasi totalità dei casi soffre in silenzio, e continua a subire. Oggi, grazie ad Internet ed alla stupidità intrinseca di chi queste azioni le mette in atto, qualche volta si riesce a “pizzicare” i responsabili, che altrimenti sarebbero destinati a farla franca, come purtroppo avviene ancora nella maggior parte dei casi.

Il guaio è che a causa anche dell’arretratezza culturale di cui più sopra, anziché infliggere una punizione severa ed esemplare agli aguzzini (verso i quali temo che alla fine prevarrà un atteggiamento lassisticamente indulgente, e forse anche giustificatorio), si preferisce prendersela con chi ha permesso di identificarli e, si spera, di porre fine alle loro angherie, ovvero con Google.

Si preferiva forse che quel ragazzo continuasse a subire in silenzio, nell’indifferenza di tutti e nella nostra ignoranza dei fatti?

Chiedere che venga posto un veto all’attuale apertura del Web, azione che, ne sono pressochè certo, non produrrà assolutamente (e fortunatamente) l’effetto che sperano i promotori, ma che si risolverà in un po’ di polverone di qualche giorno, e in un altrettanto rapido oblìo, equivale a preferire che questi episodi vergognosi continuino a non emergere, condannando le vittime a subire in silenzio, come è sempre stato nel passato.

I responsabili di Google hanno fatto la cosa giusta, ovvero hanno rimosso il video quando è stato loro segnalato, e soprattutto dopo che questo aveva ormai svolto la propria funzione di pubblica denuncia, ma la giusta richiesta di rimozione del filmato avrebbe dovuta essere accompagnata da una nota di ringraziamento per il contributo dato da Google alla Giustizia italiana, e non da una denuncia per concorso in diffamazione.

Il modo migliore per fare sì che le vittime continuino a subire è che questi episodi non emergano, e denunciare chi denuncia significa agire affinchè ciò torni ad accadere.

Mi auguro che tutto ciò sia solo frutto di un macroscopico errore di valutazione, e spero che alla fine la cultura ed il buon senso prevalgano sull’analfabetismo e sulle tentazioni oscurantiste, in nome della civiltà e del bene comune, e non già di quello di più o meno malcelate, ed effimere, voglie di clamore e visibilità di pochi, a danno di tutti.

Saluti,
Carlo Strozzi

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Pubblicato il
30 nov 2006
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