Caso Google, gli studenti scrivono a Fioroni

Caso Google, gli studenti scrivono a Fioroni

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta al ministro dell'Istruzione della Consulta provinciale degli studenti di Trieste, preoccupati del giro di vite sulla rete annunciato dal Ministro
Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta al ministro dell'Istruzione della Consulta provinciale degli studenti di Trieste, preoccupati del giro di vite sulla rete annunciato dal Ministro

Trieste – Gentile Ministro, le scrivo a nome della Consulta Provinciale degli Studenti di Trieste.
Come Lei siamo rimasti indignati per il celeberrimo video torinese. Simili episodi meritano ed hanno la nostra condanna senza appello. Niente può giustificare simili barbarie.

Qualcosa deve essere fatto. È giusto che si debba agire per prevenire il ripetersi, per quanto possibile, di simili fatti in futuro. Siamo certi che Lei sia animato dai migliori propositi, ma non possiamo concordare con il metodo che Lei ha scelto.

Non sentiamo nessun bisogno che l’Italia faccia da modello al resto del mondo nel controllo della Rete. Va anche detto che non saremmo di modello a nessuno, ne imiteremmo soltanto uno già esistente, la Repubblica Popolare Cinese, che da anni attua una censura preventiva su Internet.

Lei sostiene che “Intendo tutelare i minori dall’accesso a tutto ciò che possa danneggiare la loro formazione e il loro sviluppo. È assurdo e ipocrita avere una censura sui film vietati ai 14 anni e ai 18 anni quando poi in Rete c’è di tutto di più , ed intende farlo tramite disposizioni legislative. Ma è stato a più riprese dimostrato che disposizioni legislative di censura non hanno effetto alcuno, poiché chi vuole pubblicare contenuti immorali di qualunque tipo potrà pubblicarli senza problemi in un’altra nazione.

Sono più che sufficienti le attuali regole secondo le quali la responsabilità ricade su chi immette i contenuti in rete, senza che tale responsabilità sia estesa a chi mette a disposizione il servizio di pubblicazione.
Basta ed avanza la possibilità di rimuoverli a seguito di segnalazioni motivate.

Quando Lei afferma “Ritengo che la decisione della procura sia un motivo in più perché il Parlamento riveda l’assetto normativo in materia. Come ho più volte sostenuto non possono esserci due pesi e due misure, uno per carta stampata e tv e uno per la rete internet. Il rispetto della dignità umana è uno solo” lei equipara la Rete ad una testata giornalistica, ignorando le profonde differenze tra i due mezzi di comunicazione. In un motore di ricerca nessuno definisce una linea editoriale e
in un aggregatore di contenuti è praticamente impossibile controllare preventivamente i contributi dei vari visitatori.

Le disposizioni legislative da Lei paventate renderebbero semplicemente difficile se non impossibile la vita a tutti i siti che prevedono in qualche forma l’interazione con l’utenza.
Anche se Lei, ipoteticamente quanto improbabilmente, riuscirà ad impedire la pubblicazione in rete di contenuti come il video di Torino, i fatti resteranno gli stessi, solo gli autori di simili nefandezze rimarranno impuniti. Bisogna infatti far notare che è soltanto grazie alla pubblicazione su Internet di questo immorale filmato che si è potuto risalire agli autori.

Come Le ha scritto Alessandro Marescotti “Potremo rompere gli specchi che riflettono la realtà ma – ciò facendo – non avremo sradicato la violenza, ne avremo eliminato solo il riflesso” . Sottoscriviamo appieno quanto detto dal Prof. Marescotti nella sua lettera aperta e le chiediamo di riflettere, di prendere tempo.
Analizzi approfonditamente la tematica, prima di proporre la creazione di una brutta copia della censura cinese.

Distinti Saluti,

Marco Lussetti
Presidente della Consulta Provinciale degli Studenti di Trieste

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Pubblicato il
30 nov 2006
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