La UE contro la fuga dei cervelli

La UE contro la fuga dei cervelli

Quasi pronto il nuovo programma quadro per la ricerca: fondi per 54 miliardi di euro andranno a stimolare la ricerca pubblica e privata. Massiccio l'investimento nell'ICT e 3 miliardi sono per le nanotecnologie
Quasi pronto il nuovo programma quadro per la ricerca: fondi per 54 miliardi di euro andranno a stimolare la ricerca pubblica e privata. Massiccio l'investimento nell'ICT e 3 miliardi sono per le nanotecnologie

Fuga di cervelli dall’Europa? Il problema potrebbe essere mitigato dalle ultime iniziative della UE: 54,6 miliardi di euro dal 2007 al 2013 , per rilanciare la ricerca scientifica e dare agli scienziati continentali un motivo per non andarsene. In prima fila ICT e nanotecnologie, due settori senza i quali non si va da nessuna parte .

Quello del Settimo Programma Quadro UE per la Ricerca è un invesimento considerevole, superiore del quaranta per cento a quello previsto dal precedente programma quadro. “È un grande giorno”, annuncia con entusiasmo Janez Potocnik , commissario UE per la scienza e la ricerca.

Il Programma non si limita agli investimenti. Sono infatti la componente centrale di una strategia globale, volta a innescare dinamiche di coopetition . Cooperazione tra industria e università, tra pubblico e privato, sinergie che evitino sprechi e sforzi, si affiancheranno a meccanismi competitivi che sappiano stimolare l’innovazione.

A concretizzare queste dinamiche saranno le cosiddette European Technology Platform , un raccordo tra tutti gli attori della ricerca, privati e pubblici, una rete capace di mettere in comune conoscenza ed esperienza, di condividere i rischi e di avvicinare la teoria al mercato.

Su scala più ampia, si affiderà un ruolo fondamentale anche alle Joint Technology Initiatives (JTI). Potranno ricevere e gestire fondi provenienti dai finanziamenti nazionali e comunitari, ma anche privati. La prima sarà ARTEMIS , che lavorerà nell’ambito dei sistemi informatici incorporati. Vi aderiscono al momento 17 grandi imprese europee, e hanno espresso interesse per ARTEMIS quattordici governi europei. Il passo successivo sarà ENIAC, una JTI che opererà nel campo della nanoelettronica.

Sono quattro le principali iniziative raggiunte dagli investimenti previsti dal Settimo Programma Quadro per la Ricerca. Sarà il programma Cooperazione il settore in cui si investirà di più. 32 miliardi di euro ripartiti in diverse aree: dalla salute ai trasporti, dall’ambiente alla nanoscienza, per passare dall’ICT.
Sette miliardi saranno stanziati per il programma Idee , che si propone di istituire un Consiglio europeo della ricerca, capace di incentivare l’attività di ricercatori europei e, per una volta, di richiamare menti dall’estero, stimolando lo sviluppo di “ricerche di frontiera”, che sappiano affrontare tematiche ancora insondate. Il programma Persone prevede un fondo di oltre quattro miliardi e mezzo, per facilitare i giovani e le ricercatrici in una carriera spesso irta di ostacoli. Il programma Capacità è invece volto a rafforzare ed incentivare le capacità innovative della PMI e delle infrastrutture di ricerca, facilitando le collaborazioni e lo scambio di esperienze e conoscenze.

Ulteriori fondi verranno stanziati per il Joint Research Center e nell’ambito del programma Euratom , al quale saranno destinati poco meno di tre miliardi di euro. L’area Cooperazione è la destinataria della porzione più consistente di finanziamenti, che si dirameranno a loro volta in numerose macroaree. L’ ambito ICT sarà quello più foraggiato, quasi a voler cavalcare l’onda dei segnali di ripresa da parte dell’industria europea, testimoniati dal recente rapporto EITO (European Information Technology Observatory) . Vi si investiranno 9,1 miliardi di Euro , il 18 per cento del denaro stanziato dall’intero Programma Quadro.

La motivazione di una scommessa tanto cospicua? L’area ICT è quella che consente maggiori ritorni, ed è una condizione di esistenza per gli altri campi e gli altri settori industriali per cui la UE ha in programma di stanziare fondi. L’ICT stabilisce non solo che cosa si produrrà, ma anche come lo si produrrà.

Si pensi ad esempio alla telemedicina: se ora in Europa si spende l’8,5 per cento del prodotto interno lordo nel sistema sanitario, l’avanzare delle tecnologie ICT aiuterà a migliorare le performance e a razionalizzare le spese, colmando le diseconomie. Lo sviluppo ICT, assicurano gli esperti, assicurerà riscontri positivi anche nel settore dei trasporti e nel settore energetico, per i quali il Programma Quadro stanzia una cifra sensibilmente più ridotta.

Il settore ICT è seguito, per mole di fondi stanziati, dall’ambito della salute: l’investimento nei progetti di ricerca ammonterà a sei miliardi di euro. Non si rinuncia ad investire anche nell’ambito delle staminali embrionali, pur nei limiti delle leggi dei singoli paesi. Quattro miliardi saranno investiti nel settore dei trasporti, mentre gli ambiti energetico e ambientale riceveranno rispettivamente due miliardi e 1,8 miliardi di euro.

Quasi tre miliardi e mezzo di Euro saranno invece destinati alla nanotecnologia , anch’essa tecnologia abilitante, al pari dell’ICT. Nuovi materiali e nuovi metodi di produzione sapranno integrarsi in numerose aree e saranno passibili di numerosissime applicazioni, dall’agricoltura alla medicina, all’ambito degli imballaggi ecosostenibili.

Investire in ricerca e sviluppo è fondamentale, se si pensa, rivolgendo lo sguardo al passato, al ritardo accumulato dall’Europa, e se si pensa alle dinamiche competitive che già si stanno configurando per il futuro. Basti pensare che le università di economie emergenti quali Cina e India sfornano milioni di scienziati e ingegneri, numeri che aumentano di continuo superando e di gran lunga quelli di Europa, USA e Giappone.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
4 dic 2006
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