Vietnam, 16 anni di carcere per l'imprenditore del VoIP

Vietnam, 16 anni di carcere per l'imprenditore del VoIP

Il regime è appena entrato nel WTO per il rotto della cuffia, ma nulla è cambiato: 16 anni di galera a un uomo d'affari per aver creato una piattaforma VoIP
Il regime è appena entrato nel WTO per il rotto della cuffia, ma nulla è cambiato: 16 anni di galera a un uomo d'affari per aver creato una piattaforma VoIP

Hanoi – Il tribunale del popolo della capitale vietnamita ha condannato un finanziere sudcoreano a 16 anni di reclusione per aver creato un servizio VoIP abusivo che operava in cinque città vietnamite. Dopo un anno di prigione, il processo a Ko Don Chul è durato solo due giorni tanto che gli avvocati della difesa hanno parlato di una “formalità”, come per dire che il verdetto era già deciso.

L’accusa ha basato tutto sul fatto che le operazioni VoIP avrebbero provocato una perdita per lo Stato di circa 1,1 milioni di dollari. Un bollettone mancato che ha fatto sentire tutto il suo peso su una sentenza che nei prossimi giorni alimenterà il dibattito politico sui “dissidenti”. Bisogna ricordare infatti che la scorsa settimana è stato ratificato l’accesso del Vietnam al WTO , organismo del commercio internazionale che richiede l’adesione dei paesi che vi accedono ad una serie di trattati, perlopiù di natura economico-finanziaria. L’accesso al WTO porta anche i riflettori della stampa internazionale sul paese, e gesti come questa condanna sono destinati a sollevare più scalpore che in passato.

Al punto che molti attivisti delle associazioni per i diritti civili si domandano come sia possibile che il WTO abbia accettato il Vietnam se si pensa che a novembre Reporters sans frontières aveva dichiarato il Vietnam “stato canaglia”, capace cioè di sbattere in galera i suoi blogger, controllare in ogni modo il traffico online, e regolamentare anche il gaming online.

Forse la frase magica che aperto i cancelli del WTO è stata “lotta alla pirateria”. È bastato un severo inasprimento delle sanzioni per chi fa uso di software illegale per addolcire le valutazioni internazionali.

Questa settimana, con un sagace occhio al marketing politico, uno dei diplomatici vietnamiti più in vista sarà online per chattare e rispondere alle domande degli utenti, ovviamente su un sito ufficiale del Partito Comunista locale. In futuro parteciperà all’iniziativa, probabilmente, anche il Primo Ministro Nguyen Tan Dung, lo stesso che pochi giorni fa ha ribadito il divieto di privatizzare i media. Welcome to WTO.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
6 dic 2006
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