Teheran blocca i big della rete

Teheran blocca i big della rete

Wikipedia, Amazon, YouTube, IMDB: questi alcuni dei celebri siti Internet che gli utenti iraniani non possono più visitare. I loro contenuti turbano l'opinione pubblica. La condanna di Amnesty e Reporters sans frontières
Wikipedia, Amazon, YouTube, IMDB: questi alcuni dei celebri siti Internet che gli utenti iraniani non possono più visitare. I loro contenuti turbano l'opinione pubblica. La condanna di Amnesty e Reporters sans frontières

The requested page is forbidden “. Wikipedia, Amazon, YouTube, IMDB, persino il New York Times, hanno lo stesso, desolante aspetto per i netizen dell’Iran: vietato accedere.

Austerità ed epurazione rigorosa sono routine per il regime di Teheran, che non si smentisce neppure per quanto riguarda Internet. Lo dimostra una mappa della rete della censura iraniana stilata dalla fondazione Govcom.org . Una lista lungi dall’essere esaustiva: Reporters sans frontières (RSF) ha stimato che l’Iran censuri dieci milioni di siti internet.

Ora, dopo l’oscuramento di BBCpersian.com , dopo il filtraggio a sprazzi di un quotidiano di peso come il New York Times e dopo l’accesso negato alla versione curda di Wikipedia, la censura di Teheran si scaglia contro Amazon e contro il database cinematografico IMDB . Anche Wikipedia in versione inglese è stata resa inaccessibile durante i primi giorni di dicembre, mentre il recente oscuramento di YouTube si vocifera sia imputabile al caso scatenato da un ritaglio di erotismo, catturato e diffuso a tradimento dal compagno di una starlette iraniana. La sventurata dovrà vedersela con le leggi islamiche, YouTube già ne è vittima.

La strategia della censura iraniana sembra ricalcare le tattiche cinesi : YouTube, New York Times, Wikipedia fanno paura ad entrambi i regimi, entrambi ne giustificano l’oscuramento tacciandoli di illegalità. Entrambi i regimi condividono la presenza, poco meritoria, nell’elenco dei tredici paesi nemici di Internet , stilato da RSF.

Il binomio che accosta immoralità e illegalità è abusato nel regime di Teheran. I principali imputati? I prodotti stranieri , che, corrotti da un retaggio culturale intriso di disvalori sobillatori, rischiano di traviare l’innocente purezza del popolo iraniano. Sono pericolose le connessioni troppo veloci, potrebbero indurre i netizen a fruire di prodotti occidentali: e giù con i tagli alla banda , 128 Kbps sono più che sufficienti per fruire delle pagine approvate dal governo e filtrate per mano degli ISP. Non basta nemmeno il contratto che viene sottoposto alla firma di ogni nuovo utente Internet, per cui la connettività è concessa in cambio della promessa di non accedere ad alcun sito non islamico.

Il regime di autarchia culturale non è sufficiente a preservare la moralità dei cittadini del regime: i sobillatori si annidano anche fra i netizen iraniani. Per questo motivo presto fioccheranno perentorie ingiunzioni a rimuovere dalla Rete il materiale che mette a rischio l’unità nazionale o che oltraggia simboli o testi religiosi. Presto, rivela ancora RSF, si tenterà di rendere obbligatoria, per ogni sito che tratta di notizie dall’Iran, la registrazione presso il ministero della cultura.

Internet non è l’unico medium nel mirino, anche gli SMS sono sotto accusa: il capo dell’agenzia iraniana per lo sviluppo della tecnologia dell’informazione, Vafa Ghafaryan, promette la sorveglianza di “questi dannosi messaggi di testo”. Un servizio che, peraltro, si era minacciato di sospendere già lo scorso anno: aveva osato infastidire l’attuale capo del governo Ahmadinejad ai tempi della sua campagna elettorale.

La questione delle libertà digitali risulta ancora più significativa se si considera che l’Iran, in Medioriente, è secondo solo ad Israele per diffusione di Internet. Sono sette milioni e mezzo i netizen e sono centomila i blogger , ai quali non resta che rifugiarsi nell’autocensura, o tornare ad esprimersi sprofondando nelle darknet .

RSF parla di un confine digitale , una barriera innalzata per isolare il popolo iraniano dalla cultura, dalle notizie che provengono dall’estero: “Invece di favorire l’avvicinamento tra le persone, Internet rischia di venire trasformato in un medium dell’intolleranza “.

Amnesty , attraverso le parole del suo rappresentante UK Tim Hancock, si accoda nell’esprimere disapprovazione: “Internet è un potente mezzo che permette a persone dislocate in ogni angolo del mondo di scambiare e condividere informazioni e opinioni. È triste che le autorità iraniane temano, al punto di negarle, informazioni che chiunque può raggiungere con un click di mouse”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
7 dic 2006
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