No, il canone Telecom non aumenterà

No, il canone Telecom non aumenterà

Il presidente del maggiore operatore TLC italiano comunica di voler soprassedere al rincaro del canone. Una retromarcia apprezzata da più parti. I consumatori: una vittoria, ma c'è ancora molto da fare
Il presidente del maggiore operatore TLC italiano comunica di voler soprassedere al rincaro del canone. Una retromarcia apprezzata da più parti. I consumatori: una vittoria, ma c'è ancora molto da fare

Roma – La notizia è stata diffusa ieri mattina dall’ Agcom e ha rapidamente fatto il giro della rete: Telecom Italia non aumenterà a gennaio l’importo del canone della linea telefonica come annunciato nei giorni scorsi .

Una nota dell’Authority riporta infatti che “a seguito di un colloquio con il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò, nel corso del quale sono state considerate anche le preoccupazioni dei consumatori per il preannunciato aumento del canone di Telecom Italia nell’ambito della manovra tariffaria all’esame dell’Agcom, il presidente Guido Rossi ha informato lo stesso presidente Calabrò che Telecom Italia soprassiede al richiesto aumento del canone”.

La proposta formulata da Telecom consisteva in un ritocco verso l’alto del canone mensile attuale della linea telefonica di base (RTG), che da 14,57 euro sarebbe dovuto passare a 14,80 euro. La questione, come detto nei giorni scorsi, doveva ancora essere esaminata dal Garante delle Comunicazioni, e aveva suscitato l’ira dei consumatori che, tramite alcune associazioni come Federconsumatori , Codacons e Adiconsum , avevano manifestato il proprio dissenso , considerando il canone un balzello già ferocemente gravato da addebiti considerati impropri.

La decisione di soprassedere all’aumento, secondo quanto dichiarato dal Presidente di Telecom Italia Guido Rossi, sottintende una conferma della “piena identità di vedute e di strategie con l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni”, da parte dell’incumbent, che ha così inteso agire “a tutela degli interessi generali dei consumatori (ben rappresentati dalle istanze delle varie associazioni), ai quali Telecom Italia intende dedicare, sempre di più, il proprio impegno”.

Secondo Federconsumatori, la notizia del mantenimento del canone attuale “è positiva dal punto di vista del principio ma risibile se inserita nella marea di proteste che riguardano anche questo gestore”.

“In questi ultimi mesi – precisa l’associazione – i disservizi, i tentativi di truffa e gli errori dei gestori dei servizi telefonici, stanno di fatto bloccando l’attività degli sportelli della nostra associazione. I cittadini che si rivolgono a noi sono infuriati e naturalmente sono soltanto una piccola parte di quelli che subiscono in silenzio tali soprusi o di coloro che neanche se ne accorgono. La concorrenza fra i gestori telefonici sembra non essere volta a dare il miglior sevizio al prezzo più basso per i cittadini, ma sembra che abbia come obiettivo quello di salassare il più possibile gli utenti e di approfittare della loro buona fede con il rischio di vedersi staccare la linea telefonica”.

Nella nota diffusa ieri da Federconsumatori non manca una stoccata indirizzata all’Agcom: “L’Authority preposta alle Telecomunicazioni si muove spesso in ritardo, in modo poco incisivo e quasi sempre su sollecitazione dei cittadini e delle associazioni dei consumatori” e conclude: “I cittadini pretendono che i gestori delle telecomunicazioni assumano in tempi rapidi decisioni riguardanti l’efficienza, i costi e la qualità del servizio e la finiscano di giocare sull’inerzia, sulla passività e la distrazione dei meno accorti”.

“La buona notizia non è solo l’aver scampato altri aumenti per l’anno nuovo, ma anche aver constatato finalmente che il meccanismo di “moral suasion” dell’Autorità per le TLC e la pressione dei cittadini attraverso le associazioni dei consumatori comincia a funzionare” commenta Giustino Trincia, vice segretario di Cittadinanzattiva , che aggiunge: “Il vento sta cambiando. Revisione del meccanismo del costo di ricarica e rinuncia agli aumenti ne sono alcuni esempi”.

Dario Bonacina

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Pubblicato il
14 dic 2006
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