Microsoft, Europa terreno minato

Microsoft, Europa terreno minato

Il nuovo boss dell'antitrust UE sembra incline alla massima severità nel valutare il mercato del software dominato da Microsoft. Ma sull'azienda in queste ore piovono anche vibranti accuse per la licenza legata agli update di Windows
Il nuovo boss dell'antitrust UE sembra incline alla massima severità nel valutare il mercato del software dominato da Microsoft. Ma sull'azienda in queste ore piovono anche vibranti accuse per la licenza legata agli update di Windows


Roma – Philip Lowe ha le idee chiare: nel campo del software è necessario che sia garantita la competizione e la concorrenza, anche quando si parla di sicurezza. Un approccio di grande rilievo, considerando che Lowe è il nuovo responsabile dell’ antitrust nell’Unione Europea .

Intervenuto a latere di una conferenza a Washington, Lowe ha spiegato che è intenzione dell’Unione Europea “assicurarsi che i competitor abbiano la possibilità di offrire quella serie di servizi che intendono offrire, inclusa la sicurezza. Abbiamo sempre enfatizzato il fatto che deve essere dato rilievo alla questione dell’interoperabilità”.

Le dichiarazioni di Lowe portano immediatamente a riflettere sulla situazione di Microsoft in Europa. Oltre alle inchieste tuttora in corso sulle garanzie di interoperabilità di Windows e sull’inserimento del Media Player nella piattaforma Microsoft, l’azienda di Redmond è anche osservata con attenzione dopo il clamoroso preannuncio dell’iniziativa Palladium .

E se Microsoft ha subito messo in chiaro – attraverso un funzionario che ha parlato con Reuters in condizioni di anonimato – che Palladium assicurerà agli altri produttori la possibilità di lavorare con i prodotti dell’azienda, eventualmente dietro licenza, Lowe ha confermato che ogni decisione relativa alla posizione di Microsoft con l’antitrust europea sarà annunciata solo dopo la risoluzione del procedimento antitrust che coinvolge l’azienda negli Stati Uniti.

Le polemiche che non solo nel Vecchio Continente sta suscitando Palladium e l’idea di “sicurezza” che ne è alla base si legano in queste ore ad un altro attacco alle pratiche dell’azienda di Redmond a cui dava ieri risalto The Register. Si tratta della licenza EULA, legata ai servizi di update per Windows che Microsoft utilizza anche per la distribuzione delle patch che coprono vulnerabilità del software.


Un paragrafo della licenza afferma:
L’utente accetta che al fine di proteggere l’integrità dei contenuti e del software con il Digital Rights Management (“Secure Content”), Microsoft possa fornire update relative alla sicurezza per i componenti del Sistema Operativo che saranno automaticamente scaricati nel computer dell’utente. Questi update di sicurezza possono disabilitare la possibilità di copiare e/o utilizzare Secure Content o altri software sul computer. Se forniremo tali update di sicurezza faremo quanto possibile per darne notizia su un sito web che spieghi l’update”.

In sostanza con questo paragrafo, affermano ora in tanti, Microsoft si prende la libertà di installare in modo automatico sistemi di sicurezza sul computer dell’utente per impedire, per esempio, che qualcuno possa fare altrettanto, magari all’insaputa dell’utente stesso.

Ma non c’è solo questo. In passato è accaduto che alcuni degli aggiornamenti automatici abbiano dato dei problemi agli utenti Windows costringendo Microsoft a riaggiornare le patch, producendo la patch della patch e consentendo così agli utenti interessati di ri-sistemare il proprio Windows.

Il tutto, come si evince dal paragrafo riportato, è avvenuto e avverrà sotto la totale responsabilità dell’utente che accetta questo genere di servizio da parte di Microsoft e di fatto consegna il proprio Windows ai tecnici dell’azienda di Redmond che, scaricandovi dentro codice, possono fare quel che ritengono utile.

Non solo, la dichiarazione secondo cui su questa pratica verranno pubblicate informazioni “su un sito web” non rallegra gli animi di coloro che ritengono che ogni intervento di questo tipo, destinato ad incidere persino sulle funzionalità dei software utilizzati dall’utente, dovrebbe essere pubblicizzato con il massimo rilievo.

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Pubblicato il 3 lug 2002
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