Kerala, un paese open source

Kerala, un paese open source

Lo stato indiano ribadisce il proprio supporto nei confronti del software libero. Free Software Foundation, nel frattempo, lancia BadVista, una campagna contro il sistema operativo Microsoft
Lo stato indiano ribadisce il proprio supporto nei confronti del software libero. Free Software Foundation, nel frattempo, lancia BadVista, una campagna contro il sistema operativo Microsoft

Dopo il bando di Coca-Cola e Pepsi, lo stato indiano di Kerala continua a schierarsi contro il potere delle multinazionali, opponendosi alla colonizzazione da parte del software proprietario. Lo rivela un articolo di AFP. A dire il vero, non è una novità: già negli scorsi anni il governo di Kerala aveva incoraggiato l’introduzione di software libero e open source nell’ambito del programma scolastico IT@School , un progetto che porterà alla migrazione dei computer di oltre dodicimila scuole verso sistemi operativi GNU/Linux.

India meridionale, un governo comunista eletto democraticamente, trentadue milioni di persone, con un tasso di alfabetizzazione ampiamente sopra la media nazionale indiana: Kerala è un mercato appetibile per l’industria occidentale ITC, ma il governo si oppone strenuamente a qualsiasi tipo di ambizione monopolistica. Il nuovo obiettivo del governo di Kerala è radunare una comunità di sviluppatori esperti nei sistemi Linux-based , in modo che possano spendere la loro esperienza nell’ambito dell’assistenza e nella compilazione di prodotti originali, in modo da innescare delle dinamiche imprenditoriali locali e fruttuose.

IDC stima che il mercato dei prodotti Linux in India crescerà ogni anno del 21 per cento, fino a raggiungere un valore di quasi venti milioni di dollari, nel 2010. Il successo del software libero dipenderà anche dalla capacità delle comunità di utilizzatori, come quella di Kerala, di sviluppare piattaforme collaborative che sappiano avviare progetti innovativi. Negli altri paesi emergenti che hanno adottato strategie open source, come Brasile e Venezuela , a fronte di una massiccia base di utenza passiva, stentano però a decollare i progetti di comunità attive di sviluppatori, che potrebbero offrire proficue opportunità di business.

Per lo stato di Kerala, l’adozione di software libero non consente semplicemente di tagliare sui costi delle licenze e sui costi complessivi di gestione. Il software non proprietario veicola dei valori , incoraggia allo studio, alla condivisione del sapere. E con l’adozione di software aperto si lancia un segnale all’industria occidentale, a Microsoft in particolare. “Aumenteranno i professionisti esperti in Linux, e alla fine Microsoft sarà costretta a ridurre il prezzo delle licenze, o a rendere disponibile il codice sorgente”, ha prospettato Biju Prabhakar, a capo del progetto educativo IT@School.

Free Software Foundation India , rivela Stallman in un’ intervista , ha avuto un ruolo fondamentale nell’indurre il governo di Kerala alla migrazione verso i sistemi aperti. La stessa Free Software Foundation , in questi giorni, ha aggiunto una nuova campagna alla sua battaglia su più fronti contro il software proprietario.

L’iniziativa si chiama BadVista e ha l’intento di denunciare i mali del nuovo sistema operativo di Microsoft. Microsoft Vista, si legge nel manifesto dell’iniziativa, è un cavallo di Troia , che, con la promessa di nuove caratteristiche, introduce ancor più restrizioni alle libertà dell’utente. L’iniziativa BadVista cercherà di diffondere fra gli utenti la consapevolezza riguardo ai loro diritti e promuoverà soluzioni software alternative, considerate da FSF più rispettose di privacy e sicurezza.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
19 dic 2006
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